Breguet, marchio storicamente legato al mondo del mare, ha garantito il suo supporto alla Race for Water Foundation. Ed è salita a bordo di una spedizione ambiziosa, con finalità educative
I dati sono allarmanti, per non dire allucinanti. Ogni anno milioni di tonnellate di rifiuti di plastica si riversano nei mari. Galleggiano, stazionano a mezz’acqua, si depositano sul fondo. Non si biodegradano se non in centinaia o addirittura migliaia di anni, e mai completamente. Perché si frammentano in particelle non percepibili all’occhio umano, le micro plastiche. Invisibili ma non per questo inoffensive, dal momento che entrando indirettamente nella catena alimentare finiscono per essere ingerite dagli esseri viventi, uomo compreso.
Quello della plastica è un problema globale e nessun Paese può ritenersi esente da colpe o responsabilità. Ma è anche vero che, secondo studi di organizzazioni accreditate, la metà dei rifiuti di plastica convogliati verso i mari provengono da soli cinque nazioni, in via di sviluppo. In cui, oltre alla coscienza ecologica, manca anche la mentalità al riciclo nonché le strutture per metterlo in pratica. Interessante. Ma cosa c’entra tutto questo con l’orologeria? C’entra eccome. Perché negli ultimi tempi, in Svizzera e non solo, sono stati in molti, all’interno dell’industria del tempo, ad avvicinarsi al problema. Ognuno con un approccio differente.
Se, oltre alla vocazione al lavoro, l’etica calvinista abbia portato negli anni anche quella, lodevole, all’ambientalismo è difficile sapersi. Fatto sta che, questo è acclarato, nelle valli elvetiche si è iniziato a guardare con interesse e preoccupazione allo stato di salute delle acque. Va da sé che oggi mostrarsi attenti alle problematiche ambientali fa notizia, piace, e l’impegno è quindi spesso anche strumentalizzato in chiave di marketing. Ma è altrettanto innegabile che i cospicui investimenti sostenuti dai brand orologieri finiscono sovente per giocare un ruolo di grande importanza – se non addirittura vitale – nel sostentamento di fondazioni no profit in prima linea nella lotta al problema. E poi, in fondo, se l’obiettivo è quello di produrre un oggetto destinato a sopravvivere all’eternità