Il vintage? Un mercato florido, grazie ai tanti, tantissimi amanti degli orologi d’epoca. Collezionisti incontentabili, sempre alla ricerca del buon affare, dell’occasione da non perdere – e infaticabili, nel loro continuo girovagare nei mercatini, frequentare i forum, visitare gli “spacciatori” di fiducia. In senso ironico, s’intende (perché la passione può dare assuefazione, come una droga). Si tratta infatti di rivenditori qualificati, con una buona reputazione, pronti a metterci la faccia per garantire “l’usato sicuro”. Soprattutto quando si tratta di esemplari di un certo tipo, magari con la cassa in metalli preziosi e un determinato nome sul quadrante. Proprio a questi appassionati si rivolge Omega, che da qualche mese ha istituito un Certificato di autenticità.
Cioè una dichiarazione con cui la maison di Biel/Bienne riconosce un orologio come proprio, effettivamente e integralmente, sia dal punto di vista della produzione che della manutenzione. Nessuna parte contraffatta, modificata, taroccata nel tempo, solo ricambi originali. In pratica, si tratta di una perizia effettuata direttamente da un tecnico specializzato, che prende in considerazione tutti i componenti di cassa e movimento. Si estende agli esemplari realizzati da almeno 30 anni e può essere richiesta da chiunque – purché possieda un Omega d’antan, ovvio. Usufruirne è semplice: basta recarsi con il proprio esemplare in una boutique Omega che offre questo servizio oppure recapitarlo direttamente in Casa madre.
Lì, l’Omega Heritage Team si occuperà di analizzarlo sia attraverso la verifica visiva dei componenti sia attraverso il confronto con le politiche di riparazione e con la documentazione conservata nei registri di produzione. Non dimentichiamo che Omega ha una gestione organizzata del proprio patrimonio storico. Quindi, nel giro di un paio di mesi, se le condizioni dell’orologio supereranno l’esame, verrà emesso il Certificato di autenticità. La maison non specifica quali parametri siano necessari per ottenerlo, ma lascia intendere che in certi casi potrebbe anche non essere rilasciato. Se è facile presupporre che questi ultimi riguardino il montaggio di elementi non realizzati “in casa”, resta aperta la questione sulla presenza di componenti non coevi rispetto all’esemplare.
Tuttavia è probabile che i tecnici distinguano differenti casi nelle sostituzioni di pezzi originali. Per esempio una manutenzione ordinaria di parti di consumo può implicare l’uso di ricambi identici, anche se appartenenti a serie produttive diverse. Il che è lecito… Ma in caso di dubbi è sempre meglio chiedere agli esperti di Omega. Una certezza è invece il costo dell’operazione: 880 euro. Che – è vero – non sono pochi, ma ottenere la certificazione vale ogni centesimo speso. È chiaro che il gioco deve valere la candela: meglio richiederla quando si possiede un esemplare di un certo valore, che può solo ottenere benefici dal Certificato di autenticità.
Un ultimo chiarimento riguarda infine la distinzione fra Certificato di autenticità ed Estratto d’archivio: due cose diverse, da non confondere. L’Estratto d’archivio – come dice la parola stessa – contiene informazioni dettagliate sull’epoca di produzione, dalla data di fabbricazione al percorso compiuto dall’orologio a partire dallo stabilimento di Biel/Bienne. Tra l’altro è un servizio attivato da Omega ormai tempo: che riguarda gli orologi precedenti l’anno 2000, si può richiedere online, costa 120 franchi svizzeri (più Iva) ed è espletato nel giro di 15 giorni (con copia digitale).
Il Certificato di autenticità invece garantisce l’autenticità di un orologio, nelle condizioni (quindi con i componenti montati) in cui si trova al momento della perizia. Un valido documento per case d’aste e grandi collezionisti, oltretutto riconosciuto a livello internazionale.