È affascinante poter misurare le trasformazioni sociali e del costume attraverso oggetti la cui funzione ha assunto di epoca in epoca una diversa valenza. In questo senso, il libro Orologi da polso 1900-1959, dalle origini alla maturità è una guida interessante per ricostruire la storia dell’orologio nel periodo cruciale di passaggio dal taschino al polso. Con tutte le premesse, le implicazioni le conseguenza del caso. Da “bracciale con orologio” poco affidabile in quanto a precisione, quasi una bizzarria per un uomo, è poi diventato un accessorio indispensabile nella vita di tutti i giorni.
Quindi un oggetto da collezione per gli appassionati di micro-meccanica, uno status symbol da ostentare in società, perfino un gadget per gli amanti della moda. E oggi? Lo strumento per la misura del tempo è tornato per così dire in tasca: nel senso che le ultime generazioni sono più portate a controllare l’ora sul proprio smartphone o su uno dei tanti dispositivi che portano con sé. Così il tradizionale orologio da polso meccanico ha assunto altri significati, più personali: indice di potere economico, segno di stile, sinonimo di cultura…
Ne parliamo con l’autore
Ma facciamo un passo indietro. E torniamo al libro Orologi da polso 1900-1959, dalle origini alla maturità: scritto e curato dall’editore, storico e collezionista Marco Strazzi, ci offre una testimonianza preziosa sull’evoluzione nel tempo di questo oggetto fortemente significativo. (Edito da Pressision Watch Books, il volume si trova in vendita anche nelle librerie online, come Amazon).
«Come specificato nel sottotitolo, il libro abbraccia un periodo storico che va dalle origini al trionfo tecnologico dell’orologio da polso. Un periodo importante, perché è in questi decenni che è diventato uno strumento indispensabile per chiunque. Che fosse di lusso o economico, tutti dovevano portarlo a polso. Sennò non sapevano l’ora, semplicemente», dichiara Marco Strazzi, che abbiamo raggiunto via Skype.
«All’inizio del XX secolo in pochi si fidavano dell’orologio da polso. Le donne hanno contribuito maggiormente alla sua diffusione, anche perché per loro indossare un bracciale non era un problema. Per gli uomini invece poteva sembrare una stramberia, una forma di effeminatezza: lo si guardava con molta diffidenza. Durante la Prima Guerra Mondiale, comunque, i soldati in battaglia lo indossavano spesso, perché era più pratico. Ma non era ancora tanto affidabile dal punto di vista meccanico», racconta l’autore.
«Non c’erano infatti ancora gli strumenti che garantivano la fabbricazione di movimenti precisi In più polvere, urti, umidità contribuivano a far fermare l’orologio, che dal canto suo era di cattiva qualità. Negli anni ’20 poi ha cominciato a migliorare anche dal punto di vista tecnologico, fino ad affermarsi definitivamente». Solo negli anni ’30 infatti le vendite degli esemplari da polso hanno superato quelle dei modelli da tasca.
I primi protagonisti
Riassumendo, gli orologi da polso all’inizio erano orologio da tasca cui venivano saldate le anse per attaccare il il cinturino e poterli indossare. Quindi erano orologi da tasca modificati. Poi tutto è cambiato. «Cartier ha creato i primi orologi che non erano dei “figli poveri” degli orologi da tasca. Ha introdotto modelli in cui non si vede la parentela con l’orologio da tasca. Però era un fenomeno limitato, in pochi potevano infatti permettersi di avere un Cartier. La produzione era ridotta, si parla di poche centinaia di esemplari», prosegue Strazzi.
«Ma non direi che esista un “modello zero” in particolare che ha contribuito alla diffusione dell’orologio da polso. È stato piuttosto l’insieme delle tecnologie che sono migliorate, fino a garantire la precisione di un orologio da tasca». Qualche nome in particolare fra i modelli storici? «Il Rolex Oyster è stato fondamentale per l’impermeabilità, la resistenza all’umidità e alla polvere. Il marchio ha poi fatto il primo movimento automatico affidabile, chiamato Perpetual. Ma è difficile attribuire a un solo modello il cambiamento di mentalità generalizzato che è avvenuto».
La struttura del libro
Il volume Orologi da polso 1900-1959, dalle origini alla maturità è dunque una cronistoria strutturata in cinque parti. La prima è dedicata al ventennio 1900-1919, le altre a un decennio ciascuna fino al 1959. Il tutto, preceduto da un breve antefatto sulla misura del tempo fino al XIX secolo. «Ogni sezione del libro si apre con un’introduzione sulle tendenze della tecnica e del design, e sui modelli più significativi. I capitoli sui singoli anni si articolano in tre parti: una panoramica dell’attualità con fatti di cronaca extra-orologiera (ad esempio lo scoppio della Grande Guerra); una con gli eventi del settore orologiero (fondazione di manifatture, acquisizioni e così via); infine una sezione di prodotti (“Le novità”)», spiega ancora.
«I “piatti forti” di quest’ultima sono le schede con i dettagli tecnici e le annotazioni storiche, accompagnate dalle immagini degli orologi, dei movimenti e, in molti casi, dalle riproduzioni di annunci pubblicitari, certificati, cataloghi, opuscoli e brevetti. In molti casi l’anno non corrisponde esattamente al momento in cui l’orologio è stato messo in commercio. Però ogni orologio è collocato nel proprio periodo di competenza. Quando invece è possibile fissare una data di nascita precisa – con il Cartier Tank, il Rolex Oyster o l’Omega Seamaster ad esempio – allora ciascun modello è posizionato proprio nell’anno in cui è effettivamente entrato in commercio».
Perché leggere Orologi da polso 1900-1959, dalle origini alla maturità
Ricapitolando, l’opera è strutturata in tre sezioni: notizie extra-orologeria; notizie del settore, di natura economica/industriale; infine le novità corredate di schede. Nelle quali sono descritte tutte le caratteristiche dell’orologio trattato: tecniche, estetiche, meccaniche… per un totale di circa 400 esemplari e ben 1.300 immagini. «Questo lavoro è il frutto di una ricerca approfondita cominciata vent’anni fa. Le fonti sono solo cartacee. Per fortuna ho un buon archivio… E inoltre ho avuto accesso agli archivi di riviste, soprattutto svizzere. In questo modo il lettore ha qualcosa di alternativo a quello che trova su internet. Questa è la peculiarità della ricerca che ho fatto. E che spero possa servire come strumento di conoscenza per esperti e neofiti».
Orologi da polso 1900-1959, dalle origini alla maturità va a colmare un vuoto esistente nel mondo della letteratura orologiera. «In circolazione ci sono tanti testi, soprattutto in inglese e francese. In italiano non mi risulta che ci sia qualcosa di simile al mio. Ma anche in lingua, non ho trovato pubblicazioni che abbiano una finalità soprattutto informativa. Mi auguro che in questo possa essere utile anche a chi conosce già il settore ma magari non sa tutto». Qual è il suo periodo storico preferito? «Sono molto legato al periodo che va dagli anni ’30 ai ’50. Tutto quello che si poteva fare, a livello estetico, è stato fatto in questo periodo». Come non essere d’accordo?