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Orologi usati: un piacere pericoloso. Le 10 regole da tenere a mente

Chiamateli come volete: “secondo polso”, “rivitalizzati, “vintage”, ma sempre orologi usati sono. Possono essere un piacere, certo, ma la strada per raggiungere questo piacere può essere ricca di pericoli. Perché il problema è l’affollamento di figli di “persone diversamente pudiche” lungo il percorso per conquistare un buon orologio usato.

Una delle cose più interessanti che emergono dallo scambio di opinioni con chi ci legge, sia sui social sia sulle mail, è che comprare un orologio usato non è mai una cosa semplice. Al contrario è spesso fonte di delusioni cocenti e soldi buttati via. La seconda cosa che emerge è che la delusione di solito non ricade sul venditore, come dovrebbe essere, ma sulla marca. Compro un Omega Speedmaster usato, non va e il compratore si dichiara deluso da Omega. «Come hanno fatto ad andare sulla Luna con una simile baracca al polso?»… Segno che il venditore ha saputo ben intortare il compratore, facendogli credere di una pretesa garanzia o qualcosa del genere. Non va.

Un orologio, nuovo o usato, è un oggetto composto da tante parti in movimento. Qualunque oggetto usato composto da tante parti in movimento (un orologio, ma anche un’automobile o un giradischi) funzionerà solo nella misura in cui il precedente proprietario se ne è preso cura. Una misura ridotta, a giudicare dalle pochissime richieste di manutenzione periodica. E una misura direttamente proporzionale al prezzo dell’orologio stesso: solitamente ci si prende più cura di un orologio prezioso che di uno da portare normalmente al polso.
Poi ci sono le signore diversamente pudiche: spesso i loro figli credono di essere eccezionalmente furbi. Ti cade l’orologio e si massacra. Tu lo fai rimettere su come meglio possibile e poi lo vendi. E il doppio prezzo (orologio e riparazione vera, se possibile) lo paga il compratore.

Ho l’impressione che sugli orologi usati dovremo tornare più volte, ma qui ci limitiamo ad un decalogo in forma ridotta, in attesa di domande più precise.

  1. Dove comprare? Cambia molto: bancarella, amico, negozio specializzato e così via. Partendo dalla soluzione più sicura (ma anche più costosa) è meglio comprare da un negoziante concessionario della marca desiderata. È più abituato di altri a comportarsi bene per conquistare un cliente soddisfatto – che magari tornerà. E poi rischia il rapporto con il marchio produttore dell’orologio. Subito dopo viene il negoziante specializzato in orologi vintage, meglio se presente sul mercato da molti anni. Chi ci mette la faccia non cerca di fregare il cliente. Poi, a scendere, l’amico, la bancarella e quant’altro. Non dovesse andar bene vi diranno che dovete avergli fatto voi qualcosa: loro vi hanno venduto un oggetto in condizioni perfette. Attenti.
  2. Le case d’asta. Lasciatele ai “professionisti”. Che oltretutto le considerano come un territorio proprio ed esclusivo, nel quale costa caro – in tutti i sensi – cercare di inserirsi. Tenete presente che un oggetto, in asta, viene venduto “as it is”, ossia così come lo vedete. Se qualcosa non va sono esplicitamente fatti vostri. Del resto questa clausola ha una sua logica: qualcuno compra un orologio, cambia idea, lo infila in un calzino per non rovinarlo esteticamente, lo sbatte contro qualcosa, lo rompe e cerca di farsi restituire i soldi. I collezionisti più esperti sono sempre accompagnati da un tecnico di propria fiducia.
  3. E se l’orologio che comprate fosse rubato? Cosa si rischia? Se potete provare dove lo avete comprato, il rischio è che comunque venga sequestrato in quanto “incauto acquisto”. A meno che il venditore non dichiari esplicitamente che l’orologio non proviene da furti o altre operazioni illegali. Altrimenti si rischia il reato penale di ricettazione, che è una cosa seria. Anche in questo caso, quindi, mai cercare di fare il “buon affare” comprando un orologio da sconosciuti dai quali non dovreste accettare nemmeno una caramella.
  4. A questo proposito non vi fidate di scatole e garanzie “originali”. Le vendono anche su internet e se qualcuno le produce vuol dire che ci guadagna. E se ci guadagna vuol dire che se ne producono tante. E se se ne producono tante vuol dire che ne circolano tante. Di solito la garanzia falsa non è mai di un rivenditore della vostra città e nemmeno del vostro Paese. Il figlio di mamma diversamente pudica validerà la garanzia con finti timbri di Nassau o altre città esotiche, magari dicendovi che lo ha comprato da un turista rimasto a corto di contanti. Come se tutti i turisti andassero in giro per il mondo con la scatola e la garanzia del proprio orologio.
  5. Procuratevi una lente ed esaminate bene l’orologio, prima dell’acquisto. Io non sono né sarò mai un collezionista. Né d’orologi né di altro. Ma ogni tanto mi diverto, nei mercatini, ad esaminare un orologio con la classica loupe da orologiaio. Spesso al venditore basta quella lente (da specialisti o pretesi tali) per farlo arrivare di corsa con «un lasci perdere quello, le faccio vedere io un bell’orologio». Quindi lo sapeva, che il primo era una fregatura.
  6. Cosa osservare? Innanzitutto il quadrante: se è rovinato è chiaro che l’umidità è entrata nella cassa. E poi eventuali ritocchi alle scritte, al colore o agli indici. Sono segno certo di un restauro alla chissenefrega. Dopodiché osservate con attenzione la cassa: graffi e segni di urti urlano di un uso non corretto e di una eventuale manutenzione ancor meno corretta. Osservate bene la corona: le marche di solito usano corone personalizzate. In molti orologi una corona anonima ed evidentemente più “giovane” dell’orologio dichiara un intervento di manutenzione più che discutibile. Altrettanto vale per la chiusura del bracciale, che deve essere visibilmente quello originale. Osservate bene anche il fondello: alla congiunzione con la parte mediana della cassa non devono vedersi segni di maldestri tentativi di apertura. Un professionista non ne lascia, di segni.
  7. Un buon negoziante – ma talvolta anche un buon gestore di bancarella – vi offrirà in aggiunta una garanzia propria. Leggetela bene, verificate che i nomi corrispondano (ho visto una garanzia firmata Bob Dylan, lo giuro, rilasciata ad una mia amica da un bancarellaio londinese), ma sappiate che comunque lo stesso venditore deve difendersi. Talvolta anche i compratori sono stati generati da signore diversamente pudiche e usano la garanzia come un’arma puntata contro il venditore.
  8. Tenetevi comunque molto, molto caro un bravo negoziante del posto in cui abitate. Portategli l’orologio, fatelo smagnetizzare (è la prima cosa da fare) e poi via con una verifica al cronocomparatore e magari anche un controllo dell’impermeabilità. Nel caso di un buon orologio non sarebbe male farlo aprire per verificare lo stato del movimento e le eventuali tracce di riparazioni alla chissenefrega o – peggio ancora – con componenti non originali.
  9. Ricordate, comunque, che un orologio vintage è come un’automobile d’epoca. Bella, bellissima, ma adatta soltanto a rapidi giri effettuati con molta prudenza. La tecnologia moderna ha fatto passi da gigante.
  10. La prossima frontiera degli orologi usati passa per una vera e propria regolamentazione concordata fra i produttori e i propri concessionari. È questo il futuro. Prima di un acquisto verificate i siti dei maggiori negozi italiani. Alcuni posseggono gran belle sezioni dedicate agli orologi usati. Sono gli acquisti più sicuri in assoluto. Certo, i prezzi sono leggermente superiori, ma la garanzia di non buttar via i propri preziosi soldi è la massima possibile.

Sì, certo, torneremo sull’argomento, specialmente se ce lo chiedete. Nel frattempo cercate di non esagerare con le vendite telematiche. A meno che quegli orologi usati non provengano da venditori sicuri, che sia facile rintracciare nel caso qualcosa vada storto. Gli altri intascano i soldi e scompaiono in un buco nero. Ma basta, con i furbi! Non se ne può più.