Il mondo del collezionismo in orologeria per lungo tempo è stato avvolto da una coltre di segretezza, protetto da una privacy gelosamente ostentata. Di recente però le cose sono cambiate, e i riflettori della notorietà hanno portato alla ribalta nomi, volti e raccolte in passato poco noti al grande pubblico. Così è per Fred Mandelbaum, uno dei più grandi collezionisti di orologi vintage complicati – e in particolare di cronografi Breitling.
Influencer con quasi 55mila follower (su IG basta cercare @watchfred), Fred Mandelbaum ha una conoscenza pressoché enciclopedica della casa di Grenchen. Il che ha motivato Georges Kern, Ceo di Breitling, a contattarlo. E a coinvolgerlo per recuperare e proiettare nel presente le radici del marchio nel settore dell’aviazione. È nata così, per esempio, anche la nuova collezione Premier Heritage, improntata a rivedere l’eredità del brand che ha dato vita al cronografo moderno.
Ed è proprio per il lancio della collezione Premier Heritage che abbiamo avuto modo di fare quattro chiacchiere con l’esperto viennese. Che si è rivelato estremamente disponibile, a dispetto dell’immensa popolarità, nel parlare di sé, della propria collezione e della passione per Breitling. La prima domanda sorge spontanea: come è diventato collezionista? «È difficile spiegarlo, anche perché non si sceglie di diventare collezionista dall’oggi al domani. È qualcosa che non è possibile pianificare, come magari può accadere a chi nutre scopi commerciali», racconta Fred Mandelbaum.
«Per quanto mi riguarda, ho iniziato ad appassionarmi agli orologi meccanici intorno alla metà degli anni ’80. All’epoca andavano di moda gli orologi al quarzo, quasi tutti ne indossavano uno. Però a me piacevano, in controtendenza, quelli meccanici: forse come reazione al fatto che il mio lavoro principale si svolgeva – e tuttora rimane – nel campo dell’elettronica e dei computer. È nato così il mio interesse per i cronografi e le complicazioni in generale. Mi affascinava prima di tutto la tecnologia, il processo di produzione. Ho imparato la meccanica, ho voluto saperne sempre di più e conoscere le manifatture più innovative. In questo modo l’orologio è diventato per me molto più di un semplice oggetto da portare al polso».
E allora come è nato il suo interesse particolare per Breitling? «Colleziono cronografi vintage in generale, quindi non solo Breitling. Con il tempo, però, più studiavo e approfondivo la mia conoscenza, più notavo che le innovazioni principali, sia in termini di funzioni che di design, sono sempre state realizzate da Breitling», spiega Mandelbaum. «Basti pensare fra tutti al modello pionieristico lanciato nel 1967, il Chrono-Matic 49 mm, diventato poi famoso in tutto il mondo, amato fino ai giorni nostri e indossato da tante celeb – da Sylvester Stallone ad Arnold Schwarzenegger. Ma pensiamo anche al design panda dei cronografi tanto in auge a metà degli anni ’60, e che Breitling iniziò a realizzare già nel 1957. Ecco perché, fra i brand che colleziono, la casa fondata a Saint-Imier è la più importante».
Ok, ma Fred Mandelbaum oggi non è solo uno storico e collezionista: è anche consulente Breitling. Come è nato il suo coinvolgimento con il brand? «È cominciato tutto con una conversazione telefonica avuta nell’estate del 2017 con Georges Kern. Ricordo che ero nella piscina dell’hotel in Veneto dove alloggiavo, e mi arrivò sullo smartphone un messaggio di Instagram: era Georges Kern che mi chiedeva di chiamarlo. Da allora sono diventato consulente: lavoro a stretto contatto con il direttore creativo e collaboro alla riedizione di modelli storici, partendo dalle radici dell’esemplare per trasportarlo nella modernità».
Ne è un esempio proprio la collezione Premier Heritage presentata di recente, formata da sei orologi suddivisi in tre linee: il Chronograph, il Datograph e il Datora. Come colloca questa collezione, realizzata con la sensibilità e la meccanica di oggi, all’interno della storia di Breitling? «Posso datare la decisione di riportare in vita questi modelli al primo incontro che ho avuto con Georges Kern, nel settembre del 2017, a Vienna. Quando mi espresse la volontà di riportare in vita tre esemplari importanti», risponde Fred Mandelbaum.
Ma per comprendere la questione bisogna fare un passo indietro. «In passato, i cronografi erano considerati degli strumenti per piloti, non facevano parte della vita quotidiana. Durante gli anni della guerra, mentre l’industria costruiva armi, Breitling voleva invece usare quella tecnologia per il piacere», rivela lo storico. «Iniziò così a disegnare cronografi incredibili, bellissimi: e realizzò le collezioni Premier, Datora e Duograph. Willy Breitling li volle progettare per dare un segno di speranza sull’imminente fine della guerra e sul ritorno alla vita normale. Poter lavorare a questo progetto per me è stato come realizzare un sogno che coltivavo da decenni», confida Fred Mandelbaum.
Ecco quindi l’Heritage Premier Chronograph, che monta un calibro a carica manuale proprio come i suoi predecessori degli anni ’40. L’Heritage Premier Duograph con funzione sdoppiante, utile per esempio per prendere i tempi di due eventi in successione. E l’Heritage Premier Datora, un calendario completo con fasi di luna. Esemplari che meritano un approfondimento: ne riparleremo in un prossimo futuro. Intanto però chiediamo a Mr. Mandelbaum cosa ha imparato di nuovo dall’esperienza con Breitling. «Ho imparato quanto sia complicato progettare un orologio. Esternamente potrebbe sembrare facile, ma realizzarlo dall’inizio fino alla distribuzione in negozio è qualcosa di estremamente complesso. Sono tantissimi i passaggi che ho potuto finalmente approfondire».
Ma torniamo alla passione del collezionismo. Quanti esemplari conta la sua personale raccolta? «È una domanda che mi fanno sempre, e alla quale non so rispondere», ammette Mandelbaum. «Anche perché non li conto mai: non considero infatti rilevante la quantità quanto piuttosto la qualità. Conosco collezionisti che sono in possesso di centinaia di orologi, ma senza un singolo pezzo davvero interessante o raro. Mentre puoi magari averne solo cinque ma tutti di gran pregio. Insomma, mi concentro sulla qualità e su quanto un orologio può rappresentare uno step successivo in ambito dell’innovazione».
È evidente che l’approccio storico ha influito anche sulla struttura della collezione. Si tratta di una forma mentis che dà un’impronta specifica non solo agli studi ma perfino alle attività pratiche di chi la possiede. «Mi interessa poi anche l’originalità, naturalmente», continua l’esperto. «Molta parte del mio lavoro consiste nel riconoscere l’autenticità dal falso. Breitling è infatti uno dei marchi più imitati. Se vogliamo andare indietro al 1940, per esempio, possiamo trovare dei Breitling falsi magari fra orologi che sono parte di collezioni di famiglia da sessanta, settant’anni».
Un’ultima curiosità, alla luce di un’esperienza più che trentennale. Quanto è cambiato il mondo del collezionismo, rispetto ai suoi esordi? «Oggi è sicuramente più facile essere un collezionista. Nel senso che quando ho cominciato ad appassionarmi al mondo degli orologi non esisteva internet, le informazioni erano poche. Per soddisfare la mia sete di conoscenza ho iniziato quindi a frequentare le fiere dedicate, a leggere libri e cataloghi», chiarisce Fred Mandelbaum. E conclude: «Anche se le cose più interessanti ormai le trovo grazie alla rete di amicizie che ho la fortuna di avere costruito nel tempo. Si tratta di appassionati come me, che provengono da tutto il mondo, dal Giappone all’Europa: ci aiutiamo e scambiamo informazioni a vicenda».