Attualità

Macri di Buccellati, il tempo fra “rigato” e pietre dure

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Succede spesso, nell’orologeria al femminile, che il valore di un pezzo risieda più nel design dell’oggetto, o meglio nella preziosità del gioiello, che nel pregio della meccanica. Succede quasi sempre, per esempio, nel caso di Buccellati. E succede costantemente nella linea Macri: una collezione che in origine Gianmaria Buccellati aveva dedicato alla figlia Maria Cristina.

La maison italiana, recentemente acquisita dal gruppo svizzero Richemont, fin dall’inizio del secolo scorso si è distinta per i manufatti traforati come un merletto o con texture simili al raso o alla seta. E ancora oggi basta andare nei suoi laboratori per rendersi conto della pazienza certosina impiegata nella realizzazione di ogni esemplare; e dell’ingegno di Mario Buccellati, il fondatore, che nel secolo scorso ideò la tecnica a “rigato”. 

Negli atelier, in centro a Milano, decine di artigiani specializzati, anche molto giovani, passano le ore a incidere con uno strumento a punta – chiamato bulino – tutta la superficie di un anello, di un ciondolo, di un bracciale; fino a ottenere tante righine parallele sottilissime che creano un effetto opacizzato e setoso al tatto.

E una delle migliori rappresentazioni del “rigato” è proprio la linea Macri. Perché tale tecnica di decorazione – originale, quasi un marchio di fabbrica – è applicata a tutta la collezione; compresi gli orologi che sono venuti ad aggiungersi agli anelli, ai ciondoli e ai bracciali già entrati da tempo nella rosa dei classici evergreen.

Tuttavia, negli orologi, al “rigato” si aggiungono alcuni particolari realizzati con un’altra tecnica, detta a “ornato”. Si tratta della sovrapposizione di ornamenti incisi a bulino su uno sfondo rigato. La si ritrova lungo la circonferenza del bracciale e sui lati della cassa, oltre che attorno ai diamanti che impreziosiscono il bracciale a bangle. Con un risultato finale di estrema raffinatezza. 

Come gli esemplari di gioielleria, anche gli orologi Macri sono disponibili nei diversi colori dell’oro, incluso il nero ottenuto tramite un trattamento Dlc (Diamond Like Carbon). Nella versione classica, in oro giallo, i quadranti sono in madreperla, mentre sono lavorati a soleil nelle varianti in altri toni dell’oro. Le lancette a foglia e gli indici a bastone (o puntiformi) sono coordinati al metallo di cassa e bracciale, oppure in colore contrasto. 

Due famiglie nuove di orologi Macri si sono però aggiunte di recente alla collezione. La prima prevede un modello per ogni colore dell’oro, con l’aggiunta di diamanti sulla lunetta e sul quadrante full pavé – accanto a quelli, di dimensioni maggiori, già presenti sul bracciale (circa 1.60 carati in totale). Invece la seconda, interamente in oro giallo, si distingue per gli inattesi, coloratissimi quadranti minerali: malachite, meteorite, occhio di tigre, occhio di falco, lapislazzuli, opale e giada.

Le pietre dure, più o meno note, sempre accostate al bracciale punteggiato di diamanti (0.41 carati), compongono un effetto quasi rétro. Un flair anni ’60 che indugia su gemme e colori frequentati poco, in genere, dalla maison. Ma decisamente attraenti sia per gli appassionati del marchio, sia per i neofiti alla ricerca di un orologio-gioiello inusuale e prezioso. Molto prezioso, che non rischia di confondersi tra gli altri.