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“La forma del Tempo”: i notturni fra scienza e arte. In mostra a Milano

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Finalmente porte aperte, per entrare ad ammirare i primi orologi meccanici e i più stupefacenti orologi notturni. Dopo sei mesi di attesa per l’emergenza pandemica, il Museo Poldi Pezzoli di Milano inaugura oggi la mostra La forma del Tempo (fino al 27 settembre). Trentadue opere tra orologi, sculture, codici, dipinti e oggetti scientifici. Per riflettere sul rapporto che dall’antichità all’età moderna ha avuto l’uomo con il tempo. Con una prospettiva non convenzionale, che mette in relazione l’iconografia di questo inafferrabile concetto con le innovazioni tecnologiche che hanno cercato di misurarlo.

Scienza, arte e letteratura dialogano in tutto il percorso espositivo, curato da Lavinia Galli, conservatrice del Museo Poldi Pezzoli; e organizzato con il patrocinio della Fondation de la Haute Horlogerie, del Comune di Milano e numerose istituzioni, con Vacheron Constantin e Pisa Orologeria nel ruolo di sponsor. Allestita da Migliore+Servetto Architects, La forma del Tempo si snoda in tre sezioni: “La misura del tempo e dello spazio”; “Le immagini del tempo”; “Nottetempo”.

Nello scrigno del Poldi Pezzoli

«L’idea di questa mostra è nata cinque anni fa, quando mi resi conto che le collezioni di orologi del nostro museo erano apprezzate tanto dagli specialisti per le loro caratteristiche scientifiche, quanto dai visitatori non esperti di orologeria, per la decorazione delle loro casse», racconta Lavinia Galli, Curatrice della raccolta di orologeria del Museo. La più importante in Italia e in Europa: 520 pezzi antichi, fra esemplari meccanici e solari, da tavolo e da persona, anche arricchiti di automi. Una collezione in continuo divenire, che al piccolo ma pregevole nucleo di Gian Giacomo Poldi Pezzoli ha via via aggiunto molteplici lasciti di privati. Ed è stata così incrementata con le raccolte di tanti appassionati: da Bruno Falck a Piero Portaluppi, da Alfredo Zanotelli ad Angelo Reina, da Luigi Delle Piane fino all’ultimo collezionista che tre giorni fa ha donato due orologi da tasca del Settecento.

«Fedele all’identità del museo, che ha sempre scelto di valorizzare le sue collezioni, la mostra allestita al primo piano del nostro edificio, accanto ai fondi Falck e Portaluppi, ha lanciato una sfida: sfruttare il tema del tempo per superare la tradizionale separazione tra arte e scienza. Dopo due anni di lavoro, la sfida si è tradotta in un racconto corale che inserisce le opere nel loro contesto. Per una lettura circolare, che attraversa scienza, letteratura, antropologia, filosofia, arti figurative», spiega Annalisa Zanni, Direttrice del Museo Poldi Pezzoli.

Le opere esposte

Una grande statua di Kronos, il dio greco del tempo, sorregge il globo celeste dentro cui è incastonato un orologio a proiezione, realizzato da Giuseppe Campani. L’opera seicentesca, ultima del percorso espositivo, è una sintesi perfetta dell’incontro fra arte e tecnologia. Che nel Barocco generò sorprendenti artifici, in cui meraviglie estetiche e savoir-faire artigiano si fondevano con le innovazioni di una scienza che si andava affermando con il metodo sperimentale.

All’evoluzione degli strumenti per la misura del tempo – dalla meridiana all’orologio meccanico a pesi, a molla e al pendolo – è dedicata la prima sezione della mostra. Mentre la seconda si sofferma sull’allegoria del tempo, personificato ora come un giovane con un solo ciuffo, ora come un vecchio barbuto. «Questa esposizione è stata anche occasione per sostenere il restauro di un curioso dipinto di Jacopo del Sellaio, che raffigura una delle virtù di Petrarca: Il trionfo del Tempo (1485-’90), esposto in mostra», svela Annalisa Zanni. Tredici le opere provenienti da musei aperti al pubblico: come la National Gallery, da cui arriva l’Allegoria della Prudenza di Tiziano (1550/’55). Molte anche quelle di solito custodite in raccolte private, per alcune delle quali la mostra è stata occasione di studi e attribuzioni.

I notturni come forma del Tempo

Cuore pulsante de La forma del Tempo sono gli orologi notturni, creati nel momento di massimo splendore del Barocco romano dai fratelli Campani. Un’innovazione tecnologica e un’espressione magnifica di arti pittoriche e scultoree concentrati in oggetti molto rari. Di cui Il Giornale degli Orologi si è già ampiamente occupato qui, nel divertente articolo di Giampiero Negretti. L’input della loro creazione si deve a Papa Alessandro VII Chigi, mecenate di arti e di scienze, afflitto da un’incurabile insonnia. Evocato, al Poldi Pezzoli, nel legame con Gian Lorenzo Bernini: il cui busto è esposto nella terza sala (attorniata proprio dagli orologi notturni); mentre il celebre colonnato di Piazza San Pietro decora le pareti.

L’effetto notturno della quarta sala ci immerge nell’atmosfera vissuta dai proprietari degli orologi notturni e a proiezione. Una storia sconosciuta ai più che abbiamo occasione di scoprire visitando la mostra La forma del Tempo. Arricchita dal notevole catalogo di Skira, oltre che da itinerari didattici e laboratori per famiglie; un’audio-guida bilingue (in italiano e in inglese, con l’interpretazione dell’influencer Giulia Valentina); e una serie di conferenze online che offrono prospettive diverse. A cominciare dalla visita guidata della mostra a opera di Lavinia Galli (lunedì 17 maggio, ore 21); per passare alla lezione sui fratelli Campani dello storico Cristiano Zanetti (lunedì 6 giugno). Tutte le informazioni sono disponibili sul sito del Museo Poldi Pezzoli.