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Accutron 314, l’Araba fenice. Torna il Bulova di culto

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La scorsa estate i fan dell’Accutron sono andati in visibilio. Bulova ha presentato negli States un’edizione speciale del celeberrimo orologio a diapason, l’Accutron 314, con la cassa realizzata in oro. Da lì si è diffusa la notizia dell’uscita, prevista per quest’autunno, di nuove versioni in acciaio e in titanio. In attesa del prossimo lancio ufficiale, Francesco Consumi – il nostro esperto di storia dell’orologeria elettrica – racconta gli ultimi sviluppi dell’Accutron negli anni Duemila e ci fornisce qualche spunto di riflessione

Negli ultimi anni Bulova ci ha abituati a una serie di ritorni di grande successo commerciale, dovuti a scelte di design azzeccate unite a un ottimo rapporto qualità/prezzo. Alla base c’è la decisione di privilegiare la qualità dei materiali “che si vedono” (cassa, quadrante e così via), a scapito di quello che abitualmente “non si vede” (movimenti di grande serie dalle finiture industriali, sia meccanici che al quarzo). Questo senza rinunciare a una certa originalità: i movimenti al quarzo sono spesso ad alta frequenza (262 kHz) e in alcuni casi, come gli Accutron II del 2016, anche visibili attraverso il quadrante.

L’Accutron nel Nuovo Millennio

Nel 2010, in occasione del 50° anniversario dal lancio, Bulova realizzò un’edizione limitata di 1000 esemplari dell’Accutron 214 Spaceview, in cui utilizzava una cassa vagamente triangolare, ispirata all’originale, con prezzi intorno ai 4mila dollari. Per questa operazione l’azienda però riutilizzò dei movimenti d’epoca, rimasti in magazzino. Nel 2016 fu la volta proprio dell’Accutron II Alpha appena citato, anch’esso con la cassa leggermente triangolare in acciaio o nei toni dell’oro rosa, giallo o nero, e il movimento al quarzo a 262 kHz.

Bulova compì poi un ulteriore passo verso una maggiore ricercatezza nel 2020, con l’Accutron Electrostatic – tuttora in catalogo. Nel quale appunto la lancetta dei secondi si muove grazie a un motore elettrostatico, alimentato da due “turbine”. Le lancette di ore e minuti sono invece animate da un tradizionale motore passo-passo, a causa della scarsissima coppia che i motori elettrostatici sono in grado di sviluppare. Una simile soluzione permette di fornire alla lancetta dei secondi un moto continuo, come nei classici Accutron col diapason, mentre le altre due scattano a intervalli più ampi. Il tutto è comunque regolato da un quarzo.

Bulova e l’Accutron di oggi

L’ultimo passo che restava a Bulova per essere di nuovo “la casa dell’Accutron” era tornare a produrre orologi mossi davvero dal diapason. Quando Max Hetzel inventò questo tipo di movimento, realizzò anche i macchinari necessari a produrre componenti piccolissimi: la ruota primaria dell’Accutron 214 aveva 300 denti su 3 mm di diametro ed era fabbricata da un macchinario a sua volta regolato da un diapason.

Si dice che, negli anni ’80, quei macchinari siano stati distrutti. Se fosse vero, si può intuire il grande sforzo – prima di tutto di industrializzazione – compiuto al giorno d’oggi per riportare in vita lo storico movimento diapason. A questo punto è importante ricordare che nel 2007 Bulova fu definitivamente acquisita da quello che in precedenza era stato uno dei suoi più grossi clienti: Citizen.

Col nuovo Accutron 314 Bulova è riuscita nell’intento di ridar vita in qualche modo al mitico 214. Come suggerisce il numero, il movimento non è identico all’antenato. Il diapason è rimasto visivamente uguale e vibra sempre a 360 Hz, e così le due bobine, ma la corona è passata da essere sul fondello a una più tradizionale posizione sulla carrure, anche se a ore 4. È cambiato pure il materiale della parte magnetica del diapason, passando dall’Alnico (alluminio-nichel-cobalto) al samario-cobalto.

Accutron 314: qualche anticipazione

Anche la parte elettronica ha certamente subito una riprogettazione, della quale però non sono ancora disponibili dettagli – il lancio è previsto appunto nelle prossime settimane. Dalle foto divulgate finora noto che a vista ci sono due grosse resistenze. Dal momento che il design del diapason non è cambiato, mi chiedo se i difetti di progettazione del diapason stesso siano stati risolti: il fatto di essere imperniato in basso lo rendeva sensibile agli urti e ne variava la precisione in base alla posizione. A suo tempo Hetzel non riuscì a trovare una soluzione a questi problemi. Lo fece invece ESA con il calibro 9152, che utilizzava un diapason a forma di “H” imperniato al centro.

L’aver spostato la corona come di consueto sulla carrure ha reso possibile utilizzare un fondello trasparente che migliora notevolmente l’estetica del movimento dell’Accutron 314. Attraverso l’oblò in vetro si nota infatti il grande ponte in ottone, rifinito a Côtes de Genève secondo i criteri dell’orologeria di tradizione. Mentre dal lato quadrante – col diapason a vista -, il movimento risulta altrettanto bello del suo antenato. Va sottolineato che l’originale raggiunse un successo planetario: grazie al posizionamento di prezzo dell’epoca, si raggiunsero oltre 5 milioni di esemplari venduti in 17 anni. Tant’è che negli anni ‘60 l’Accuron 214 era il dispositivo elettronico più diffuso al mondo.

Conclusioni

Termino il discorso con il prezzo del nuovo Accutron 314, che negli States è annunciato a 5.990 dollari nella versione acciaio, 6.200 dollari in titanio e 31.500 dollari in oro giallo. Non è dato sapere se questa politica dei prezzi derivi dalla volontà di renderlo esclusivo o, piuttosto, di restare coerenti con l’esemplare del 2010. Di certo deve aver influito l’esigenza di rientrare dagli ingenti investimenti, necessari a riprogettare pressoché da zero un movimento del tutto eccentrico rispetto alla produzione attuale. In quest’ottica, nel caso in cui l’Accutron 314 restasse in catalogo, i prezzi in futuro potrebbero anche calare. O almeno vogliamo tutti auspicarlo.