Approfondimenti

Orologi sautoir, una tendenza dal lungo passato

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Come spesso accade, quello che ci sembra nuovo ha radici antiche. È questo anche il caso degli orologi sautoir, preziosi ed elegantissimi, esposti alla scorsa edizione di Watches and Wonders Geneva – ma presenti anche nelle più recenti collezioni di marchi moda, in versioni meno lussuose ma altrettanto deliziose. Eppure, quello che sembra un nuovo modo di indossare l’orologio, in effetti è stato il primo modo con cui l’orologio fu indossato, quando la tecnologia e i materiali ne permisero la miniaturizzazione.

Il problema delle dimensioni

Se l’orologio meccanico nacque verso la fine del XIII secolo, è dal XV che la disponibilità di molle affidabili trasforma l’orologio a pesi in un oggetto che può essere facilmente trasportato. Gli acciai delle molle si erano sviluppati, soprattutto in Germania e in Italia, in principio per utilizzi differenti: le serrature e le balestre. Lo stesso Leonardo da Vinci iniziò a occuparsi di orologeria dopo l’inizio della sua collaborazione con Giulio Tedesco, un serraturaio che lavorò con lui per un certo periodo.

Leggiamo ancora spesso la leggenda dell’uovo di Norimberga: Peter Henlein, un personaggio realmente esistito e certamente abilissimo orologiaio, sarebbe stato il primo a ridurre le dimensioni di un orologio a quelle di una sfera di pochi centimetri di diametro. Inserito in una cassa in argento – secondo la tradizione, un portaessenze traforato che veniva usato per emanare un aroma piacevole, in un’epoca in cui l’igiene personale non era quella dei nostri tempi -, sarebbe stato portato al collo dal ricco e fortunato proprietario grazie a una catena o a una fettuccia di cuoio.

Questo primato tecnologico tedesco fu grande motivo di orgoglio per la nazione germanica ai tempi del regime nazista. E fece sì che a Henlein venisse dedicato un monumento nella sua città natale, Norimberga, e addirittura un francobollo. L’esemplare conservato nel museo locale, oggetto di venerazione per lungo tempo, si è però rivelato un falso storico, realizzato nel XIX secolo assemblando elementi meccanici precedenti. Le ricerche di Enrico Morpurgo negli antichi archivi porterebbero però l’invenzione di questi orologini personali in Italia, presso le ricchissime ed esigenti corti, come Mantova o Milano.

I primi orologi sautoir

Ma torniamo agli antichi orologi sautoir, o meglio ai pendenti da collo: detti anche pettorali, proprio perché esibiti sul petto, erano una vera e propria ostentazione delle possibilità economiche del possessore. Se per re e imperatori la legge dei comuni mortali prevedeva eccezioni, per cui i loro esemplari potevano essere in oro, spesso riccamente decorati con smalti e pietre preziose, restava però il fatto che la corporazione degli orefici per lungo tempo negò a quella degli orologiai il permesso di usare l’oro nelle proprie creazioni.

Si ebbero quindi, nel XVI e nel XVII secolo, gli orologi “da persona” racchiusi in casse semplicemente dorate, o in ottone. Per vedere il quadrante si doveva sollevare il coperchietto anteriore, che negli esemplari più lussuosi era trasparente, in cristallo di rocca, oppure traforato, per evitare di doverlo spostare, rendendo visibile la posizione dell’unica lancetta.

Ostentazione, ma non solo: nel XVI secolo l’abbigliamento non prevedeva tasche, ma piuttosto saccocce legate alla cintola. Con il mutamento del costume, l’orologio finì per spostarsi nelle tasche, o nel taschino, diventando meno visibile ma al contempo più protetto. Comunque la moda dell’orologio indossato come pendente di una lunga collana colpì anche l’universo femminile: ritratti di dame altolocate lo presentano, ben visibile, indossato come un gioiello già nel XVI secolo e ancora nel XVII.

Corsi e ricorsi della moda

La moda è mutevole, l’usanza cessò per ritornare in auge alla fine del XIX secolo, ma solo ed esclusivamente per le signore. Orologini in oro, smalti e gemme tornarono a essere esibiti e, più tardi, portati con vezzo sospesi a una catenina, solitamente in oro e smalti, in pendant con la decorazione della cassa. Oppure appesi a un nastrino, usati come spilla sul bavero o sull’abito.

L’ulteriore miniaturizzazione meccanica – culminata con il Calibro 101 di Jaeger-LeCoultre – aveva infatti consentito di fornirli di movimenti di dimensioni ridotte. Famosi rimangono gli orologi sautoir di Cartier, realizzati intorno agli anni ’20: splendidi esemplari in oro e smalto indossati con catene dalla medesima preziosa decorazione, lunghe, come voleva la moda dell’epoca del Charleston. A dire il vero, i registri in rue de la Paix rivelano che i pendentif – come li definivano allora – avevano giocato un ruolo di rilievo anche negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale. Allora, però, la fantasia delle forme (l’ovale, il rettangolo, l’esagono, l’ottagono, perfino il triangolo), si sposava al rigore del bianco e nero, interpretati con il platino, l’onice, le perle e i diamanti.

Dopo gli anni ’20, invece, la nuova generazione di orologi sautoir segue la rivoluzione dell’esotismo e del colore portata dai Ballets Russes di Diaghilev. Appaiono così gli smalti policromi, il corallo nelle sfumature più vivide, le giade e gli smeraldi di grandi dimensioni, incisi con motivi floreali d’ispirazione giapponese o indiana. Gli esemplari sono inseriti in clip o in piccole sculture, assumono la forma di sigilli, di boule, di stalattiti. La bibbia americana della moda, Vogue, li definisce l’accessorio imprescindibile per le signore eleganti e tutte le principali manifatture dell’epoca li mettono in produzione. Negli archivi Cartier i pendentif registrano vendite di gran lunga superiori a quelle dei modelli da polso nel segmento degli orologi femminili.

Gli orologi sautoir ai nostri giorni

Cambiano i tempi, cambiano le abitudini: qualche fugace ricomparsa di questi modelli ne segnò l’attualità anche in tempi più vicini a noi. Memorabili restano gli esemplari firmati da Piaget negli anni ’60/’70, con i quadranti ritagliati nella pietra dura e le lancette animate da quei calibri meccanici ultra-piatti che fecero la fortuna della Maison. Ma anche il Nuovo Millennio non resta immune dal fascino degli orologi sautoir, rivolti soprattutto al pubblico orientale più facoltoso.

Se Cartier periodicamente li ripropone nelle collezioni più esclusive come summa di rari mestieri d’arte, è di nuovo Piaget a realizzare simili pezzi unici di alta gioielleria, con le tradizionali tecniche orafe che le appartengono. All’ultimo salone di Ginevra, infatti, ha presentato tre orologi sautoir accanto ai modelli d’epoca mostrati in vetrina: ispirati alla stessa esuberanza del passato, come quelli sono in oro, diamanti e pietre dure, ma riaggiornati nelle fogge.

In realtà Watches and Wonders 2023 ha decretato la rinascita di questa tendenza, con cui si sono misurate diverse maison stimolate dalla vocazione gioielliera, ciascuna seguendo il proprio stile e la propria storia. Così, Chanel – che aveva già dedicato a Coco Chanel un esemplare a tema – ha ampliato la collezione Mademoiselle Privé con un inedito sautoir à secret decorato con l’effigie del Leone. Jaeger-LeCoultre ha fatto rivivere i fasti dell’Art Déco con il Reverso Secret Necklace. E Van Cleef & Arpels ha giocato con il pavé colorato delle pietre preziose o con i cabochon di pietre dure per nascondere i quadranti di sei orologi a segreto della linea Perlée.

Bijoux a tema

Se gli esemplari più preziosi fanno sognare le donne di tutte le età ed estrazione sociale, ma rimangono irraggiungibili per la maggioranza di loro, il mercato regala una buona notizia. Diverse marche nelle ultime stagioni hanno colto la tendenza estetica e realizzato orologi sautoir dall’inclinazione pop, accessibili ai portafogli di tutte. Ecco dunque Hamilton che recupera la tradizione dell’orologio trasformabile, da indossare al polo o sul décolleté, e ricrea un pezzo vintage recuperato negli archivi: il Lady Hamilton degli anni ’50, a sua volta ispirato agli anni ’30.

Fossil invece resta su modelli più classici, tondi od ovali, da personalizzare però con un’incisione o un’immagine prediletta. Mentre Swarovski sfrutta il proprio savoir-faire per creare esemplari originali, dai vetri zaffiri taglio smeraldo o dalle linee a piramidi incastonate di scintillanti pavé di cristalli triangolari.

Ben tornati, quindi, orologi sautoir – per il piacere di chi li indossa e la gioia di chi li ammira.