A un anno di distanza dal lancio del Cubitus, l’animosità verso la collezione sembra essersi placata. Forse perché la scorsa primavera, a Watches and Wonders, era stata annunciata l’uscita del Patek Philippe Cubitus 7128, una versione più piccola delle precedenti: due nuove referenze, in oro rosa oppure bianco, arrivate sul mercato proprio nei giorni scorsi. Ma davvero è bastato solo ridurre le dimensioni della cassa per farlo digerire anche ai detrattori più accaniti? Possibile che pochi millimetri siano sufficienti per raccogliere solo consensi e giudizi positivi? Non è che invece ormai tutti ci siamo “fatti l’occhio” sulle linee e sul design del cosiddetto “Nautilus quadrato” e, ora che è diventato familiare, non possiamo far altro che apprezzarlo?
Noi del Giornale degli Orologi, a suo tempo, abbiamo aspettato un po’ prima di scrivere, esprimerci e descrivere il Patek Philippe Cubitus. Volevamo che la persone si fermassero a riflettere, andassero oltre il giudizio affrettato del “mi piace/non mi piace” del tutto inutile e fine a se stesso. E fossero invece in grado di cogliere gli aspetti tecnici e progettuali che facevano e fanno di questa nuova serie di orologi un insieme di referenze di assoluto prestigio e qualità. Oggi, un anno dopo l’uscita di quei tre modelli “divisivi”, in quanto capaci di creare opinioni opposte, sembrano tutti d’accordo. E il merito è proprio delle due new entry di cui sono qui parlarvi. Ossia, dei Cubitus 7128/1G e 7128/1R. Non a caso, più piccoli.
Da 45 a 40 mm
Il pensiero più banale che possa insinuarsi nella mente di chi ha seguito le discussioni al lancio del Patek Philippe Cubitus, è che la Casa ginevrina abbia voluto accontentare quella parte di pubblico che ne aveva criticato le dimensioni. In realtà non è così: perché era già tutto previsto, fin dall’inizio. Tant’è che, in più occasioni, il Presidente Thierry Stern aveva avuto modo di rassicurare che successivamente sarebbero stati presentati modelli più contenuti e adatti a un maggior numero di clienti. Eccoli qui.
Di fatto, la diagonale di cassa passa da 45 mm a 40 mm. Una riduzione di oltre il 10%, che permette agli amanti delle taglie S di indossare con disinvoltura il Cubitus 7128. Vale a dire gli uomini dai polsi sottili, orientali ma non solo, e anche le donne. Chi segue il mercato dell’orologeria, sa tuttavia che quella di ridurre le dimensioni della cassa è una tendenza in atto da un paio d’anni a questa parte.
Ora, non vi sarà sfuggito che nel citare le nuove (e le vecchie) dimensioni della cassa, non ho parlato di diametro ma di diagonale. Ebbene sì, Patek Philippe, nelle schede tecniche dei suoi Cubitus, esprime la diagonale della cassa da ore 10 a ore 4. D’altronde, ci sta. La forma del Cubitus è quadrata con vertici smussati a ricordare un ottagono. Il diametro, invece, è una grandezza della circonferenza, quindi adatto a descrivere le dimensioni di una cassa di forma circolare.
E se la diagonale si assimila all’ipotenusa dei due triangoli rettangoli in cui la cassa del Cubitus resta divisa, con una semplice operazione matematica (basata sul Teorema di Pitagora) se ne deduce il lato: 28,3 mm circa. Contro i 31,8 mm circa delle precedenti referenze: 3,5 mm che fanno la differenza. Soprattutto per i sedicenti esperti (sbugiardati però dai propri passi falsi).
Spessore e ottimale vestibilità
Chi si aspettava un Cubitus più piccolo è stato quindi accontentato. Dovrà però prendere atto del fatto che i nuovi modelli non utilizzano l’acciaio come materiale, ma due metalli nobili – come scrivevo sopra l’oro bianco e l’oro rosa – con tutto ciò che questa scelta comporta in termini di prezzo. Ma del prezzo e dell’oro vi parlerò un po’ più avanti. Qui voglio soffermarmi sullo spessore delle nuove referenze. Nei primi tre modelli di Cubitus, lo spessore era 9,6 mm per il complicato 5822P-001 e 8,3 mm per i “solo tempo” 5821/1A e 5821/1AR. Non male, anzi.
Gli orologi sottili, va detto, sono eleganti e confortevoli con ogni outfit. Possono scomparire sotto la camicia, sotto l’abito e, più in generale, sotto qualsiasi manica lunga. I due nuovi Cubitus 7128 mantengono invariato lo spessore dei due precedenti modelli “solo tempo”, anzi lo aumentano curiosamente di due decimi di millimetro: da 8,3 mm a 8,5 mm. Un incremento davvero impercettibile, sia chiaro, che garantisce comunque un’indossabilità apprezzabile da chiunque. E che riguarda proprio qualche modifica meccanica, che resta per ora a noi ignota, per la quale lo spessore del movimento passa dai 3,32 mm dello scorso anno agli attuali 3,59 mm.
Il calibro 26-330 S C
Già, perché il movimento montato all’interno della cassa è lo stesso utilizzato nei modelli solo tempo del 2024. Vale a dire, il calibro automatico 26-330 S C: ore, minuti e secondi al centro, più un datario a finestrella a ore 3. La bellezza del movimento di manifattura è evidente non appena si osservano i due Cubitus 7128 attraverso il fondello trasparente in zaffiro sintetico. Fondello che è parte integrante della cassa la quale, come per i Cubitus precedenti, è monoblocco. Per intenderci, il movimento viene alloggiato (o rimosso) inserendolo (o disinserendolo) dall’alto.
La carica automatica è affidata a una massa oscillante in oro 21 carati sulla quale viene riproposto lo stesso motivo orizzontale che, del Cubitus (e del Nautilus), caratterizza il quadrante. L’autonomia è quella consueta di 45 ore. Fra le sue peculiarità, lo “stop secondi”. Estraendo la corona in posizione 2, quella più esterna per intenderci, la lancetta dei secondi si arresta per consentire una messa all’ora estremamente precisa. Superlative le finiture, secondo gli standard del Sigillo Patek Philippe.
Nel rimandarvi alle didascalie che accompagnano le immagini della galleria che trovate sopra, per approfondire le caratteristiche tecniche e costruttive del 26-330 S C, faccio qui notare come in entrambi i nuovi modelli, l’oro la faccia da padrone.
L’oro del Cubitus 7128
Con le due new-entry, la collezione Cubitus può oggi contare su cinque referenze. Di queste, la più “complicata” resta ancora la 5822P, con le sue fasi lunari e il giorno della settimana coassiali, la data grande a doppia cifra e i piccoli secondi. Un orologio, lo abbiamo ricordato nelle nostre precedenti analisi, che fonda su una serie di brevetti e sul cambio istantaneo (in soli 18 millisecondi) delle indicazioni inerenti il calendario.
I nuovi Cubitus 7128 non presentano funzioni particolari ma, oltre a ridurre in modo significativo le dimensioni della cassa, percorrono la “via dell’oro”. L’oro bianco per la referenza 7128/1G, l’oro rosa per la 7128/1R. Non solo per la cassa e il bracciale integrato, ma anche per i dettagli sul quadrante: le lancette a bastone, gli indici applicati (sempre a bastone), perfino il riquadro della finestrella della data sono nel metallo nobile per eccellenza. Coordinati nel colore al resto dell’abbigliamento, a creare un bel contrasto con lo sfondo del quadrante soleil, bruno o grigio-blu.
Il che è coerente con la tradizione dell’orologeria, che da sempre tende a presentare le nuove collezioni nei metalli più pregiati, in particolare per i lanci iniziali. Semmai, nel caso del Cubitus, faceva strano che accanto all’esemplare complicato in platino, fossero usciti subito un modello in acciaio e oro e un altro tutto in acciaio. I quali, lo ribadisco, in tempi passati avrebbero visto la luce anni dopo il debutto della famiglia di orologi.
Per tornare ai nuovi Cubitus 7128, se in futuro ci sarà un terzo modello in acciaio, al momento non è dato saperlo. Ma, conoscendo la filosofia seguita negli ultimi decenni da Patek Philippe, ne dubito fortemente (anche se mi piacerebbe poter essere smentito). Lo abbiamo visto per esempio con l’avvicendarsi degli ultimi modelli di Nautilus. Un modo per sottolineare l’esclusività della collezione e, insieme, limitare le speculazioni che gli esemplari in acciaio tendono invece ad alimentare, proprio per il costo più accessibile.
A proposito di prezzi, entrambi i modelli di Cubitus 7128 costano 77.219 euro. Quasi il doppio della versione in acciaio da 45 mm, appunto…

