Storia e storie

Smalti viennesi: i “falsi” di fine Ottocento

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Può essere interessante, soprattutto per quanti dei nostri lettori amano o collezionano pezzi d’epoca, parlare di un fenomeno noto tra i professionisti dell’antiquariato, ma raramente portato alla ribalta. Mi riferisco agli smalti viennesi della fine dell’Ottocento: un genere di decorazione applicato alle più disparate tipologie di oggetti, dai tavoli agli stipi, fino agli astucci per i nécessaire. Compresi, naturalmente, gli orologi. Ma, poiché il confine tra il pezzo “all’antica” e il falso era molto sottile, molto spesso diedero luogo a pezzi proposti come autentiche rarità rinascimentali ai collezionisti, tanto ricchi quanto inesperti. È importante, quindi, conoscerli per poterli identificare ed evitare incauti acquisti.

Il movimento dell’Historismus

Nella seconda metà dell’Ottocento vi fu, dal punto di vista del gusto e della decorazione, un ritorno dell’antico. Iniziando con il Neogotico, che fece tornare in voga castelli e cavalieri, si giunse a una rivisitazione di tutti gli stili successivi. Una borghesia neo-ricca, spesso proveniente da Oltreoceano, ambiva al possesso di antichità importanti: in ogni caso, ad arredi e suppellettili che dimostrassero un gusto opulento e un fasto passato.

Ebanisti, intagliatori, artisti di ogni genere, decoratori, architetti e arredatori fecero allora a gara per proporre al mercato ogni sorta di oggetto, o di edificio, d’ispirazione “storica”. Questo movimento, nato nei Paesi di espressione germanica in seno al Romanticismo, prese il nome di Historismus, mentre in Italia venne connotato con il termine di Storicismo.

Veniamo agli smalti viennesi

Vienna era allora la capitale di un Impero potentissimo: in città si trovavano artigiani e artisti di grandi capacità tecniche. Fu così che, grazie alla presenza di una importante scuola di smaltatori, iniziò la produzione di smalti caratteristici, soprattutto nell’ultimo quarto del XIX secolo. Placchette, figurine, dettagli in smalto andarono a ornare, tipicamente riprendendo modelli rinascimentali, qualsivoglia elemento decorativo o complemento d’arredo.

La qualità degli smalti era eccellente: la cromia brillante, la lucentezza della superficie contribuivano a impreziosire mobili e soprammobili, rendendoli attraenti agli occhi dei clienti. Potremmo considerarli, con gusto attuale, come eccessivi, carichi, tronfi. Erano comunque realizzati in modo magistrale e rispecchiavano i desideri di lusso e di autopromozione ricercati dai loro ricchi compratori.

Smalti viennesi e orologi

In molti manufatti – come effettivamente era avvenuto in secoli precedenti, ma allora molto più raramente – furono dunque inseriti gli orologi. Animati quasi sempre da movimenti di modelli da tasca, anche settecenteschi, erano posti a ornamento di portagioie, cofanetti, scatole da scrittoio. In quei casi, l’orologio era solo un abbellimento, un arricchimento di un oggetto che era comunque già fastoso per fattura e decorazione. Notevole fu anche la produzione di piccoli esemplari da tavolo.

Particolarmente interessante, per noi, esaminare la numerosa produzione di orologi in stile, soprattutto da tasca o pettorali: cioè del tipo da portare al collo, secondo l’uso cinque-seicentesco, prima della consuetudine di dotare gli abiti maschili di tasche. In alcuni di essi, era solo la cassa a imitare, di solito in modo molto approssimativo, le forme di pezzi tanto antichi. I movimenti erano spesso recuperati da orologi del XVIII secolo: pur se attraenti a prima vista, un rapido esame ne svelava subito la vera natura di rifacimenti.

In altri casi, dato che gli orologi di alta epoca comunque erano oggetto di un collezionismo più esclusivo, gli artisti-artigiani non si facevano troppi scrupoli nel varcare il confine tra ispirazione e replica: e realizzavano veri e propri falsi ad hoc. Alcuni peccavano di ingenuità stilistiche, altri erano opera di abili mistificatori. A volte, la cassa d’invenzione ospitava veri movimenti seicenteschi, che avevano perso quella originale.

Come scoprirli?

Per trovare qualcosa, solitamente il primo passo è sapere che esiste. Non ci sono, nel nostro campo, come in molti altri, regole semplici e “trucchetti” che permettano di distinguere il vero dal falso, senza un’attenta osservazione. Intanto, conoscere il gusto, lo stile e la fattura degli smalti viennesi è sicuramente il punto di partenza. Vederne e toccarne tanti permette di capire quali fossero gli stilemi classici e il tipo di esecuzione, soprattutto degli smalti a soggetto.

La cassa degli orologi realizzati in quell’epoca – sebbene magnificamente, con l’inserimento di gemme, perle, cristalli di rocca – è in genere più pesante e meno sottile delle originali. E il gusto complessivo della decorazione non è congruo, per un occhio allenato. I falsi più abilmente eseguiti, in ogni caso, possono essere anche difficili da identificare.

Oggetti antichi a tutti gli effetti, se in perfette condizioni sono comunque pezzi che possono raggiungere quotazioni non banali sul mercato antiquario. La cosa fondamentale è essere pienamente consapevoli di quanto si stia acquistando. Lo studio e l’esperienza, anche in questo caso, sono i migliori alleati dell’appassionato.