Quattro chiacchiere con l’ultima generazione alla guida di Hausmann & Co, autentica istituzione nella Capitale. Per parlare di tempi in evoluzione, di scelte personali e di storie secolari. Guardando al futuro
«In 225 anni abbiamo fatto tantissimi mestieri diversi. Quando l’azienda è stata fondata gli orologi erano sulle torri. Poi il lavoro dell’orologiaio è diventato segare le casse degli orologi a pendolo, diventati orologi da tavolo. Siamo entrati nell’era dell’orologio portatile, che è stato una grande rivoluzione con l’orologio da tasca. Gli orologi da polso appartengono all’immaginario di tutti solo a partire dal secondo dopoguerra: stiamo parlando di una realtà commerciale che è nata allora. Dobbiamo quindi essere attenti a leggere i cambiamenti della società e farne motore di cambiamento per costruire il nostro futuro».
Giulia Mauro, quinta generazione – assieme al cugino Daniele Maffia, responsabile del Centro assistenza – alla guida di Hausmann & Co, storico punto di riferimento romano per l’orologeria di lusso, sta cavalcando il cambiamento. E, con il sostegno e la fiducia della vecchia guardia, sta trasformando, anzi rivoluzionando, i tre negozi della capitale. «Resta per noi fondamentale l’approccio consulenziale che permette di valorizzare il patrimonio delle marche di cui siamo concessionari», sottolinea Giulia Mauro, che dal mondo della consulenza proviene.
Classe 1982, laurea in Economia e management, due esperienze milanesi in società di consulenza strategica. «A 30 anni ti chiedi cosa vuoi fare nella vita. La consulenza prevede una carriera ripida, verticale e molto veloce, che mette in secondo piano qualunque altra scelta. Persino programmare una cena con gli amici una sera a settimana… Io ho scelto di entrare nell’azienda di famiglia». Una scelta consapevole, dopo aver scoperto cosa c’è fuori casa. «Ho iniziato la gavetta in ritardo, ma con un grande vantaggio. Lavorare in un’azienda di famiglia rafforza la motivazione lavorativa con il piacere di portare avanti una tradizione per noi secolare. Ma anche la responsabilità di porre le basi per una storia che continui per altri 225 in modo sano».
Tappa obbligata per riuscire a cogliere le dinamiche aziendali e con la clientela, le prime esperienze al banco nei tre negozi di via del Corso, via dei Condotti e via del Babuino. Poi Giulia ha preso carico delle attività di marketing, comunicazione, amministrazione, supporto ai negozi per i top client e l’organizzazione di eventi, che sono confluite nell’ufficio centralizzato. Le scelte personali sono arrivate subito dopo la scelta lavorativa. L’ingresso in azienda nel 2012, il matrimonio nel 2015, un figlio nel 2016, una figlia nel 2018. «Ho avuto la fortuna di avere le coccole del maschio e la caparbietà della femmina», commenta.
Non le piace essere definita donna manager. «Preferisco manager e basta, indipendentemente dall’elemento femminile. Mi sembra che la nostra generazione abbia superato quasi del tutto gli stereotipi. Perché noi donne abbiamo dimostrato che possiamo ricoprire qualunque ruolo. E anche perché indossiamo gli orologi come e quanto gli uomini», sottolinea Giulia. Confessa di aver lasciato in un cassetto il ciondolo che le regalò sua nonna. «Non l’ho indossato mai. Ho invece sempre al polso uno degli orologi che i miei genitori mi hanno regalato per tutte le occasioni importanti della vita. Un Tudor per la prima comunione, un Rolex per i 18 anni, un Patek Philippe per il mio primo figlio», racconta. E rivela che c’è un ultimo tassello da vincere: lo scetticismo di qualche uomo che dietro al bancone del negozio di orologi trova come consulente una donna.
Sicuramente nessun problema con i Millennial, a cui pensa la rivoluzione che sta ridisegnando i meccanismi della vendita al dettaglio. «I nativi digitali hanno esigenze nuove che richiedono linguaggi nuovi. Noi stiamo sviluppando una comunicazione digitale che trasmetta l’unicità dell’azienda con un approccio narrativo. Non ci interessa solo trasferire messaggi commerciali», spiega. «Vogliamo condividere curiosità, aneddoti e competenze tecniche, senza abusare degli strumenti (niente marketing massivo). Siamo orgogliosi di poter offrire una vendita che sia anche garanzia della qualità dell’oggetto, perché abbiamo la competenza per capire cosa stiamo vendendo. Le nuove tecnologie devono per noi essere funzionali a creare stupore e attrattività, alleggerire la gestione aziendale, facilitare le transazioni, offrire ai clienti nuove possibilità».
Sono questi gli obiettivi principali del triennio di cambiamenti che ha già portato i suoi frutti. La nuova boutique Rolex in via dei Condotti, l’imminente apertura del monomarca Patek Philippe e il consolidamento del marchio Hausmann sono i segnali più evidenti della rivoluzione che ha triplicato il personale rispetto a dieci anni fa. L’e-commerce è una delle possibilità in più. «Partiremo con la collezione vintage», annuncia Giulia Mauro, «e con gli orologi e gioielli a nostro marchio. Quando la piattaforma sarà pienamente funzionante potremo ospitare i brand che lo vorranno».