Approfondimenti

SP One: MB&F si veste di classicità (a modo suo)

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Quando ho ricevuto la cartella stampa del nuovo SP One di MB&F, mi sono tornate alla mente alcune parole che il fondatore del Brand, Maximilian Büsser, ha detto durante un’intervista (più una chiacchierata, a dire il vero) che mi ha rilasciato lo scorso anno: «Un’altra idea che non cambierò mai è non farsi influenzare dal mercato. Penso di non aver mai creato qualcosa di simile a ciò che ha fatto qualcun altro: se qualcuno l’aveva già realizzata, non c’era ragione che la facessimo anche noi». È esattamente il succo di questo orologio.

SP One sta per Special Project One ed è davvero qualcosa che nessuno aveva mai realizzato prima, nemmeno la stessa MB&F. Perché il Brand di Büsser non è certo famoso tra gli appassionati per un’idea di orologeria tradizionale, almeno nelle forme. Le Horological Machine da una parte e le Legacy Machine dall’altra sono tutto fuorché classicità estetica, anche se la lezione meccanica dei grandi maestri del passato è forte e presente. Invece, qui ci troviamo di fronte a un orologio a tre lancette con cassa tonda da 38 mm, un classico dress watch. Ma appena lo vedi, lo battezzi subito come un MB&F. 

SP One, un ponte tra le collezioni

Perché, come la gran parte dei pezzi usciti dalla manifattura di Büsser, l’SP One è prima di tutto trasparenza. Il movimento è come sospeso in una bolla, tra il vetro zaffiro bombato che lo protegge e il vetro zaffiro piatto del fondello. L’occhio attraversa senza ostacoli l’intera struttura dell’orologio e scorre via attraverso il calibro, che passa tutt’altro che inosservato.

Più elegante della tipica Horological Machine ma più all’avanguardia di una Legacy Machine, l’SP One è il primo modello di una nuova collezione Special Project che racchiude l’estetica contemporanea, tipica del Marchio, in un formato più piccolo e indossabile. Le Horological Machine tendono a essere futuristiche, con un’architettura del movimento visionaria e casse grandi e strutturate. Le Legacy Machine interpretano gli orologi da tasca d’epoca con tocchi come le lancette in acciaio azzurrato e la disposizione tradizionale del movimento.

In un certo senso, l’SP One unisce queste due filosofie costruttive grazie a un design contemporaneo, tradotto in dimensioni e forme più normali. La cassa tonda e liscia (in MB&F la paragonano a un ciottolo di fiume) è tradizionale come la scelta dei materiali, il platino o l’oro rosa. Ma all’interno, il movimento sembra più simile a quello di una Horological Machine, tanto che la cassa pare quasi scomparire insieme ai materiali preziosi, “ingoiata” dalla luce e dalla trasparenza dei due vetri zaffiri per i quali, in definitiva, fa quasi solo da supporto.

I “tre tenori”

Tre sono gli elementi del movimento che balzano alla vista, tutti circolari: il bariletto, il bilanciere e il quadrante. Dopotutto, il calibro SP One era stato inizialmente denominato, non a caso, “Three Circles”. Nulla di nuovo per MB&F per quanto riguarda la scheletratura dei movimenti, ma in questo il design e le soluzioni ingegneristiche hanno permesso di sfruttare gli ingranaggi conici e il quadrante inclinato (due segni distintivi del lavoro di MB&F) per dare vita a un calibro quasi piramidale, in cui il rubino centrale funge da vertice.

L’architettura del calibro SP One ha una forma a Y sviluppata internamente dal team di MB&F, dal concetto iniziale alla progettazione. I vertici della Y costituiscono i tre punti in cui i ponti del movimento si ancorano al réhaut della cassa, ciascuno dando sostanza all’elemento che supporta: bariletto, bilanciere e quadrante. Non per nulla prima ho scritto che il movimento è “come sospeso” in una bolla, non che è sospeso. I ponti, infatti, sono ben saldi alla struttura complessiva dell’orologio.

Il tipico quadrante inclinato di MB&F a ore 6 ha la base rivestita in Dlc e i classici indici e lancette lucidati. Il bariletto e il bilanciere sono disposti in modo simmetrico nella parte superiore dell’orologio. Il bello è che ad accentuare l’eleganza dell’SP One contribuisce il fatto che il calibro non presenta ponti, viti o ruote visibili. Per migliorare l’aspetto architettonico ed estetico complessivo, tutt’e tre gli elementi hanno circonferenze identiche e il réhaut ha una superficie lavorata con una satinatura a spirale, che aggiunge consistenza all’intera struttura. A seconda del materiale della cassa, il réhaut ha un colore diverso: azzurro per il platino o antracite per l’oro rosa.

La cassa dell’SP One

Se l’SP One dà il meglio di sé nella visione frontale, anche capovolgendolo l’architettura non è niente male. I ponti, quasi invisibili dal lato del quadrante, fanno capolino attraverso il treno del tempo. La scena è rubata dall’anglage preciso degli elementi, fatto rigorosamente a mano, che insieme alle superfici satinate, lucidate e microbigliate conferiscono un aspetto equilibrato all’intero movimento.

Un discorso che si può applicare alla cassa, anche se personalmente faccio fatica a definirla tale vista la preminenza dello zaffiro in questo orologio. Lo spessore complessivo è di 12 mm e ciò che spicca, al di là della bombatura e della morbidezza delle forme, è l’architettura delle anse. Non essendoci praticamente possibilità di agganciarle alla parte frontale della cassa, i designer di MB&F le hanno elegantemente integrate al fondello.

La cassa, l’ho scritto, è in oro rosa o platino e ha una finitura completamente lucida che la rende discreta. Solo la corona a ore 10 e il leggero effetto fluttuante sulle anse introducono una dose di originalità, una scelta che era probabilmente l’obiettivo di Max Büsser e dei suoi amici nel creare l’SP One. Il fatto che l’orologio sia privo di lunetta aumenta la sensazione di trasparenza e leggerezza, senza mortificarne le dimensioni. Che, immagino, lo rendono di una comodità unica al polso insieme alle forme morbide.

Un occhio al mercato

Nelle didascalie lascio spazio a ulteriori dettagli tecnici e a qualche informazione in più sull’orologio. In chiusura mi limito a ricordare i prezzi: 67.100 euro per il platino, 61.780 euro per l’oro rosa, entrambi Iva esclusa. E a formulare un pensiero.

Per come lo vedo in cartella stampa (spero di provarlo quanto prima), l’orologio racchiude tutto ciò che mi piace di MB&F, dalla meccanica sopraffina “a vista” al design futuristico ma con un tocco di classicità. Il fatto che non abbia quello che non mi piace del Marchio, ossia la vestibilità a dir poco complicata, significa che, forse, alla fin fine Büsser un po’ si è fatto influenzare dal mercato, nonostante ciò che dice. In fondo, non sempre è un male.