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Le cronache di PDV: in Giappone con Seiko, la “casa della precisione”

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Paolo De Vecchi è stato l’unico italiano invitato alla prima “Seiko Media Experience”. Un viaggio per conoscere da vicino la storica marca nipponica, ma anche un’occasione per riflettere sull’orologeria Made in Japan

Le cronache di PDV – Percorsi di Viaggio VII

Sul finire dello scorso anno, un viaggio di lavoro in Giappone proposto da Seiko è stato un’occasione unica per ampliare gli orizzonti non solo geografici e culturali, ma anche strettamente legati all’orologeria. Il che, pur in mezzo a molti altri interessi, è il mio mestiere: quindi ben venga ogni genere di aggiornamento. Oltretutto, proprio in quest’inizio di anno nuovo, appassionati e addetti ai lavori sono appena tornati dal Salone di Ginevra, tripudio dell’orologeria elvetica orientata al lusso. E la cosa mi ha portato a riflettere – con ancora i bagliori del Sol Levante negli occhi e con rispetto parlando – sul fatto che non esiste solo lo Swiss Made e il resto della produzione che passa in secondo piano.

Anzi, nel caso specifico verificato sul campo, esiste un importante Made in Japan che, sia pur su parametri differenti, niente ha da invidiare ai prodotti della Confederazione. Anche se, in un certo qual modo – complice una forma di consuetudine, la mai tramontata visione eurocentrica e, non ultima, l’intensa propaganda d’Oltralpe a fronte della proverbiale riservatezza dell’arcipelago nipponico – la produzione giapponese viene come sottovalutata e messa in ombra, relegata a pura tecnologia a basso costo. Su questo mi sono dovuto ricredere, piacevolmente e con sorpresa. E qui cercherò di raccontarlo brevemente, senza pretesa di convincere nessuno, ma solo a onore della curiosità.

Tra l’altro ho anche scoperto, comunque la si voglia vedere, che c’è un’interessante coincidenza di date e percorsi storici tra Giappone e Svizzera. E la cosa potrebbe significare una sorta di comune orientamento dell’arte e nella scienza della misurazione del tempo: una via obbligata – almeno da quando, per conoscere l’ora, si adottano appositi strumenti -, al di là delle differenti posizioni culturali e geografiche. Entrando nel merito della recente e prima “Seiko Media Experience” (una decina di giornalisti invitati, uno per paese, tra Europa, Stati Uniti e Singapore), la storica marca ha aperto le porte della sede di Tokyo, del museo e dei siti produttivi di Morioka (il quartier generale), di Shiojiri (metallurgia e meccanica) e di Shizuku-ishi (assemblaggio e regolazione), svelando grandi tradizioni e competenze.

Partendo dal nome, si viene a sapere che si tratta della contrazione di “Seiko-Sha”, il cui significato è “casa della precisione”. Un concetto logico parlando d’orologi, ma pensando alla produzione giapponese è opinione comune abbinarla al quarzo, tecnologia che assicura appunto grande esattezza. Venendo in contatto con Seiko ci si rende invece conto di quanto, fin dalle origini, la marca abbia coltivato passione e competenza per la meccanica. Parallelamente a quanto documentato nei tradizionali siti produttivi elvetici e delineando un comune denominatore tra culture così lontane.

La “casa della precisione” è stata fondata ad opera di Kintaro Hattori – e tuttora governata dal discendente Shinji Hattori – nel 1881, con l’apertura di un negozio a Tokyo che importava e riparava orologi d’arredamento, per poi iniziarne la produzione nel 1892 e ingrandirsi fino a potersi trasferire nella Clock Tower di Ginza, ancora oggi uno dei simboli della città. Risale invece al 1924 la produzione del primo orologio da polso con marchio Seiko, mentre altre pietre miliari sono il Grand Seiko del 1960, ancora in catalogo in versione aggiornata, e l’Astron del 1969, il primo orologio al quarzo del mondo.

Una supremazia elettronica frutto d’importanti studi e investimenti sulla precisione, oggi trasferiti alla meccanica con risultati che non hanno deluso le aspettative. Come dimostrato – solo a titolo d’esempio – dal Calibro 9S86: il nuovo movimento automatico montato nel Grand Seiko, dallo scarto medio giornaliero di +4/-2 secondi (meglio del Cosc, i cui parametri – per intenderci – si aggirano sui +6/-4 secondi al giorno). Sul versante estetico, dove tutto è declinato con un attento gusto del dettaglio e l’immenso amore per la natura, Seiko sembra attingere a piene mani dal proverbiale senso del bello giapponese, incrociando design tecnologico e minimalismo, concetti trasversalmente presenti in tutte le collezioni. Bisogna dire infine che gli accenni decorativi sono sempre molto sobri, ispirati al ricco patrimonio simbolico e metaforico del Sol Levante, secondo il concetto chiamato “mitate”.