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Il Calibro 3235, la tecnologia del Rolex Yacht-Master

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Il Rolex Yacht-Master 42, dicevamo, monta il Calibro 3235, successore del 3135 (entrambi di manifattura). Nel passato Rolex è sempre andata con i piedi di piombo, nel cambiare nome ai propri calibri. Per tradizione, ogni calibro è modificato e perfezionato nel (lungo) arco della sua vita. Nel frattempo si studia e si sperimenta il successore. Non solo: si verifica come e a quali condizioni sia possibile produrlo in larga scala, con metodi industriali e al tempo stesso con miglioramenti significativi. Rolex non si gioca la propria reputazione per risparmi o scorciatoie che verrebbero poi sottolineate dai concorrenti e quindi penalizzate dal proprio pubblico. La reputazione, il buon nome, è il primo patrimonio dei marchi destinati a durare nel tempo.

Rispetto al 3135, nel Calibro 3235 dovrebbe essere cambiato oltre il 90 per cento delle componenti: un movimento davvero nuovo. Ma – come dicevo in chiusura dell’articolo precedente – non è cambiata la spirale Parachrom che molti pensavano sarebbe stata sostituita da una in silicio, ancor più antimagnetica e insensibile alle escursioni termiche. E la domanda è: perché? Perché, dal momento che oltretutto Rolex – fra le prime a sperimentare il silicio – già ne usa una, la spirale Syloxi, introdotta nel 2014 in alcuni calibri di piccole dimensioni? La questione è di non poco conto e sembra avere spiegazioni molto più complesse di quanto si possa pensare.

Il principio alla base di ogni orologio meccanico è la “presunzione di eternità”. Un produttore deve usare tecniche e materiali facilmente reperibili anche fa uno, due, tre secoli. Pochi oggetti sopravvivono al trascorrere del tempo come gli orologi. Si conservano ancor oggi svegliarini monastici usati dai monaci benedettini per scandire il ritmo preghiera/lavoro; parliamo di strumenti tuttora funzionanti dopo oltre sette secoli. La tecnologia del silicio, per quanto recente, sembra stia per essere sostituita in elettronica – l’industria che ne fa maggior uso – e molti dubitano che fra cent’anni se ne parli ancora. In molti, insomma, la considerano già obsoleta.

Non solo. Negli scorsi anni si è scoperto che alcuni cellulari erano andati a fuoco per microfratture praticatesi spontaneamente nel silicio, scaldando i circuiti elettrici fino a causare il fuoco. E infatti in gran parte del mondo (Italia compresa) si stanno studiando nuove generazioni di silicio proprio per ovviare a questi inconvenienti; e comunque prima dell’introduzione di nuove tecnologie come quella dei nanotubi di carbonio. Può l’orologeria fidarsi del silicio? Sì, ma fino a un certo punto. E Rolex si unisce al coro dei dubbiosi, anche se nelle spirali in silicio non passa corrente elettrica e forse il problema delle microfratture non riguarda l’orologeria.

Nel dubbio, quindi, Rolex preferisce verificare entrambe le strade, tenendosi comunque stretta la “vecchia” spirale Parachrom blu. Che ha dimostrato sul campo peculiari doti di resistenza ai campi magnetici, alle variazioni di temperatura e agli urti. Attenzione: quando si parla di resistenza agli urti non si intende il timore che la spirale possa rompersi. È quasi impossibile. Vediamo allora sinteticamente di cosa si tratta. E perché  Rolex arriva a definire la spirale – romanticamente, sì, ma anche con grande razionalità – “il custode del tempo”.

Dal bariletto e dalla molla in esso contenuta arriva al bilanciere una certa quantità d’energia, necessaria per farlo ruotare di una semi-oscillazione intorno al proprio asse. “Tic”. Il “tac” arriva dalla spirale, meticolosamente calcolata per restituire una quantità di energia che – nello stesso tempo impiegato dal “tic” – faccia tornare indietro il bilanciere prima del successivo “tic”. Parliamo di quantità d’energia così minuscole da poter essere influenziate da molti parametri; i principali dei quali sono i campi magnetici, le variazioni di temperatura e gli urti. Appunto.

I campi magnetici influenzano la componente ferrosa delle spirali. Il vero problema è che il materiale ferroso non si magnetizza solo in condizioni estreme (in molti casi basta una calamita da frigo per bloccare la spirale e l’orologio: ne parleremo molto presto). E comunque l’effetto dei campi magnetici tende a sommarsi e a persistere fino ad introdurre gradualmente perturbazioni di marcia sempre più percepibili.

Un discorso simile vale anche per la resistenza alle variazioni di temperatura. Variazioni in alto (e un orologio subacqueo al sole raggiunge, internamente, torride temperature come un’auto al sole) allungano la spirale, mentre temperature troppo fredde l’accorciano. In entrambi i casi l’orologio viene sottoposto a perturbazioni che si sommano, almeno temporaneamente, a quelle introdotte dai campi magnetici.
Infine gli urti, che deformano per brevi istanti la spirale e causano altre perturbazioni, minuscole se valutate singolarmente; ma che nell’economia complessiva della giornata o della settimana si sommano, fino ad avere una influenza percepibile sulla “precisione”, sulla costanza di marcia.

E veniamo alla spirale Parachrom del Calibro 3235, introdotta da Rolex nel 2000 (se ben ricordo è stata utilizzata per la prima volta nel movimento cronografico interamente “fatto in casa”). Quando, dopo cinque anni di esperimenti e test, il marchio si è definitivamente liberato dalla dipendenza da Nivarox e dalle sue spirali. Le quali sono comunque a base ferrosa e quindi, seppure in cinque gradazioni diverse (la 1 è la migliore, quella che consente di superare facilmente gli esami del Cosc), risentono non poco dell’influsso negativo indotto dai campi magnetici.

Rolex ha scelto una strada totalmente diversa, basata su una lega di niobio (in quantità che dovrebbero superare l’80 per cento) e di zirconio; che di fatto, durante la complessa lavorazione, trasforma la lega in una sorta di versione light della ceramica hi-tech, a base appunto di ossido di zirconio. Cerco di far corta e semplice una storia che non lo è. Ma ricordo che il niobio è un metallo molto raro e costoso (il suo prezzo è circa 10 volte quello del rame), usato in settori in cui si richiedono materiali tecnologicamente avanzati, a partire dall’industria aerospaziale. È interessante notare che questa lavorazione viene fatta a temperature altissime e con immissione forzata di ossigeno. Questo potrebbe spiegare la colorazione blu della spirale Parachrom, dal momento che l’ossidazione conferisce al niobio proprio il colore blu.

La lega risultante è molto resistente agli urti e alle variazioni di temperatura (come del resto tutte le ceramiche hi-tech). Ma soprattutto è paramagnetica: e in questa parola si riassume il comportamento della spirale Parachrom quando sottoposta a flussi magnetici. Sempre in estrema sintesi, i materiali paramagnetici sono caratterizzati da atomi che si comportano come dipoli magnetici orientati in modo non simmetrico. Si orientano un po’ come vogliono, insomma. L’influenza dei campi magnetici esterni è quindi molto bassa perché coinvolge solo i dipoli orientati in maniera “coerente” con il campo magnetico indotto. E questo è un gran bene, anche se non possiamo definire totalmente “amagnetica” questa lega.

A tutt’oggi, però, è di fatto la lega metallica meno magnetizzabile disponibile, superando anche le migliori spirali Nivarox che già sono giustamente considerate eccezionali. Oltretutto la mancanza di materiali ferrosi e le specifiche proprietà dei metalli e delle leghe paramagnetiche fanno sì che, non appena il campo magnetico si allontana, i suoi effetti negativi scompaiano senza lasciare “memoria”. Quindi senza sommarsi nel tempo fino a causare scarti anche di rilevante entità, che costringono a smagnetizzare l’orologio. E questo perché i dipoli di cui si diceva tendono a tornare immediatamente nella “situazione” iniziale.

Una notazione interessante riguarda il fatto che sono paramagnetici anche gli acciai austenitici. E in orologeria si usano, per realizzare le casse, acciai appunto appartenenti alla famiglia degli austenitici. Che per intenderci sono quelli della decorazione in acciaio inossidabile posta in cima al Chrysler Building, a New York.
Sperando di non essere fulminato dal Dio della Scienza né dai lettori più dotti, riassumo dicendo che: 1 – la spirale Parachrom della Rolex ha fortissima resistenza agli urti; 2 – è (quasi) insensibile alle variazioni di temperatura; e 3 – è scarsamente sensibile ai campi magnetici, che comunque la influenzano in maniera solo transitoria.

Valutati i pro e i contro, Rolex ha evidentemente deciso che i contro della spirale metallica Parachrom sono secondari – ai fini del buon funzionamento dell’orologio – rispetto ai pro di una spirale in silicio, sia pure di tecnologia avanzata come la Syloxi. In effetti confesso che, con un punto di vista strettamente personale, conservo anch’io una (quasi irrazionale) preferenza per le spirali metalliche, pur riconoscendo le grandissime qualità di quelle in silicio. E qui mi fermo, anche se ci sarebbe molto ancora da dire, perché sono cosciente che c’è un limite alla sopportazione umana di chi mi legge…

E però non finisce qui. Come in campo automobilistico si lavora con grande impegno per aumentare i chilometri percorribili con un pieno, nel Calibro 3235 Rolex ha cominciato col “taroccare” il serbatoio, che nel motore di un orologio è il bariletto. Le sue pareti sono ora più sottili e ciò consente di aumentare la quantità di benzina/energia usando una molla più lunga in grado appunto di aumentare l’autonomia. (A quando un bariletto in titanio?).

Dopodiché è passato ad ottimizzare tutte le componenti che consumano energia. Il che vuol dire rivedere in chiave di risparmio energetico l’intero movimento: il profilo degli ingranaggi, la forma dell’àncora e della ruota di scappamento, la forma dei perni, dei rubini (che comunque restano 31, tanti)… Il risultato di questi sforzi complessivi è che l’autonomia del Calibro 3235 sale a circa tre giorni – 70 ore – consentendo di pigrottare nel fine settimana. Già, perché ricordate la faccenda del tic/tac? Bene: sempre in maniera tecnicamente maccheronica, quando l’energia residua della molla nel bariletto scende a circa un terzo di quella totale, il tic (dal bariletto al bilanciere) trasmette meno energia; quindi carica meno la spirale, che si comporta in maniera anomala introducendo nuove ed importanti perturbazioni.

E questo non va bene, al punto che la maggior parte dei tecnici vi dirà che la principale causa di “imprecisione” dell’orologio meccanico sta nell’insana convinzione che l’orologio “automatico” sia sempre ben pieno di energia, quasi per magìa. (Insana convinzione per altro supportata dalle marche: se lo chiami Perpetual lasci supporre che tu abbia inventato il moto perpetuo). Non è così, e lo sanno bene i poltroni come me. Ad ogni buon conto, nel Calibro 3235 Rolex ha migliorato anche il dispositivo di ricarica automatica bidirezionale, rendendolo più efficiente. Ma magari una bella caricatina manuale prima di un ozioso fine settimana non ci sta male…

Infine Rolex è intervenuto sullo scatto del datario che ora se ne frega se cambiate data tra le 10 di sera e le 2 di mattina. Cosa invece proibitissima nella maggior parte degli orologi, perché regolarmente si piega la molla lineare per lo scatto istantaneo. L’intervento di riparazione, poi, costa caso perché implica una revisione completa. Dieci ore di lavoro di un ottimo tecnico.
E in più, tanto per non farsi mancare nulla, nel Calibro 3235 Rolex ha semplificato, rendendolo più robusto, il dispositivo collegato alla corona per la ricarica manuale/sincronizzazione/cambio data.

Ce n’è abbastanza per i prossimi dieci anni, tenendo anche presente che il tutto è stato accuratamente progettato in modo da conciliarsi con i metodi industriali di produzione tipici di Rolex. Che comportano inflessibili controlli automatizzati per i quali qualunque orologio superi scarti di +/- 2 secondi al giorno viene implacabilmente respinto. Stiamo parlando, ovviamente, di condizioni di laboratorio. Al polso la cosa è sempre ben diversa, ma il miglioramento c’è, evidente. E comporta il 100 per cento di miglioramento rispetto a quanto richiesto dal Cosc per rilasciare il certificato di cronometro. Grand’orologio, lo Yacht-Master e grande movimento il Calibro 3235, vero?