Le cronache di PDV – Percorsi di Viaggio XVI: Le Voyage Patek Philippe
L’immenso spazio del Megawatt Court di Milano trasformato in una lussuosa lounge d’aeroporto. Con tanto di vista sulle piste, hostess e steward in abito blu, camerieri in nero che servivano champagne Ruinart ai circa 300 ospiti (divisi in due serate); e perfino la fusoliera di un aereo, in scala reale, parcheggiata sullo sfondo. È quanto è andato in scena la scorsa settimana – martedì 11 e mercoledì 12 per l’esattezza – per volontà di Patek Philippe, nel format battezzato “Le Voyage“.
Un evento dedicato a una selezionata cerchia di clienti e concessionari, con qualche invito particolare in rappresentanza di giornalismo e comunicazione. Che comprendeva anche un set fotografico allestito dallo Studio Ummarino e diverse vetrine di prodotto. L’idea di “Le Voyage” era infatti quella di rinfrescare la memoria sugli strumenti del tempo da viaggio di Patek Philippe. Una delle produzioni più originali e interessanti della storica manifattura elvetica d’alta gamma, a buon diritto considerata da appassionati, collezionisti e addetti ai lavori la più aristocratica realtà dell’orologeria.
Meccaniche complicate e quadranti con soluzioni artistiche come la raffigurazione in smalto del globo terrestre, e le ore universali rappresentate dalle più importanti città dei cinque continenti. Oppure semplicemente, ma ingegnosamente funzionali, con le indicazioni del doppio fuso orario. Produzioni che hanno dato vita a collezioni denominate rispettivamente World Time e Travel Time. E a molteplici record d’asta, cui la maison è ormai abituata, ma che sempre raggiungono somme da capogiro. Come la referenza 1415, pezzo unico in platino che nel 2002 è stato aggiudicato a 6,6 milioni di franchi. Cifra rimasta imbattuta per un modello con le ore del mondo.
Madrina della molto divertente e altrettanto elegante serata è stata Laura Gervasoni. Ma “Le Voyage”, evento studiato con una formula inedita e anticonvenzionale per Patek Philippe, ha avuto comunque uno svolgimento come sempre serio e compassato. Dopo l’aperitivo, si è svolta su grande schermo la proiezione di un bel documentario sulle relazioni intrattenute nel mondo dalla famiglia proprietaria Stern; dagli anni ’50 ai giorni nostri, a cavallo delle tre generazioni rappresentate da Henry, Philippe e Thierry.
Quindi il Direttore generale di Patek Philippe Italia ha lasciato che si aprisse il sipario sulla fino a quel momento tenuta ben nascosta fusoliera, per invitare gli stupiti, increduli e divertiti ospiti a prendere posto a bordo. Ovvero in un’unica grande cabina di prima classe, interamente foderata con pregiato tessuto Reda e con triplice fila di comode poltrone, poste di fronte a una parete attrezzata per la proiezione video. Dove Laura Gervasoni ha intrattenuto i passeggeri sulla nascita e lo sviluppo degli orologi da viaggio Patek Philippe, con un bel racconto fatto di parole e immagini. E simulando quell’ora circa di attesa per l’arrivo a Ginevra dell’aereo partito da Milano.
Durante il volo è stato servito un vassoio con deliziosi amuse bouche preparati da Vittorio, lo stesso famoso chef stellato artefice poi della cena di gala. Che gli ospiti, una volta “sbarcati a terra”, hanno trovato sfarzosamente imbandita tra candele, argenti, porcellane, fiori e cristalli sulle rotonde tavole apparecchiate in sala. La musica dal vivo ha infine accompagnato le portate di risotto con carciofi e chips di topinambur, morbido di manzo con salsa alle prugne, e sfera di cioccolato – abbinate a vini Sauvignon e Merlot veneti, e Moscato d’Asti.