L’anniversario del brevetto è l’occasione per celebrare la Giornata del tourbillon. Una complicazione tuttora viva e vitale, come rivelano le creazioni attuali della Maison Breguet. Difficile da realizzare, ma qui spiegata con semplicità
“Diavolo di un Breguet” è un’espressione che venne usata spesso mentre Abraham-Louis Breguet era ancora in vita. Tradotta oggi suonerebbe come un “quel figlio di buona donna d’un Breguet”, intesa nell’accezione positiva dell’espressione, usata anche per tributare grande ammirazione condita con un pizzico d’invidia. Perché proprio Breguet, visto che c’erano ai suoi tempi anche altri orologiai bravissimi? Perché Breguet ha una marcia in più e annovera, fra le sue tante invenzioni, il marketing, la capacità di vendere al meglio le proprie invenzioni. Invenzioni – oltretutto – spesso ben sviluppate per richiamare un immediato stupore. Basti pensare al tourbillon. Brevettato il 26 giugno 1801 (ecco perché parliamo di Tourbillon Day), questo nuovo tipo di organo regolatore venne messo in commercio solo qualche anno dopo, nel 1805.
Partiamo da alcune considerazioni tecniche. Facili, giuro. A quei tempi gli orologi da tasca passavano l’intera giornata in posizione verticale. Spesso rimanevano in posizione verticale anche la notte, appesi a piccole colonnine munite di un uncino che agganciava l’occhiello metallico superiore. Ora immaginate il movimento del bilanciere: mezza rotazione in senso orario e mezza in senso antiorario. Quando gira in senso orario la forza di gravità rende più veloce il moto. Quando il bilanciere rincula e deve ruotare in senso antiorario la forza di gravità rallenta il suo moto, rendendo difficile – se non inutile – la regolazione dell’anticipo e del ritardo. E la cosa si complica se l’orologio, poi, passa la notte in posizione orizzontale.
Il problema, si badi bene, non è di quelli da cui dipende la vita: a quei tempi la precisione davvero necessaria era piuttosto permissiva. Ma non era affatto approssimativo il neonato amore per la tecnologia, per le scienze di precisione, ben innestate su una tradizione di “il mio orologio è meglio del tuo”. Tradizione tuttora vivissima e che non va liquidata come una vana ricerca di show off. È una cosa più complessa, di solito. Un mix in cui c’è vanità, amore per l’ingegno umano, virile passione per la meccanica e tanto altro ancora… Perché l’orologeria spettacolo non è fatta di pietre preziose e ostentazione immediata, ma di un sottofondo tecnico che di tanto in tanto affiora, dando appunto spettacolo. Un musicista lo definirebbe un bordone, una nota continua non sempre bene percepita, ma caratterizzante.
Abraham-Louis Breguet sa bene di possedere un piccolo patrimonio di collezionisti disposti a spendere molti soldi per far proprie le sue invenzioni. Breguet sa che queste invenzioni devono avere un fine sensato, anche se magari esageratamente proiettato nel futuro, come – oggi – certe supercar. E allora inventa la tecnologia-spettacolo. L’organo regolatore a tourbillon consiste nel montare l’insieme bilanciere/scappamento in una gabbia che compie un giro ogni minuto. In questo modo tutti, ma proprio tutti i rallentamenti e le accelerazioni del bilanciere si compensano per sommatoria e alla fine l’errore si annulla. Beh, quasi, come si scoprirà molto tempo dopo.
Ma sta di fatto che la precisione ne guadagna molto. E soprattutto hai sotto agli occhi lo spettacolo di questa minuscola gabbia che ruota, ruota incessantemente. Un moto continuo e affascinante come le fiamme nel caminetto o le onde del mare. Tecnologia spettacolo, appunto. In questa fascinazione sta il “diavolo di un Breguet”, il “Grande figlio di puttana”, come cantavano gli Stadio nel 1981, “ma che amico per me” …
E oggi, rinascesse, Breguet sarebbe ben felice di ammirare quel che hanno fatto i suoi successori e gli eredi dei suoi tecnici. Certo, oggi la rotazione del tourbillon non è più una sorpresa, ma osservare in quanti modi può essere declinato questo dispositivo, osservare l’incredibile lavoro di miniaturizzazione stupirebbe Breguet stesso. Che poi, subito dopo, passerebbe a trovar miracolosi materiali come il silicio di cui sono fatte alcune parti dell’organo regolatore. Il consiglio, ancora una volta, è quello di provare a sentirvi un po’ Breguet e andare da un concessionario per esaminare con una lente uno dei tanti Breguet attuali, così diversi eppure così riconoscibili nell’invenzione che Abraham-Louis Breguet brevettò il 26 giugno 1801. Oltre due secoli fa.