Approfondimenti

Rado Captain Cook High-Tech e il primato della ceramica

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Cominciamo con qualche cenno storico sul Rado Captain Cook.
Ancora un vintage watch, mi dirai tu. È vero, ti rispondo, ma questa volta la cosa stuzzica non poco. Tanto per cominciare mi piace molto il nome. Il Capitano Cook, James Cook (1728/1779) fu navigatore, cartografo ed esploratore. Fece una brutta fine, ucciso dagli abitanti delle Hawaii durante un violento litigio per una scialuppa rubata. Ai mille meriti di Cook si aggiunge quello di aver sperimentato con successo, a bordo della sua Resolution, il cronometro da marina fatto da Larcum Kendall, il K1. Che era, di fatto, la copia dell’H4 realizzato da John Harrison. L’inventore, appunto, del cronometro da marina, il primo orologio in grado di consentire la definizione della longitudine in mare. Cook, nei suoi diari, ne parla con grandissimo entusiasmo, sebbene per il viaggio fossero stati imbarcati anche altri cronometri, che però cedettero presto. E già questo mi rende gradevole la scelta del nome.

Il Rado Captain Cook proviene dagli anni Sessanta, periodo in cui si cominciano ad utilizzare gli O-ring, straordinarie guarnizioni di tenuta riservate fino a poco prima per l’uso militare. Non a caso il modello originale, piuttosto raro perché prodotto in quantità limitate e per giunta nel corso di qualche anno, vantava la notevole tenuta stagna sino a 22 atmosfere. Che erano tanta roba, per i tempi. E dimostravano, ieri come oggi, che la capacità di innovare non è caratteristica esclusiva degli orologi che costano un occhio.

Il Rado Captain Cook oggi

La collezione è molto ampia e vale la pena di esaminarla con calma. Prevede orologi con dimensioni che oscillano fra i 37 e i 43 millimetri di diametro, passando per i 42 di alcune versioni con cassa anche in bronzo, oltre che in ceramica. Confesso (da un punto di vista estetico) un debole per il modello in bronzo con quadrante e lunetta verdi, anche perché si tratta di un verde più “professionale” che fashion. Ma la qualità massima la troviamo nei nuovi modelli High-Tech, con cassa da 43 millimetri in ceramica e quadrante “vedo/non vedo”.

Ne ho parlato, orologi alla mano, con il nuovo Ceo di Rado, Adrian Bosshard. Una persona ben intestardita ad aumentare la qualità del marchio senza però far salire i prezzi. In che modo? Gli chiedo. La risposta è piacevolmente diretta: «Facendo ricorso alle economie di scala consentite da Swatch Group, di cui Rado fa parte». E mi fa l’esempio dell’upgrade da lui voluto per il movimento, che pure aveva già ottime caratteristiche, fra cui 80 ore di autonomia. Oggi, dice Bosshard, usiamo la spirale Nivachron, realizzata in una lega di titanio con bassa percentuale di acciaio (ne abbiamo parlato qui), originariamente progettata per lo Swatch Sistem 51 e poi passata in alcune versioni del Calibro Powermatic 80.

Una vera e propria famiglia di calibri derivante dai 90 milioni di euro investiti in ricerca per il Sistem 51, appunto, e per una lunga serie di varianti che trasformano il Powermatic 80 in una base sulla quale sviluppare una serie impressionante di personalizzazioni. E infatti osservo subito (grazie alla solita loupe, il lentino per orologiai) che anche il sistema antiurto sull’asse del bilanciere non è quello solito a due elementi ammortizzanti, ma a tre. Bosshard approva e mi guarda soddisfatto. Questa versione del rado Captain Cook non è un semplice (si fa per dire) orologio subacqueo, ma un vero e proprio “orologio da avventura”. Un orologio pronto a tutto. Dalle immersioni (la tenuta stagna raggiunge le 30 atmosfere) alle foreste tropicali nelle quali è per altro ambientato lo spot del Rado Captain Cook High-Tech.

Qualche dubbio

Noto però, sempre osservando il fondello, che la chiusura è a pressione. Niente avvitamento o viti di fissaggio. E davvero si riesce ad ottenere una impermeabilità forte e sicura? «Sì», mi risponde. «Se le cose si fanno bene…». Vale la pena di ricordare che Adrian Bosshard è stato a lungo pilota motociclistico professionista, e di meccanica sa davvero molto. «Certe volte far bene le cose apparentemente semplici porta maggiore affidabilità, e io voglio che i Rado siano sempre più affidabili. Ho ancora il mio primo Rado, che mia moglie mi regalò una trentina d’anni fa. Non eravamo ricchi e fu impegnativo comprare quest’orologio, che però ancora oggi è bello come allora. Non ha un segno. Il fondello è in titanio, metallo sorprendente, se sai usarlo al meglio. E ci saranno anche successivi sviluppi. Voglio che quest’orologio si uniformi presto alle norme Iso, diventando in tal modo uno strumento certificato».

Volto, infine, il Rado Captain Cook, dichiarando il mio scarso apprezzamento per i quadranti trasparenti. Eppure mi trovo immediatamente a correggere me stesso: il potente trattamento fumé del vetro curvo che compone il quadrante crea un effetto vedo/non vedo che non ostacola in alcun modo la leggibilità. È chiaro che l’esperienza motociclistica (quando gareggiava era sponsorizzato da Certina, di cui poi fu Presidente per molti anni: un esempio di marketing positivo) si rivela utile anche sul piano estetico. L’orologio deve avere una lettura immediata.

Materiali e dettagli

Noto la tridimensionalità della “parte attiva” del Rado Captain Cook High-Tech. Ancora più di quanto non apparisse negli esemplari con quadrante non aperto, in questo caso c’è il piano del movimento, sul quale si eleva un quadrante trasparente bombato, il che implica le lancette sulla cupola e gli indici, inclinati, disposti a raggiera. L’effetto è davvero impressionante anche perché a sormontare il tutto troviamo un bel vetro zaffiro “box”, di quello con la forma che somiglia ai vecchi vetri in plexi. Un vetro già bello costoso di per sé, insomma, anche se Swatch Group produce anche i vetri. Tanta roba.

Chiedo di cosa è fatto il quadrante e ad Adrian Bosshard sfugge un piccolo ghigno di soddisfazione, soddisfazione autentica. «Vetro zaffiro, ovviamente». No, facciamo che ci capiamo. Vetro zaffiro bombato per il quadrante e vetro zaffiro box di protezione? Due vetri zaffiri di cui nemmeno uno piano? «Sì. La qualità è qualità. Rado è qualità davvero. Amo l’orologio che mia moglie mi ha regalato, amo mia moglie, amo il fatto che il mio orologio appare ancora nuovo come il primo giorno e quindi amo Rado. Non sono qui per caso». Ok, non ho parole. Non so cosa replicare.

Andate da un concessionario, toccatelo, sentite come la ceramica si adatta rapidamente alla vostra temperatura, scorrete le dita sulle parti satinate per godere del feeling che restituiscono. Potrà piacervi o non piacervi, ma il rapporto fra prezzo (3.950 euro per la versione più costosa, quella con lunetta blu) e qualità è impressionante. Come dicevo in un articolo sul mercato, oggi sono vincenti le marche in grado di produrre orologi ottimi, ma comunque non troppo costosi. E ciò vale in particolare per i mercati europei. Il Rado Captain Cook HT Ceramic è, in questo senso, uno dei punti di riferimento migliori che si possano avere.