Parigi porta con sé un immaginario di luoghi famosi, angoli incantevoli e storia. Ma, parlando di storia, forse non tutti conoscono un indirizzo che ha dato vita a un percorso irripetibile e a meravigliose creazioni nel mondo dell’alta orologeria: Quai de l’Horloge, 39. Abraham-Louis Breguet fissò qui la dimora del suo laboratorio e oggi la Maison ripropone un omaggio agli inizi, omaggio per il quale trovare aggettivi è davvero arduo. Classique Double Tourbillon 5345 “Quai de l’Horloge”, questo il nome completo dell’orologio, non è un inedito. Ma, come si conviene a una quotidiana e maniacale ricerca dell’eccellenza, rappresenta l’evoluzione di un esemplare che risale a quattro anni or sono.
Tecnica, savoir-faire, arte, perfezione (per quanto consentito dalle mani dell’uomo): c’è più o meno tutto questo nella nuova creazione che ha a lungo impegnato artigiani e designer nella Vallée de Joux. Nel 1801 Abraham-Louis Breguet mise in pratica una delle sue idee più rivoluzionarie, dando vita a una complicazione che – ancora ai giorni nostri, sebbene non abbia più la valenza dell’epoca – è una delle più iconiche. E genera ancora espressioni di stupore.
Un’invenzione rivoluzionaria
Il tourbillon nacque per contrastare la forza di gravità negli orologi da tasca che si “annoiavano” rimanendo nella stessa posizione per lungo tempo e mettendo così in difficoltà l’organo regolatore, quando la molla di carica perdeva forza. Breguet pensò allora di far ruotare su sé stesso l’intero organo regolatore proprio per questo motivo. Oggi, su un orologio da polso, di fatto non ha più senso parlare di perdita di precisione come quella che derivava dal giacere nelle tasche dei panciotti di chi si poteva permettere una creazione del genio di Neuchâtel. Eppure…
Ancora oggi, il tourbillon rappresenta una sfida tecnologica di rilievo e, più di altre complicazioni altrettanto prestigiose, un tratto distintivo fra i più apprezzati per chi ama l’alta orologeria. E allora, se proprio ci si vuole distinguere, perché invece di uno, non introdurne due nello stesso meccanismo? Con il Classique Double Tourbillon 5345 “Quai de l’Horloge” di fatto è la terza volta che la Maison si cimenta in questa complicazione. A distanza di 18 anni dalla prima, sembra impossibile che l’asticella continui ad alzarsi. Ma la sfida è parte integrante del Dna Breguet e qui si può dire che l’ennesima sia stata vinta.
Diamo un po’ di numeri per iniziare: il calibro di manifattura 588N2 conta una tale quantità di componenti – ben 740 – che, anche senza avere davanti l’orologio, ci dice molto dei suoi contenuti. La cassa atta a contenere tutto ciò ha, inevitabilmente, dimensioni importanti: il diametro è di 46 millimetri e lo spessore di 16,8, il tutto proposto in oro rosa. Se mai avrete la possibilità di avere davanti agli occhi questa meraviglia, vi consiglio di dotarvi di una lente: perché esplorare il Classique Double Tourbillon Quai de l’Horloge 5345 nei minimi dettagli è un’esperienza davvero incredibile.
Il Classique Double Tourbillon 5345: la vista lato quadrante…
È arduo persino decidere da che lato osservare l’orologio. Perché, se il quadrante è un notevole esempio di tecnologia e savoir-faire, quest’ultimo aspetto è preponderante anche nel fondello che, come vedremo, regala a sua volta emozioni. Scelgo allora come punto di partenza il quadrante. Le due “B” in oro rosa, oltre a rappresentare il logo della Maison, fungono da ponte dei due bariletti di carica, che alimentano separatamente i due tourbillon. Ognuno indipendente, ognuno con il proprio ipnotico movimento.
Una platina centrale collega i due regolatori e – attraverso un complesso sistema di ruotismi, tra i quali un differenziale centrale – tutto l’insieme esegue una rotazione in 12 ore. Per questo motivo, nella barra che collega i due tourbillon, è stata integrata la lancetta delle ore, in acciaio azzurrato e nella tipica foggia à pomme evidée. Normale farsi rapire da questa “danza”, ma – come dicevo poc’anzi – l’esperienza di addentrarsi, con l’ausilio di una lente, in ogni singolo dettaglio del quadrante, è impagabile.
Difficile trovare un punto di partenza per questa osservazione. Però soffermiamoci innanzitutto su minuteria e cifre: i numeri romani sembrano sospesi sopra al meccanismo, in realtà sono incisi al laser su di un disco in vetro zaffiro e poi colorati in tinta blu. Ma non è finita qui. Per completare l’effetto, i numeri sono riportati in colore nero anche sulla carrure e attraverso queste “ombre” la levitazione diventa ancor più realistica.
Arti da tramandare
Nella parte sottostante, sulla platina in oro rosa che ruota con tutto il meccanismo, ma anche sul ponte sotto di essa, troviamo un nuovo tipo di lavorazione a guillochage, definita flinqué a raggiera. Questa vera e propria forma d’arte consente di riproporre, su una superficie metallica, linee ripetitive e regolari. Ma non facciamoci ingannare: questa simil perfezione è possibile solamente perché a manovrare i cosiddetti torni a guillochage sono mani estremamente esperte, in grado di generare la pressione corretta in ogni singolo punto della decorazione.
Fu proprio Breguet ad introdurre questa forma d’arte sui quadranti già alla fine del XVIII secolo. E ancora oggi le creazioni della Manifattura hanno nel guillochage un forte tratto distintivo. L’impegno a perpetuare queste lavorazioni è concreto e quotidiano, con maestri continuamente formati e una vera e propria officina specializzata che costruisce nuove macchine e restaura esemplari d’epoca in disuso.
Proseguendo nel nostro viaggio (ricordate la lente!), ci addentriamo nei singoli componenti, ognuno dei quali gode di una decorazione che mette in rilievo il savoir-faire della Casa: lucidatura a specchio, cerclage, perlage, finitura soleil e a spirale. Ovunque si posi lo sguardo, si scorge un esempio di eccezionale artigianalità, vero e proprio patrimonio che Breguet custodisce, sviluppa e tramanda.
A tal proposito, un capitolo a parte lo merita l’arte dell’anglage, ossia il complesso insieme di operazioni che consentono, tramite strumenti semplici ma operazioni quanto mai delicate e “sapienti”, di togliere gli spigoli vivi dai componenti ed evidenziarne, tramite adeguata lucidatura, i contorni così ottenuti. Ogni singolo componente di un orologio Breguet gode di questo “trattamento di bellezza”. Potrebbe essere sufficiente ciò che ho descritto sin qui per riempire occhi e cuori di tutti gli appassionati, ma un altro piatto forte è ancora da servire.
La vista dal lato fondello
È sufficiente girare l’orologio lato fondello per essere proiettati nella Parigi di fine ‘700. Se nella precedente versione era rappresentata la facciata del primo laboratorio aperto da Abraham-Louis Breguet nella Ville Lumière, qui si è voluto riproporre una vista dall’alto di Quai de l’Horloge e del quartiere limitrofo, con edifici “fotografati” in ogni singolo dettaglio e con tanto di ponte sulla Senna percorsa da un paio di imbarcazioni. Lavoretto da nulla, se si pensa che per la decorazione occorrono oltre cento ore.
Già, perché incidere una lastra d’oro avendo gli strumenti adeguati può essere anche piuttosto semplice. Ma farlo ricreando una prospettiva assolutamente realistica attraverso la tecnica del bassorilievo… è tutta un’altra storia. Per arricchire ulteriormente di dettagli la scena, gli artigiani hanno utilizzato punte da ricalco e anche rodio bianco e nero, al fine di creare le sfumature di grigio e fornire la corretta colorazione ai ponti tramite un trattamento galvanico.
In un mondo che si occupa sempre più di intelligenza artificiale, il preservare e sviluppare mestieri antichi che possono portare alla meraviglia solo attraverso le mani dell’uomo, senza bit né byte a occupare la scena, è qualcosa che ci commuove. E ci porta a ringraziare Maison come Breguet che, oltre a regalarci creazioni eccezionali, si preoccupano che questo percorso di continua ricerca e di avvicinamento alla perfezione non si fermi.
Cosa dite? Ah, ci siamo dimenticati del prezzo del Classique Double Tourbillon 5345 “Quai de l’Horloge”? Ma secondo voi chi si può permettere di “bussare alla porta” del laboratorio Breguet, si preoccupa di questo?