Approfondimenti

Dietro le quinte (4): i negozi di orologi. Come cambia la rete commerciale

Il rischio degli acquisti all’estero, i tagli alla rete di distribuzione, ma anche le nuove opportunità. I negozi di orologi e gioielli vivono in un mondo in trasformazione…

ai furbi e cattivi, che sono sempre più furbi e più cattivi di quanti credono d’esserlo e per questo si sentono furbi. Il Grande Fratello della tecnologia ci toglierà pure la riservatezza, ma potrebbe in futuro ripagarci in trasparenza. Che non a tutti fa paura.

Torniamo agli orologi. (Lo so che a voi sembra una trattazione infinita, ma io – che vorrei condividere con voi qualche “dietro le quinte” – mi sento invece in colpa per aver sintetizzato fin troppo, omettendo molte cose che a me sembravano importanti). Dopo le fasi sopra descritte, il mercato ha iniziato un’ulteriore fase di cambiamento, che riguarda proprio i negozi di orologi.

Il cambiamento consiste in nuovi tagli della rete commerciale tradizionale. Tagli al numero dei concessionari, effettuati sostanzialmente dalle solite finanziarie del lusso. Una politica non indolore che però,  come sempre, può portare anche effetti positivi. Ad esempio, la riscoperta da parte dei negozianti, di marchi più o meno indipendenti che non fanno parte del portafoglio tenuto “chiuso” dai grandi gruppi finanziari.

Insomma: sarebbe stupido pensare che tutti i mali del mercato dipendano dai gruppi finanziari; e sarebbe stupido pensare che tutte le soluzioni possano venire solo da loro. Sta di fatto che stiamo vivendo un’ulteriore fase di cambiamento. I cambiamenti sono come la vecchiaia. Indietro non si torna. Certe volte ti illudi di poterlo fare con qualche intervento di cosmesi o con il bisturi della chirurgia plastica, ma sono palliativi.

Indietro non si torna. Quando lo capisci puoi reagire affogando nella nostalgia per i ben tempi andati, che se ne sono appunto datati. Oppure (sia pure di malavoglia) puoi scoprire piano piano che se i cambiamenti li consideri come opportunità, allora saranno davvero opportunità. La scelta sta a ciascuno di noi.

Proprio perché spesso dietro una porta che si chiude, si apre o si può aprire un portone. In Italia i negozi di orologi e gioielli sono molti e molto amati: la migrazione verso altre forme di commercio (pur ovviamente nello specifico dell’orologeria) non sarà né rapida né facile. Anche a questo va attribuito il calo del mercato italiano: davvero qualcuno pensava di poter tagliare il numero dei concessionari senza che le vendite ne risentissero? Evidentemente no. Il calo di fatturato del nostro mercato era ed è ben tenuto sotto controllo (o almeno così vogliamo tutti sperare) in attesa della normalizzazione su un nuovo assetto.

Il futuro. Durante le ultime fiere ho intervistato molti operatori essenziali per il mercato proprio chiedendo del futuro; ed altrettanto ho fatto, dopo, con dirigenti (soprattutto commerciali e marketing) che mi sembravano particolarmente illuminati. Di farina del mio sacco, insomma, ce n’è poca in quel che dirò. Del resto, sono solo un giornalista: le mie opinioni non fanno testo e non devono interessare nessuno. Per questo vorrei che quanto ho scritto venisse considerato come una traccia incompleta, sì, ma forse utile per elaborare il proprio pensiero. E la prossima volta parleremo del futuro.