Storia e storie

Luigi Beccarelli e l’utopia di Cronovilla

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Una storia che pochi conoscono, ma degna di essere narrata, è quella di Luigi Beccarelli e della sua Cronovilla, il borgo del Tempo. È una delle pagine meno note della storia dell’orologeria italiana, ma grazie al lavoro di bravi ricercatori locali è stata ricostruita. Proviamo a riassumerla in queste righe.
Siamo in Emilia, in provincia di Parma, l’epoca è la fine del XIX secolo. La vicenda è degna di un film: un sogno, quello di creare in Italia una vera industria orologiera, in grado di reggere il confronto con le aziende straniere. Il sogno di Luigi Beccarelli e la sua Cronovilla, com’era stata da lui ribattezzata l’area produttiva in zona Vignale, vicino a Traversetolo. Qui Beccarelli fondò l’azienda che aveva sempre desiderato e che avrebbe rilanciato il nome dell’Italia nel mondo della produzione orologiera. Storia affascinante, ma dolorosa: bravura, iniziativa, tenacia non bastarono a contrastare una sorte che fu tutt’altro che benigna.

Luigi Beccarelli, tra l’Emilia e la Francia

Nato a Borgotaro nel 1837 da famiglia modesta, Luigi Beccarelli dimostrò fin da piccolo ingegno brillante e grande creatività. Il padre, fabbro, comprese il valore del figlio e lo avviò agli studi classici. Il ragazzo però era affascinato dal mondo della meccanica. Fu così che entrò a bottega a Parma, come operaio presso un orologiaio del posto, ma il suo spirito vulcanico lo spinse a non accontentarsi di una situazione che sentiva troppo angusta. Frequentò le scuole serali, studiò il francese, volle imparare a suonare il flauto. Dopo l’esperienza parmense, intorno al 1859 decise di allargare i propri orizzonti e andò in Francia.

Sua mèta fu Besançon: non una scelta casuale, perché lì era stata creata un’importante scuola di orologeria, che Beccarelli frequentò con profitto. Dopo Besançon, ormai consapevole del proprio valore, si trasferì a Parigi. Le notizie sul suo soggiorno francese sono molto scarse: si è ricostruito, da fonti familiari, che rimase in Francia per 18 anni. Nel frattempo, il conflitto franco-prussiano aveva debilitato l’economia nazionale. Beccarelli, che si sentiva sicuro di sé e delle proprie capacità, pensò di tornare in patria, per portarvi benessere e notorietà, certo di quanto appreso fino ad allora. All’estero aveva visto e studiato le fabbriche di orologeria, aveva aperto una piccola attività a Parigi. Si era anche sposato e aveva avuto dei figli.

Il sogno di Cronovilla

Tra il 1873 ed il 1875 Luigi Beccarelli viaggiò tra Parigi e Traversetolo, dove aveva identificato il luogo ideale per la nuova impresa. Le vicende politiche e la fine del Ducato avevano lasciato Parma e il suo territorio molto impoveriti, se non depressi, dal punto di vista imprenditoriale. Nel 1875 Luigi presentò al Sindaco di Parma una proposta per portare ricchezza, lavoro, competenze: una fabbrica di orologeria moderna, la prima in Italia. Ma all’entusiasmo di Beccarelli non fece riscontro un atteggiamento analogo da parte dei maggiorenti locali. Con suo grande stupore, la proposta fu accolta molto freddamente.

Intanto, nel 1872, Luigi Beccarelli aveva acquistato la tenuta di Vignale, prescelta anche per la presenza di corsi d’acqua che avrebbero permesso l’uso delle ruote idrauliche, indispensabili in una futura fabbrica di maggiori dimensioni. Aprì comunque il suo primo opificio sul suolo italiano a Parma, per ragioni di tempo e di fondi. Anche se discretamente benestante, Beccarelli non poteva far tutto da sé: chiese quindi il supporto del Comune, in termini di esenzioni fiscali e di qualche facilitazione, e della banca, per un mutuo a cui garanzia poneva la tenuta stessa. Tra mille difficoltà, l’operazione andò in porto.

Inizia la produzione

La produzione principale di Luigi Beccarelli consisteva in orologi domestici: pendolette da viaggio, le cosiddette officier, nonché pendole da camino e da appoggio. I modelli erano quelli in voga all’epoca, privi di uno stile specifico o innovativo: erano fortemente ispirati alla produzione di Japy Frères, secondo un gusto ormai improntato all’Eclettismo. Si trattava comunque di orologi di buona qualità, inseriti in casse piacevoli e ben realizzate. In seguito Beccarelli espanderà il proprio catalogo, arrivando a produrre anche orologi da tasca e orologi da torre.

Proprio per le belle decorazioni che ancor oggi ammiriamo su tanti suoi esemplari, procedette all’assunzione di fanciulle orfane talentuose, che sotto la guida di maestri diventeranno pittrici su smalto. Le vendite premiarono l’iniziativa: nel 1881 Luigi Beccarelli è insignito della Medaglia d’Oro all’Esposizione Nazionale Italiana di Milano, per la qualità delle sue pendole. Da quel momento, partecipa a ogni esposizione di rilievo, dove raccoglie medaglie d’oro o d’argento e menzioni d’onore. Riceve perfino l’ammirazione dei francesi, che dopo aver visto i suoi orologi stentano a credere che siano in tutto e per tutto realizzati in Italia, in un’unica fabbrica.

A quel punto per Beccarelli è giunta l’ora dell’ampliamento. Allestiti gli spazi, costruito il Mulino Beccarelli sul canale Spelta, si trasferì a Vignale, ribattezzando la località in cui sorgono gli edifici della fabbrica Cronovilla, con una visione degna di Jules Verne. L’azienda arriverà a contare più di cento dipendenti, con corsi interni di formazione e una particolare attenzione al sociale, che si manifesta per esempio nella creazione della mensa aziendale, in modo da garantire ai lavoratori cibo di qualità in adeguata quantità.

Aumentano i problemi

Tuttavia, ulteriori problemi inattesi si aggiunsero a tutte le difficoltà per l’avviamento di una simile impresa. Sebbene non avesse certo appoggiato l’iniziativa agli esordi, il Comune di Parma iniziò a creare ostacoli non appena accolse la notizia del trasferimento, con la conseguente perdita di posti di lavoro e dell’indotto. E non fu affatto calorosa neppure l’accoglienza da parte di Traversetolo, che all’ultimo momento smentì sostegni economici promessi e negò permessi che sembravano accordati.

Beccarelli cominciò a capire che quello che stava realizzando infastidisce molti, e ben presto si ritrovò da solo in una battaglia impari. Intanto, la morte di quattro dei suoi cinque figli funestò la sua famiglia. Ma non demorse: sempre deciso a portare avanti il proprio sogno, fece entrare Cronovilla in piena produzione. L’analisi dei documenti d’epoca mostra, però, che gli ostacoli frapposti alle sue iniziative furono continui e incessanti. Nel 1906, un incendio colpì la fabbrica, quasi un segno premonitore.

Ma la tenacia di Luigi lo spinse a tentare anche la strada delle forniture di orologi pubblici, per stazioni ferroviarie e per numerose sedi delle Poste italiane, oltre che a iniziare una produzione di biciclette. L’uso dei numeri di matricola sui pezzi usciti dalla fabbrica ci dà modo di valutare l’entità della produzione. Il numero più alto identificato tra gli esemplari sopravvissuti è di poco superiore a 40mila, in ogni caso di tutto rispetto. Nel 1908, la morte lo coglie all’improvviso.

La fabbrica Beccarelli dopo Luigi Beccarelli

La figlia superstite, Melania, assunse il controllo della fabbrica: ma i tempi erano cambiati e con loro anche il mercato. L’azienda sopravvisse nominalmente, ma era sempre meno presente in termini di produzione. Passò quindi di mano: assai ridotta per maestranze ed ambizioni, sarà nuovamente trasferita a Parma, fino a chiudere i battenti con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale.

Ai nostri giorni, quella che un tempo era la fabbrica di Cronovilla e il terreno circostante sono diventati un’Oasi del Wwf, con un’area di protezione naturalistica creata nel 1999. Gli antichi edifici, ora di proprietà privata e adibiti ad uso agricolo, sono visibili soltanto dall’esterno, con accesso dall’Oasi lungo il percorso di sentieri e strade bianche che si snodano nel paesaggio rigoglioso. Il ricordo però rimane nel logo dell’Oasi, sul cui sfondo è raffigurata la torre con orologio della villa dove abitava Beccarelli.

Questa la breve parabola di un’iniziativa troppo spesso dimenticata. Vista dall’esterno, un’impresa titanica, sostenuta dall’indomabile temperamento di un uomo al quale il Destino non perdonò di aver sognato, forse, troppo in grande.