S’intitola Orologi da polso 1960-2000 il nuovo libro dell’editore, storico e collezionista di orologi Marco Strazzi. Un viaggio di sicuro fascino e interesse attraverso i decenni che hanno portato alla totale maturità dell’accessorio più collezionato dal genere maschile. L’opera arriva infatti un anno dopo la pubblicazione di Orologi da Polso 1900-1959 (sempre pubblicato da Pressision), di cui Il Giornale degli Orologi si è occupato qui. Rappresenta dunque la seconda parte della storia enciclopedica che Strazzi dedica a questo mondo.
Orologi da polso 1960-2000 replica la formula del volume predecedente, presentando – per ciascuno dei decenni e degli anni esaminati – l’evoluzione tecnica, estetica, economica, industriale e commerciale del settore. Include inoltre schede e foto dei modelli più rappresentativi, e dedica un piccolo spazio anche agli eventi più importanti nei campi della politica, della società, dello sport e dello spettacolo. Le 432 pagine dell’opera portano il totale dei due volumi a 864 carte. Identiche nella foliazione, le due parti sono simili anche nella ricchezza dei contenuti. Orologi da Polso 1960-2000 presenta infatti 300 orologi e 1300 immagini. Queste ultime comprendono, oltre agli accessori, annunci pubblicitari ed estratti di cataloghi, manuali d’istruzioni, brevetti originali. Ne abbiamo parlato con l’autore.
Iniziamo dalla fine: e gli anni dal 2001 al 2021? Dimenticati?
Certo che no! Ho scelto di parlarne in un’appendice in fondo al volume, presentando le linee generali dell’evoluzione. Allo stesso tempo, mi sembrava troppo presto per proporre la selezione dei modelli più significativi che caratterizza le sezioni precedenti. Manca la prospettiva storica. Magari tra dieci anni…
Come riassumere Orologi da Polso 1960-2000 in poche parole?
Il quarantennio trattato dal volume ha visto cambiamenti epocali, dal boom degli anni ’60 alla rivoluzione del quarzo e dal declino alla rinascita dell’orologio meccanico. Mentre nei sessant’anni descritti dal volume precedente l’evoluzione è stata graduale e, in un certo senso, controllata, dal 1960 in poi il ritmo del progresso è stato frenetico e, negli anni ’70, caotico, avvincente.
In che senso?
Nessun momento storico mi ha stupito e affascinato quanto quello dal 1970 al 1980. È infatti caratterizzato dalla creatività di tecnici che – di fronte alle potenzialità fin lì inesplorate dell’elettronica – si sono sfidati in una gara senza esclusione di colpi (di genio) alla ricerca di soluzioni innovative e, ovviamente, redditizie in termini commerciali. L’accesso a fonti di prima mano, in particolare le riviste di settore dell’epoca, mi ha permesso di mettere un po’ d’ordine nel caos di un periodo unico nella storia della misura del tempo. Unico e negativo per la Svizzera, che ha perso la leadership del settore proprio a causa del quarzo.
Poi però l’orologio meccanico svizzero è tornato protagonista…
Ci sono voluti dieci anni. Nel frattempo, sono sparite decine di Case e si è azzerato il settore degli orologi meccanici economici. Molti non lo sanno, ma a metà degli anni ’70 i cosiddetti Roskopf rappresentavano la metà delle esportazioni svizzere. Solo il colosso americano Timex produceva e vendeva di più.
Fino a quando sono arrivati i giapponesi…
… e Hong Kong, con milioni di digitali a basso costo. Quelli che arrivavano nelle case anche dentro i fustini del detersivo. E poi i multifunzione con calcolatrice, agenda, suoneria, cronografo… Prodotti di successo e istruttivi.
Istruttivi?
Già. Si disse che con la loro precisione e praticità rappresentavano la fine dell’orologio tradizionale. Come sappiamo non è andata così. Per questo li definirei istruttivi. Insegnano qualcosa anche sul presente. Lo smartwatch non confinerà nei musei l’orologio meccanico per la semplice ragione che i due oggetti – come i multifunzione orientali e i complicati svizzeri d’alta gamma negli anni ’80 – hanno poco o nulla in comune. Convivranno pacificamente. E non è detto che sia necessario scegliere: i polsi da vestire sono due…
Parliamo delle fonti utilizzate per la sua ricerca. Ha citato le riviste specializzate d’epoca…
Sono state fondamentali, anche se nella bibliografia alla fine del libro passano quasi inosservate. Il fatto è che, mentre è abbastanza facile compilare una lista di duecento libri, non è possibile elencare gli articoli contenuti in 40 anni del Journal Suisse d’Horlogerie: ci vorrebbe un volume solo per questo, visto che si tratta di circa 40mila pagine… Lo stesso vale per le altre riviste che ho potuto consultare grazie alla cortesia di biblioteche e privati. Infine, ho una biblioteca abbastanza fornita anch’io.
Si sa che lo storico deve essere obiettivo. Però qualche predilezione Marco Strazzi l’avrà. Un orologio preferito…
Diciamo che il modello scelto per la foto di copertina celebra allo stesso tempo i 50 anni del Royal Oak e i miei gusti personali. Ma meriterebbe la copertina in ogni caso per ciò che rappresenta in termini di storia, tecnica e design.
Orologi da polso 1960-2000 è già disponibile presso le librerie e i principali shop online. Per saperne di più, visita il sito di Marco Strazzi: 10e10.ch.