Approfondimenti

Classique Calendrier 7337. Breguet e l’importanza dei dettagli

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Il lavoro di un designer di orologi a volte ricorda quello di un chirurgo plastico. Di un bravo chirurgo plastico, capace di ringiovanire l’aspetto di un volto senza cambiarne l’identità. Di rinnovare l’immagine attraverso “ritocchini” e trattamenti mini-invasivi, per donare freschezza ma non stravolgere i connotati. Cosa ancora più difficile nell’orologeria da polso, dove tutto è concentrato in pochi centimetri quadrati. E dove spesso ci si confronta con segni stilistici codificati, che devono essere rispettati senza riserve. Un esempio? La collezione Classique di Breguet, dal nome così eloquente da non aver bisogno di spiegazioni. Che di recente ha conosciuto un ottimo intervento estetico nel Classique Calendrier 7337, reinterpretato in chiave attuale eppure sempre uguale a se stesso.

Una storia lunga due secoli

Come molti modelli del catalogo contemporaneo della Maison Breguet, anche il Classique Calendrier 7337 prende ispirazione dal passato, dagli esemplari realizzati da Abraham-Louis Breguet e oggi conservati nella boutique di place Vendôme a Parigi. In questo caso l’originale è un orologio da tasca, il N° 3833, venduto – secondo i registri della Maison – per 5mila franchi a Mr. Thomas Hawley il 12 maggio 1823, pochi mesi prima della morte del Maestro. Un “complicato” con ripetizione quarti, indicazione della data e dei giorni della settimana in due finestrelle simmetriche rispetto alle fasi di luna, quadrante di ore e minuti decentrato (verso il basso) e con contatore dei piccoli secondi inscritto a ore 8.

Negli anni ‘90 del Novecento, il N° 3833 diede vita a un altro orologio, simile nell’impostazione grafica ma da polso: la Referenza 3337. Con un diametro da 35 mm, montava il Calibro 502, a carica automatica, che conservava solo le indicazioni del calendario ed era privo della ripetizione. Poi, nel 2009, la Referenza 3337 fu a sua volta oggetto di un restyling: nacque così la Referenza 7337, con la cassa di 39 mm di diametro. Da allora, il Classique Calendrier 7337 ha conosciuto diverse varianti, tutte con la stessa disposizione delle informazioni sul lay-out e le caratteristiche distintive che le rendono inequivocabilmente Breguet, fin dal primo sguardo.

Ecco, rispetto alle ultime versioni, uscite nel 2020, il Classique Calendrier 7337 presenta piccoli cambiamenti, semplici ritocchi che mantengono immutata l’estetica ma ne rinnovano profondamente l’aspetto. E questo proprio grazie alla capacità dei designer di saper svecchiare, o meglio rendere più attuale l’orologio, senza stravolgerlo. Vi invito quindi a fare con me un diretto paragone fra i modelli di oggi e quelli di due anni fa (che avevamo approfondito qui, ma li vedete anche nella gallery qui sopra). Un confronto tipo “trova le differenze”, un po’ come il gioco che si trova sulla Settimana Enigmistica. Con l’intento però non di passare il tempo, ma di allenare la vista e il cervello a cogliere quei dettagli che – seppur minimi – sono sostanziali nella composizione.

Il Classique Calendrier 7337

Cominciamo quindi dai segni distintivi che identificano i Breguet. In primis il guillochage, ovvero l’arte di decorare il quadrante con un’incisione realizzata a mano, attraverso antiche macchine tipo pantografo. Non mi soffermo oltre, ne abbiamo già scritto più volte, al limite vi invito a leggere qui per saperne di più… Bene. Lo sfondo a grain d’orge circolare è lo stesso, così come il fine Clous de Paris sotto le consuete lancette “a pomme evidée”. Diverso è invece il contatore dei piccoli secondi, ora a Clous de Paris in continuità con il quadrante attorno, mentre due anni fa era a damier. Appena accennati gli indici che scandiscono i secondi, impressi a décalque e intervallati dai numeri arabi 15/30/45/60.

Più evidenti le differenze delle finestrelle con l’indicazione della data e dei giorni della settimana. La forma ora è più geometrica, definita da settori circolari con un indice sulla “corda” (in geometria il segmento orizzontale), e soprattutto con lo sfondo dei dischi blu con i caratteri stampati in bianco. In precedenza invece le aperture erano bilobate (un po’ come certe foglie o certi petali) e le scritte nere sul fondo argenté. Ancora, diversa è la collocazione del logo e del numero di serie, ora riportati in due cartigli simmetrici al centro del quadrante, prima in un unico arco a ore 12. Infine, le fasi di luna: il disco della luna in oro bianco martellato adesso è più grande; le nuvole sono sabbiate e non più incise; e il cielo è rivestito di lacca blu con piccole pagliuzze dorate a rievocare le stelle.  

Per altri dettagli vi rimando alle didascalie. Qui concludo dicendo che il risultato è più essenziale, puro, e in quanto tale più elegante. Indubbiamente più moderno. Il che vale sia per la referenza con cassa in oro rosa, che si allaccia al polso con un cinturino in pelle di alligatore marrone; sia per quella con cassa in oro bianco, accompagnata dal cinturino blu. Preferire una all’altra è come sempre una scelta soggettiva, quindi non mi sbilancio. Oltretutto il prezzo è identico – 46.500 euro – quindi è solo una questione di gusti personali. A me preme ribadire come pochi dettagli possano cambiare totalmente la percezione. Perché l’orologeria (tutta l’orologeria, sempre) è giocata proprio nei dettagli.