«Il tempo non esiste. È semplicemente il risultato della costante motivazione umana a materializzarlo». Nascono dalla riflessione su concetti come infinito e relatività, e sul parallelismo fra arte orologiera e architettura, le sculture metafisiche di Quentin Carnaille, un artista originario di Roubaix, nel nord della Francia, classe 1984. Rispecchiano il genio del loro creatore. Carnaille realizza le sue opere mettendo insieme, con cura e pazienza certosina, migliaia di microcomponenti ricavati da movimenti vintage e magneti per assemblarli.
Ne nascono sculture uniche che, come la serie Apesanteur, Attraction o la reinterpretazione di opere iconiche come Il pensatore di Rodin, esplorano i misteri del tempo. E che sono esposte in tutto il mondo, dall’Europa agli Emirati Arabi alla Cina, in spazi dedicati all’arte contemporanea e flagship store. Fra gli altri, l’internazionale MAD Gallery (con sedi a Ginevra, Hong Kong, Dubai e Taipei); Pisa Orologeria a Milano (che gli ha dedicato un’esposizine nel 2017), e nella propria galleria QCAM aperta a Lille.
Quentin Carnaille fa emergere il proprio talento artistico ancora prima di completare gli studi di architettura, in Belgio. Poco prima di laurearsi, crea un paio di gemelli da regalare a suo padre, assemblando i componenti di due esemplari degli anni Trenta. È così che inizia a riflettere sul parallelismo fra la costruzione di orologi e l’architettura, parallelismo sul quale ha fondato il proprio percorso filosofico e artistico. Che esplora in modo più approfondito tramite sculture astratte o figurative (d’ispirazione futuristica, omaggio a Giacometti) che sono un vero e proprio viaggio nella storia dell’arte. Viaggio che l’artista-filosofo francese ha scelto di raccontare in prima persona al Giornale degli Orologi.
La sua è una vera e propria arte del tempo. Cosa ha ispirato la sua visione artistica?
Quentin Carnaille: Tutto è iniziato con gli orologi che collezionava mio padre. Trovavo sublimi i loro movimenti. Così mi sono appassionato a questo mondo, e ho cominciato a comprare vecchi esemplari da tasca andando a cercarli nei mercatini delle pulci. Un po’ alla volta li ho trasformati in una forma di espressione artistica.
Le sue sculture sono particolarmente complesse. Si riescono a contare i componenti di cui sono fatte?
Quentin Carnaille sorride: Magari, con un po’ di pazienza… Sono decine di migliaia, alcune opere richiedono addirittura centinaia di migliaia di componenti. Posso metterci più di quattro mesi per fare un lavoro.
Ci sono delle opere della sua produzione a cui si sente particolarmente legato e che sono particolarmente rappresentative?
Quentin Carnaille: Tra i lavori maggiormente rappresentativi direi Garde-Temps, per il suo lato concettuale. È un orologio che si indossa ma che non segna l’ora. In un gioco di apparenze, sfida il valore dell’oggetto rappresentato. È racchiuso e sospeso all’interno di un labirinto di specchi. Ricorda un orologio, eppure racconta una storia diversa. Il tempo qui è congelato nell’estetica della meccanica. L’occhio di chi osserva si concentra sul genio dell’uomo. Invita a concentrarsi sul presente.
Anche la serie Vestiges si inserisce in una visione più ampia?
Quentin Carnaille: La serie è composta da teschi di animali ricoperti di tanti minuscoli componenti di orologi. Ho voluto così esprimere il paradosso che riguarda l’uomo: da una parte sa creare cose meravigliose, come appunto gli orologi; dall’altra sa anche provocare il caos, qui rappresentato da teschi di animali scomparsi o in via di estinzione. Attraverso l’arte riesco a parlare di argomenti diversi, quelli su cui rifletto maggiormente riguardano soprattutto il tempo e la trasformazione della materia. L’universo e l’individuo.
Cosa l’affascina di più del mondo degli orologi?
Quentin Carnaille: La bellezza che emana un oggetto che non è stato progettato per essere bello, ma per assolvere a una funzione. Gli orologi per me rappresentano un know-how centenario e in un certo senso un’epoca. Con gli orologi digitali, oggi l’orologeria meccanica passa dall’essere utile a qualcos’altro.
Ha una marca preferita?
Quentin Carnaille: Colleziono centinaia di orologi il più delle volte di marca sconosciuta. Però mi piace molto lo stile Breguet: in particolare per le sue lancette.