Ben noto al ristretto circolo dei cultori dell’alta orologeria, il nome di Louis Cottier forse può suonare nuovo per molti di noi, pur se sinceramente appassionati dell’Arte della misura meccanica del tempo.
Eppure, dietro un uomo mite, cordiale, gentile, agli antipodi del genio bizzoso e capriccioso, si celava una delle più grandi personalità della progettazione degli orologi da polso di altissima gamma del XX secolo: l’inventore delle cosiddette Ore del Mondo (od Ore Universali che dir si voglia). Vale la pena conoscerlo.
Di padre in figlio
Louis Cottier nasce il 28 settembre 1894 in un paesino svizzero molto particolare. Il paese è Carouge, alle porte di Ginevra. Anche passeggiando per quelle strade, il viaggiatore attento percepirà un’atmosfera diversa da quella del Cantone in cui si trova.
È la storia della sua gente, a fare la differenza: Carouge è una piccola enclave italiana, fondata intorno al 1760 da Vittorio Amedeo III, Re di Sardegna e Duca di Savoia. Un pezzetto di Svizzera dal cuore tricolore, che sembra coniugare il meglio delle due origini. Non ha il rigore algido della ricca Ginevra, però qualcosa percorre le sue vie, le sue piazze. Un tocco di genio italico?
Louis Cottier ha le ruote dentate nel Dna: suo padre, Emmanuel (1858/1930), è anch’egli orologiaio di ottimo livello. Oltre che agli orologi, la sua maestria è rivolta alla progettazione e alla costruzione di pregiati automi. Rispettato e considerato, comprende subito che il piccolo Louis, seppure giovanissimo, ha un talento speciale. Lo manderà a imparare il mestiere da un altro grande orologiaio, Henri Hess.
Gli esordi difficili
Siamo negli anni Venti: terminato il periodo di apprendistato, Louis si metterà alla prova lavorando in diverse aziende del settore. Il suo talento è immediatamente riconosciuto. Ma il momento storico non è facile: sono gli anni della Grande Depressione, la crisi del ’29 che non risparmia neppure la benestante e solida Svizzera. I produttori chiudono, gli orologiai si ritrovano disoccupati e si vedono costretti a reinventarsi un mestiere, oppure a prendere la dura via dell’emigrazione.
Louis Cottier decide, comunque, di non lasciare Carouge e, sicuramente con coraggio, sceglie di intraprendere la via dell’autonomia. Si mette in proprio, sicuro di sé ma anche consapevole dei rischi, limitando il più possibile i costi. Per oltre dieci anni, colui che firmerà alcuni dei più famosi successi di Patek Philippe – tra cui appunto l’iconico Ore del Mondo e tutti i suoi derivati -, progetterà e realizzerà orologi da polso e domestici in un atelier modestissimo, ricavato dal retro del negozio di cartoleria della moglie.
Neppure un’insegna, nemmeno una vetrina avrebbero lasciato intuire al passante che lì dentro, invisibile al pubblico, un uomo scriveva pagine eterne nella storia dell’orologeria. Valga questo, come monito, a quanti vivono nel culto dell’immagine!
Tesori in un retrobottega
Oltre a esemplari di qualità ma non particolarmente insoliti, il genio irrequieto di Louis produrrà automi, orologi misteriosi, pezzi arricchiti da strane e difficili complicazioni.
Dal suo stanzino di Carouge prenderà forma il prototipo del primo modello di Ore Universali, cui ho appena accennato.
Risale infatti al 1931 il primo Heure Universelle, un esemplare capace di fornire l’ora corrente nelle principali città della Terra, basato su un principio di funzionamento che Cottier continuerà a perfezionare per decenni. L’orologiaio lo realizzerà per Baszanger, un rivenditore ginevrino famoso in città.
Louis Cottier: un genio del restauro, un talento creativo
Ancora giovane, Louis Cottier si era fatto ben presto notare. Il noto esperto Alfred Chapuis, storico dell’orologeria svizzera e autore di magnifici testi sull’argomento, lo aveva sollecitato a dedicarsi anche al restauro, presentandolo nientemeno che ad Hans Wilsdorf, il titolare di Rolex.
Wilsdorf ne comprese immediatamente le capacità: per tutta la vita, Louis sarà il curatore e il manutentore dei pezzi più preziosi della collezione del Marchio coronato. Cottier, quindi, diventa il Maestro, apparentemente nascosto ai più, che sarà capace di ridare vita a pezzi straordinari.
Oltre alle innate capacità meccaniche, Louis Cottier ha un’incredibile vena artistica. Un gusto sicuro, inimitabile: tutto ciò cui darà vita mostrerà sempre un equilibrio estetico originale, tra classicità e tradizione.
Nel contempo, la sua creatività lo porta a ideare soluzioni che faranno la fortuna delle più grandi case. Patek Philippe, Rolex e Vacheron Constantin, le altre, gli fecero progettare le proprie Ore Universali, oltre che molti altri pezzi di altissima qualità. Iniziarono così ad apparire numerose variazioni sul tema delle Ore del Mondo.
Tutti i fusi orari
Pur mantenendo un medesimo principio progettuale, iniziarono a nascere dalla sua mente geniale molteplici varianti. Le ore universali fecero bella mostra anche su orologi da tavolo, dove vennero coniugate a grandi classici della più raffinata orologeria meccanica.
Sarà per Patek Philippe che egli realizzerà, nel 1937-’38, un Ore Universali da tavolo, con grande e piccola suoneria, insieme a una rappresentazione della Luna tridimensionale. Altre versioni vennero realizzate in dimensioni minime, superando sempre brillantemente tutte le sfide che i diversi vincoli progettuali imponevano.
Un tributo ai leader degli Alleati
Al volgere del termine della Seconda guerra mondiale, un gruppo di mecenati svizzeri decise di commissionare, in gran segreto, quattro orologi che avrebbero dovuto essere donati, per il Natale del 1945, a coloro che avevano condotto alla cessazione del terribile conflitto.
Le operazioni vengono affidate, congiuntamente, ad Agassiz, celebre costruttore, e a Louis Cottier. Anche se la parte amministrativa era gestita da Agassiz, di fatto in tutta l’operazione venne considerato come autore dei pezzi e vero capo progetto sempre e solo Cottier.
Questi orologi saranno quattro pezzi unici, destinati ad altrettante personalità straordinarie: Sir Winston Churchill per il Regno Unito; Harry Truman per gli Stati Uniti d’America; Joseph Stalin per la Russia; il Generale De Gaulle per la Francia. Un quinto orologio, destinato a Eleanor Roosevelt, un Heure Universelle da tavolo, verrà realizzato poco dopo.
Un atelier vero
La guerra è finita, il conflitto è ormai un ricordo. Gli affari prosperano, anche se nessuno può in alcun modo accusare Louis Cottier di aver perseguito il guadagno come fine primario della propria vita. Indubbiamente, però, la sua fama di fuoriclasse è ormai consolidata. La magistrale conduzione del progetto degli orologi per i quattro potenti del mondo lo ha confermato a ogni titolo come un Maestro assoluto.
Nei primi anni Cinquanta, Louis Cottier apre una vera bottega in centro nella sua Carouge, sempre lieto di porre il proprio genio al servizio di quei grandi nomi che costituiranno l’élite dell’orologeria meccanica svizzera. Ma senza mai dimenticare i propri hobby.
Rivisita per l’ennesima volta il concetto di Ore Universali, che in un mercato ormai diventato fortemente anglofono sarà sempre più spesso citato come World Time, oppure Worldtimer.
Realizza un vero capolavoro: un orologio da polso con l’Heure Universelle, ma con due corone. Si vedano le immagini in galleria per ulteriori dettagli, anche se un intero volume non basterebbe a rendergli onore in maniera debita.
Il Cottier che non immaginiamo
Louis Cottier lavorò sino all’ultimo respiro, spegnendosi, pienamente lucido ed operativo, il 16 settembre 1966, pare proprio mentre era al banco, intento a qualche scoperta o perfezionamento. Abituati come siamo all’idea, un poco romantica, del genio incompreso, tormentato, solitario, seduto al proprio scrittoio nella penombra, stupisce non poco scoprire qualcosa della vita personale di questo genio dell’orologeria.
Louis Cottier era una persona estroversa, simpatica, incline allo humour. Appassionato d’arte, si autodefiniva un “pittore della domenica”: amava realizzare disegni e dipinti, per puro divertimento, ma anche cose insolite, come i teatrini delle cosiddette ombre cinesi.
Sappiamo che il suo primo mentore fu il padre, Emmanuel. Chi proseguì, nel suo solco?
Non il figlio Georges, nato nel 1922, che fu Cardinale cattolico ed eminente teologo dell’Ordine dei Domenicani. Certo, indubbio segno di grande intelletto. Ma in un settore del tutto diverso, e con un Committente ancora più importante di quelli cui suo padre aveva fornito pezzi straordinari.
continua…