Ecco uno di quegli incontri tra “master” che piacciono a tutti (o quasi). Nella nuova avventura Doctor Strange nel Multiverso della Follia (da oggi, 4 maggio, al cinema) il “master” delle arti mistiche per eccellenza – Doctor Strange – convive infatti con il Master Ultra Thin Perpetual Calendar di Jaeger-LeCoultre. Il personaggio targato Marvel Studios torna così per la seconda volta sul grande schermo con le sembianze di Benedict Cumberbatch, ormai da anni ambasciatore della Grande Maison. Qui diretto da Sam Raimi, regista americano noto per aver girato la trilogia di Spider-Man, l’attore britannico affronta le pericolose realtà alternative dell’universo.
Doctor Strange nel Multiverso della Follia: la trama (senza spoiler)
Il debutto del Master Ultra-Thin Perpetual Calendar nell’opera sci-fi dei Marvel Studios risale al 2016, quando cioè uscì al cinema il primo episodio della serie Doctor Strange. Oggi come allora il complicato di Jaeger-LeCoultre ricopre un ruolo di primo piano nella storia del personaggio, nato in origine dalla matita di Stan Lee. Costituisce infatti un punto di riferimento essenziale nei continui viaggi nelle arti mistiche del protagonista: come dichiara il comunicato stampa, “funge da promemoria tangibile di eventi significativi del passato e del presente del personaggio”.
Nella storia raccontata da Doctor Strange nel Multiverso della Follia, in particolare, Stephen Strange e il fidato amico Wong (Benedict Wong) sono costretti all’azione quando in città si apre un varco nel Multiverso. Una sorta di portale su una realtà alterata dello spazio-tempo, da cui sbuca un misterioso, esecrabile nemico. Autrice di questi collegamenti sugli universi alternativi è una ragazza, America Chavez (Xochitl Gomez), dalle straordinarie capacità a creare accessi sull’ignoto. Tant’è: come dice lo stesso Doctor Strange, «il Multiverso è un concetto di cui conosciamo spaventosamente poco». Ma non andiamo oltre per non spoilerare nulla. La stessa Marvel del resto è stata molto avara nel diffondere informazioni sulla trama…
Il Master Ultra Thin Perpetual Calendar
Una premessa è d’obbligo. Il calendario perpetuo è un orologio fornito di una memoria meccanica in grado di indicare automaticamente la durata di ogni mese dell’anno, di distinguere i mesi di 30 giorni da quelli di 31, e perfino di “riconoscere” la lunghezza di febbraio – 28 giorni o 29 negli anni bisestili. A patto che sia sempre tenuto in funzione, s’intende. Si tratta insomma di una macchina complessa che va corretta solo nel caso delle irregolarità previste dal calendario gregoriano; il prossimo intervento manuale dovrà quindi essere effettuato nell’anno 2100, e poi ancora nel 2500… E la cosa chiarisce le ambizioni di eternità dell’alta orologeria.
Nello svolgersi delle vicende del film, il calendario perpetuo sembra quindi una complicazione particolarmente appropriata. Per la sua capacità di visualizzare sul quadrante più linee temporali (data/giorno della settimana/mese/anno e perfino fasi lunari); ma anche perché permette di segnare il momento esatto nel corso di molte vite. E oltretutto funziona allo stesso modo nelle diverse realtà parallele. Dal punto di vista stilistico, poi, il Master Ultra Thin Perpetual Calendar si presta alla sobria eleganza di Stephen Strange – almeno quando è “in borghese”. E il suo design da “classico senza tempo” buca lo schermo nel Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Perché risalta come elemento di conforto, una sicura costante in un mondo in perenne mutamento.