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Rolex Yacht-Master e il “tesoro segreto”. Fra spirito sportivo ed eleganza

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Diploma alle superiori, promosso, mio padre mi accompagna a scegliere il classico “orologio da diploma”. Ne vedo tanti e poi arriva lui, il bastardo. Nome: Turn-O-Graph (era il primo). Cognome: Rolex. Piace a me, piace a mio padre, chiediamo quanto e rimaniamo a bocca aperta per il prezzo, superiore a quello degli altri Rolex. Ci viene risposto che la lunetta – girevole – è realizzata in oro bianco. Mio padre mi guarda e “non se ne parla nemmeno”. Io non cedo, lui non cede e niente orologio da diploma. Da allora il mio amore impossibile per il Turn-O-Graph di Rolex rimarrà irrisolto perché quei sadici dei progettisti Rolex riusciranno sempre a tenerlo qualche palmo oltre le mie possibilità. Ben in vista, che ti sembra quasi di poterlo ghermire, ma in realtà senza mai riuscire ad averlo al polso.

Il Turn-O-Graph è uno degli orologi meno considerati, al punto che nello stesso sito Rolex la sua presenza è totalmente ignorata nella parte storica. Non è nemmeno ben certo se sia nato nel 1953 o nel 1955. A me, comunque, le considerazioni didascaliche poco interessano: le lascio ai bravissimi storici della marca. Quel che è certo è che dal Turn-O-Graph discendono praticamente tutti gli orologi tecnici di Rolex, e in particolare lo Yacht-Master. Anche per via della lunetta girevole bidirezionale: una caratteristica ormai unica ed esclusiva di questo modello. Qualcuno dice che sia il Rolex più emblematico. Tornando però al sadismo dei progettisti, a parte le versioni tutto oro, anche lo Yacht-Master con cassa d’acciaio (40 o 37 millimetri) ha la lunetta in platino. E quindi un prezzo (rispettivamente 11.450 e 10.750 euro) fuori portata, almeno per me.

Anche per questo ho avuto un tuffo al cuore – Baselworld 2019 – quando Rolex ha presentato la versione da 42 millimetri dello Yacht-Master. Peccato sia bastato saggiarne il peso per rendersi conto che cassa e lunetta sono d’oro bianco; e il prezzo (27.650 euro) sale, sale come l’ascensore di un moderno grattacielo. È evidente come lo studio grafico abbia saputo creare un design ben bilanciato: alla luminosità dell’oro bianco fanno da contraltare il nero del quadrante, dell’inserto di ceramica (opaca) e del cinturino in materiali sintetici. Ben studiato anche l’alternarsi di superfici opache e lucide. È chiaro che l’intento è quello di realizzare un orologio impeccabile sotto il profilo sportivo, certo, ma pensato per un uso tutt’altro che esasperato, almeno per quanto riguarda le immersioni.

La lunetta girevole, in particolare, impressiona per l’equilibrata resistenza alla rotazione: né troppo né poco, viene da dire. Si riscopre piacevolmente la possibilità di usare la lunetta non per calcolare i tempi di decompressione (è una lunetta bidirezionale, meglio ripeterlo), ma come timer immediato, sia pure non preciso al secondo, per regate amatoriali. Per un timer professionale, più preciso, c’è il Rolex Yacht-Master II con il dispositivo temporizzatore (ci vuole un po’ per padroneggiarlo, ma poi si va come lippe), congegnato proprio per calcolare con accuratezza impeccabile fra quanto sarà possibile attraversare la linea di partenza.

Il principio su cui è stato realizzato lo Yacht-Master è insomma chiaro. Non è in alcun modo un orologio pensato per chi si immerge con le bombole in immersioni che richiedano il calcolo dei tempi di decompressione e l’obbligatoria lunetta girevole unidirezionale. Ma va benissimo per qualunque altra immersione meno esasperata, perché l’impermeabilità a 10 atmosfere e soprattutto il sistema di guarnizioni sono quelli tipici dei “professionali” Rolex. La lunetta girevole bidirezionale, invece, ne facilita l’uso in barca, soprattutto per regate fra armatori gentleman, ma anche in un’eccezionale quantità di altre occasioni. Non a caso le prime versioni del Turn-O-Graph erano molto amate anche dai piloti aeronautici militari proprio per l’impiego di una lunetta “libera”, facilmente impostabile a seconda delle esigenze del momento. La versatilità dello Yacht-Master, insomma, è una delle sue qualità maggiori, unita ad una eleganza calibrata anche per le serate allo yacht club.

Per lo Yacht-Master 42 millimetri la Rolex ha scelto il cinturino Oysterflex. A prima vista sembra uno dei tanti cinturini in caucciù, silicone o altri materiali sintetica. In realtà di tratta di qualcosa molto, ma molto più complesso. Due lamine in lega di titanio e nichel (una per ognuna delle parti che s’innestano nella cassa) sono state ricoperte per fusione da un elastomero a lunga durata ed alta resistenza (tagli e graffi); si è ottenuto in tal modo un cinturino molto difficile da deformare, pur se al tempo stesso facilmente adattabile alla conformazione del proprio polso. La parte interna del cinturino è percorsa, ai lati esterni, da due sottili “palpebre” che eliminano o riducono (a seconda di quanto stringete l’orologio al polso) il poco confortevole “effetto appiccicaticcio” tipico dei cinturini sintetici. Acqua e sudore sono decisamente meno fastidiosi, il che offre una superiore esperienza positiva nell’uso pratico.

Nel tempo (rapido) il fortunato possessore dello Yacht-Master avrà al polso un cinturino personalizzato come forse nessun altro, sia intervenendo sulle molte regolazioni possibili, sia per effetto naturale. È una caratteristica che s’impara ad apprezzare nel giro di poco tempo. Oltretutto, si badi bene, il cinturino Oysterflex è disponibile in misure calcolate per casse di diametro dai 37 ai 42 millimetri. Del resto lo troviamo (o possiamo montare) anche in altri Rolex professionali, compresi i cronografi e gli orologi subacquei estremi.

Altrettanto vale, quanto a piacere d’uso, per la chiusura pieghevole Glidelock che completa lo Yacht-Master 42. Si tratta di una chiusura probabilmente destinata a diventare standard almeno per tutta la serie degli orologi professionali, indipendentemente dai materiali usati. Nel caso dello Yacht-Master 42 è realizzata in oro bianco, come la cassa; ma su altri modelli è disponibile anche in acciaio, acciaio/oro e – appunto – oro. È un dispositivo tanto complesso e articolato quanto facile da usare. In estrema sintesi, bisogna aprire il fermaglio e tirare verso di sé, leggermente, la piccola maglia terminale del bracciale; dopodiché è facilissimo farla scorrere nei due sensi con un’escursione totale di circa un centimetro e mezzo a passi di 2,5 millimetri. Infine si spinge indietro l’ultima maglia e il gioco è fatto.

Del sistema di allungamento esiste anche un’altra versione con lo stesso nome, usata generalmente negli orologi ancor più tecnici e anch’essa brevettata. In questo secondo caso una cremagliera mobile consente di variare il diametro del bracciale di circa 2 centimetri a passi di 2 millimetri. Ovviamente si tratta di esclusive Rolex tese a migliorare il feeling quando le escursioni termiche fanno variare il diametro del nostro polso.

Un consiglio: durante l’estate (e non solo) l’accumulo di polvere, sudore e salmastro tende a insinuarsi dappertutto, per cui sarebbe bene lavare periodicamente l’orologio con un detersivo liquido diluito in acqua dolce a temperatura ambiente. Nel caso di dispositivi complessi come questo tipo di chiusure si otterrà un risultato migliore usando uno spazzolino da denti. Il tutto – mi raccomando! – con la corona chiusa, come sempre dev’essere. La corona va svitata solo quando bisogna sincronizzare l’ora, per poi richiuderla immediatamente. Ma senza serrarla allo spasimo: si rischia di torcere le guarnizioni e di ottenere un disastroso effetto colabrodo.

In entrambe le versioni di diametro maggiore (40 o 42 mm) lo Yacht-Master è equipaggiato dal Calibro 3235, il movimento più recente della manifattura industriale Rolex. Rispetto al precedente 3135 le differenze sono moltissime. Di fatto, pur se l’architettura non sembra mutare radicalmente, si tratta di due movimenti che hanno relativamente poco in comune. Si pensava che Rolex avrebbe introdotto in questo nuovo calibro la spirale in silicio, sotto forma di una nuova versione della spirale Syloxi già utilizzata da anni in alcuni calibri di diametro ridotto, usati per orologi “da donna”. Ma ciò non è avvenuto. Perché? Ne parleremo nel seguito (prossimo) di questo articolo, già abbastanza lungo per non volervi ulteriormente annoiare con troppe considerazioni tecniche…