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Cecilia Mendoza e il recupero del tempo perduto

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«Il modo migliore per esaminare le cose? Smontarle. Smantellandole capiamo come funzionano. Vedendo come sono costruite, ne comprendiamo la natura. Lo suggerisce Cartesio». Vola alto l’artista italo-argentina Cecilia Mendoza quando spiega perché ha scelto di dipingere orologi vintage.

Andare indietro nel tempo: ecco l’obiettivo di Cecilia Mendoza. Che dipingendo orologi d’epoca vuole rievocare il mondo del suo bisnonno italiano. «Voglio dimostrare che un dipinto di un orologio ti può fare tornare indietro nel tempo, mostrandoti lo stile e l’arte degli anni passati attraverso i piccoli dettagli che ne determinano il carattere e gli danno valore. Una forma di recupero del tempo perduto», spiega. «E vorrei anche dimostrare che un orologio può rivelare l’esistenza di un disegnatore più grande di noi». 

«Tutto è iniziato quando ha letto la storia del Rolex Daytona Paul Newman. Sono stata molto sorpresa dal mondo che gira attorno agli orologi vintage», racconta Cecilia. «La cosa incredibile di questi oggetti è che sono testimoni di una generazione passata. E al tempo stesso ci mostrano la ricerca di innovazione e di personalità dell’epoca in cui sono stati creati». Non è tutto. «Quando ho avuto tra le mani la storia del Rolex Daytona, ho trovato il filo conduttore per collegare tutte le idee con cui avrei voluto lavorare».

«Un orologio vintage è l’oggetto perfetto: può generare emozioni come nostalgia o passione, raccontare una storia, essere metafora delle idee filosofiche di Cartesio che mi avevano colpito in un corso di filosofia  seguito a Parigi. Per Cartesio», spiega l’artista, «Dio è l’ingegnere del mondo e ha creato l’uomo come un orologiaio crea un orologio. Il movimento è per lui una modalità di estensione. Tutta l’attività materiale è una semplice articolazione di pezzi che si verificano in una coordinazione spazio-temporale».

E continua: «Come Dio crea, gli umani possono diventare creatori. Quindi, Cartesio ha usato un orologio e un orologiaio come esempi per spiegare la struttura dell’universo e il suo rapporto con Dio. Quando uso la parola “Dio”, non mi riferisco alla figura creata dalla religione, ma può essere un campo quantico, un’energia intelligente, una fonte, o altro. Associo questa idea a Borges, secondo cui la creazione artistica fa parte di un’altra creazione».

Lo scrittore argentino Jorge Luis Borges ha ispirato una serie di pitture e installazioni di Cecilia Mendoza esposta nell’estate 2017 a Barcellona, nella sede del Consolato Argentino. «Una delle mie storie preferite è “Rovine circolari”, in cui Borges parla della creazione artistica e del processo creativo». Leitmotiv che ritorna nel nuovo progetto dedicato agli orologi. Che fa da lente di ingrandimento sui dettagli dei quadranti d’epoca, per tener viva la memoria.

Recuperare il tempo perduto, fissando con i pennelli frammenti di ricordi. Ispirazione pittorica; ma anche scelta di vita. Cecilia ha cambiato rotta nel suo viaggio da Buenos Aires, dove è nata, a Parigi, dove era volata per studiare arte. E poi ha scelto l’Italia. «Per tutta la mia vita avevo sognato di fare l’artista e vivere a Parigi. Quando ho avuto l’opportunità di coronare entrambi i sogni, mi sono resa conto che preferivo vivere in Italia», confessa. «Ho preso la cittadinanza italiana e mi sono stabilita a Genova, dove aveva vissuto la famiglia di mia mamma, i Chiaravalotti».

Legami che attraversano il tempo. «Quando sono arrivata a Genova», aggiunge, «ho finalmente trovato la vita che cercavo. Ho iniziato a fare ricerche sui miei antenati. I colori di Genova, il suo mare, il centro storico e il Porto antico sono diventati la mia casa. E la mia fonte di ispirazione. Cerco di raccontare quello che ho sentito quando sono arrivata qui, e quello che deve aver vissuto la generazione di mio nonno prima di lasciare l’Italia». Il progetto sugli orologi nasce da tutto questo.

Tante fotografie di esemplari d’epoca sono il punto di partenza per dipinti di grandi dimensioni. «Penso sia importante lavorare sui dettagli. È precisamente ciò che intendo sottolineare: piccoli pezzi, particolari facenti parte di un tutto, ciascuno con la propria funzione. Inoltre, provo a riprodurre quella patina che dà all’orologio la sua storia e la sua forza».

Poi precisa: «In questa prima serie l’idea non è dipingere l’intero orologio, ma tagliarne delle sezioni. Lo spettatore può così metterne in discussione l’estetica, senza distorcere l’immagine. Per me l’arte deve risvegliare un sentimento in coloro che la osservano. L’artista non crea da solo, ha una relazione con lo spettatore. Ecco il motivo per cui gli orologi vintage mi ispirano: generano molti sentimenti».

Cecilia Mendoza ha iniziato ufficialmente ha dipingere nel 2013. Ma fin da piccola realizza disegni iper-realistici. «Nella pittura ho trovato il mio mezzo di comunicazione», confessa dalla sua casa genovese in cui sta realizzando il quarto orologio di grande formato. «Sto preparando», anticipa, «un’altra serie di dipinti sugli orologi Omega (in particolare il Moonwatch, ripreso anche sul fondello con lo Snoopy Award, n.d.r.). E poi, chissà, potrei organizzare una mostra». Nel frattempo, potrete vedere le opere di Cecilia Mendoza sul suo profilo Instagram e sul suo sito internet.