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Biennale del Patrimonio Orologiero: i segreti (svelati) del saper-fare

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Porte aperte in 31 manifatture svizzere, tra La Chaux-de-Fonds, Le Locle e Saint-Imier. Circa 150 visite guidate in sedi aziendali e musei. Laboratori e mostre-mercato di modelli di secondo polso. Tutto questo e altro ancora alla Biennale del Patrimonio Orologiero che, dopo tre anni di sospensione, torna dal 31 ottobre al 3 novembre sulle montagne di Neuchâtel.

Con una grande novità: la manifestazione – nata a Le Locle e La Chaux-de-Fonds, in seguito al loro inserimento nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco – quest’anno è estesa anche nella città di Saint-Imier, che era stata ospite d’onore nel 2021. In un territorio ancora più ampio, rispetto alle prime dieci edizioni, gli appassionati e il grande pubblico hanno l’opportunità di scoprire da vicino il know-how della meccanica orologiera, che dal 2020 è stata inserita dall’Unesco nella lista di beni immateriali dell’umanità, da proteggere e da promuovere. 

L’inaugurazione ufficiale

Giovedì 31 (ore 18.30), nel Théâtre de l’Heure bleue di La Chaux-de-Fonds, la cerimonia di apertura di questa 11a edizione della Biennale del Patrimonio Orologiero, con una tavola rotonda intitolata Come perpetuare e mantenere il savoire-faire nell’Arco del Giura?. Partecipano, tra gli altri, Fanny Queloz, Direttrice della Manifattura Arts & Design di La Chaux-de-Fonds; Alain Delamuraz, Amministratore Delegato di Jaquet-Droz; Yves Bugmann, Presidente della Federazione dell’industria orologiera svizzera. E Alain Ribaux, Consigliere di Stato di Neuchâtel e responsabile del dipartimento Economia, Sicurezza e Cultura.

Proprio M. Ribaux ha così commentato: «La Biennale del Patrimonio Orologiero svela al pubblico il ricco ecosistema dell’orologeria e delle istituzioni che ne custodiscono la storia. In questa occasione gli attori del settore – dai produttori più prestigiosi ai professionisti della ricerca e sviluppo, dai fornitori ai designer fino agli orologiai indipendenti – rispondono all’attaccamento e all’attrazione che questa industria suscita nell’Arco del Giura, e non solo». 

Cosa vedere alla Biennale del Patrimonio Orologiero

Sempre giovedì 31 al Théâtre de l’Heure bleue, dalle ore 9 alle 16, è in programma anche la Giornata internazionale del marketing orologiero (per partecipare è indispensabile registrarsi online sul sito dedicato).

Aderiscono all’iniziativa grandi maison storiche e marchi indipendenti: Audemars Piguet, Cartier, Longines, ochs und junior, Tissot, Ulysse Nardin, Zenith sono solo alcuni dei nomi che organizzano percorsi guidati all’interno delle sedi di produzione. Quest’anno, per la prima volta, le visite nelle 19 manifatture si possono prenotare sul sito internet www.urbanisme-horloger.ch. Altre sono gestite direttamente dalle aziende, e 7 siti sono accessibili liberamente, senza prenotazione. Tra le novità, la possibilità di entrare nelle manifatture di Tudor/Kenissi, inaugurate nel 2021 a Le Locle. Mentre a La Chaux-de-Fonds partecipano per la prima volta Horlyne, Schneider&Co. e Schwarz Etienne.

Musei pubblici e privati

Fiore all’occhiello della Biennale del Patrimonio Orologiero è la partecipazione di musei e istituzioni culturali. Come il Musée international d’horlogerie a La Chaux-de-Fonds, che tra l’altro ospita l’ormai tradizionale Bourse suisse d’horlogerie. Nella sala Hans Herni, domenica 3 novembre (ore 10/16), una cinquantina tra commercianti e antiquari mettono in vendita esemplari d’epoca, componenti e utensili.

Sia venerdì 1° che sabato 2, in svariate fasce orarie, è possibile anche visitare il Museo Eberhard & Co. a La Chaux-de-Fonds, solitamente accessibile solo su prenotazione. I tour guidati all’interno della Maison de l’Aigle, il palazzo di Avenue Léopold-Robert che si fa riconoscere per la grande aquila ad ali spiegate sulla cupola, consente di ripercorrere la storia della Marca fondata alla fine del 1800 da George-Lucien Eberhard, rimasta sempre indipendente.

Da un modello da tasca con scappamento a cilindro e funzione di sveglia al cronografo monopulsante del 1919, dal primo Extra-fort (1943) al singolare Index mobile del 1950 (il cosiddetto rattrapante dei poveri), fino al nuovissimo Chronographe 1887. Passando per lo Scafograf, il Miniscaf, il cronografo Marina del 1982, il Tazio Nuvolari… La selezione formata da un centinaio di esemplari, esposti in ordine cronologico, punteggia una storia plurisecolare. 

Tra arte e meccanica

Ma la Biennale del Patrimonio Orologiero non perde lo sguardo verso il futuro. Ad assicurarlo sono, per esempio, laboratori e atelier che intendono perpetuare le tradizioni. Come Au Carillon d’Or, che organizza dimostrazioni di assemblaggio e smontaggio di movimenti da pendoleria. Mentre all’Atelier Spillman, l’associazione Arc Horloger punta i riflettori sui métier d’art e i lavori artigianali di smaltatori, incisori, intarsiatori, anche attraverso i video prodotti per la recente mostra Watches and Talents della Fondation de la Haute Horlogerie.

Senza dimenticare le altre figure della filiera produttiva, dai fornitori di macchinari e attrezzature specifiche come Arcofil o Bergeon, alle imprese di decorazioni e finiture, quali l’Atelier Quadroni che si occupa di incastonatura, o la Arrigoni Laufer specializzata in lavorazioni come l’anglage, le Côtes de Genève e così via.
Il programma integrale e l’elenco dei partecipanti è online, e si può scaricare dal sito https://urbanisme-horloger.ch.