Approfondimenti

Il Type XXI 3815 e l’epopea di Breguet in aviazione

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Il lato più sportivo di Breguet come non lo si vedeva da anni. Ma, visto il risultato, valeva davvero la pena aspettare. Mi riferisco al nuovo Type XXI 3815, evoluzione dello storico cronografo per l’aviazione Type XX. Il precedente è stato nel 2016, quando è uscito il Type XXI 3817, dall’estetica vintage: sicuramente un ottimo orologio, simile per caratteristiche meccaniche all’attuale. Ma questo, questo nuovo Type XXI 3815 è tutta un’altra cosa. Molto più potente. Saranno i flash di colore, sarà l’insolita asimmetria dei contatori, ha un certo non so che… Qualcosa di indefinito, che però mi ha fatto perdere la testa. E non sono l’unica a pensarla così.

Un secolo di storia

Aviazione? Breguet? Se la cosa vi lascia perplessi, vi racconto una storia: una di quelle che non sono in molti a conoscere*. Con un bel salto indietro nel tempo, torniamo al 1870. Quando Louis-Clement Breguet – il pronipote di Abraham-Louis, più interessato all’elettricità che all’orologeria – vende l’azienda di famiglia a un proprio dipendente, Edward Brown: un orologiaio inglese assunto più o meno attorno al 1845 e diventato responsabile dei laboratori. I Brown – Edward prima, poi i due figli Edward Jr ed Henry, infine il nipote Georges – terranno le redini della marca fino al 1970. Quando la venderanno a Chaumet. E in quei cent’anni ne vedono di tutti i colori: la Belle Epoque, la Prima guerra mondiale, la Rivoluzione russa, la crisi del ’29, la Seconda guerra mondiale…

Fra periodi duri e altri più favorevoli, riescono comunque a tenere alto il nome di Breguet, a mantenerne “l’aura mondana” e il prestigio presso la clientela più nobile e facoltosa. Cambiano sede più volte ma rimangono sempre a Parigi. E soprattutto non interrompono mai la produzione, che in quell’arco di tempo conosce una grande varietà di modelli. La maison Breguet infatti contribuisce allo sviluppo degli orologi da polso, ma continua a realizzare anche esemplari da tasca; brevetta modelli con ore a scatto e quadrante girevole, crea orologi con cassa quadrata e numeri “cubisti”, esemplari-gioiello ornati di pietre preziose, orologi da viaggio in stile Art Déco…

La famiglia Breguet

E gli eredi Breguet, invece? I discendenti del fondatore della casa, Louis Charles e Jacques, nipoti del Louis-Clément che ha venduto l’azienda, si dedicano a tutt’altra attività: l’aviazione. Fin dal 1907 i due cominciano a concepire il “giroplano”, un velivolo con ali flessibili tipo elicottero ante litteram, poi presentato all’Accademia delle Scienze. Due anni dopo Louis costituisce la Societé anonyme des ateliers d’aviation Louis Breguet e costruisce il suo primo aereo, che nel 1911 riesce a battere il record di velocità su una distanza di 10 chilometri; l’anno dopo fabbrica il suo primo idrovolante.

Non solo pilota, Louis Breguet è anche imprenditore. Durante la Prima guerra mondiale diventa fornitore ufficiale dell’Aeronautica militare francese e americana, per le quali realizza il biplano Breguet Bre 14, utilizzato come ricognitore e come bombardiere. Ancora, è tra i fondatori di quella che diventerà l’Air France ed è anche il primo a costruire un aereo interamente in alluminio. In tutto questo Louis Breguet mantiene buoni rapporti con la casa di orologi che porta il suo nome ma è diretta dai Brown, cui elargisce anche consulenze e consigli.

Fra gli anni Trenta e Cinquanta

A partire dagli anni Trenta, infatti, la Maison Breguet diventa a sua volta fornitrice ufficiale dell’Aeronautica francese. Del resto era da tempo anche al servizio della Marina francese, alla quale in quell’epoca consegna orologi per siluri. Ma ora amplia la produzione con cronografi da cruscotto per l’Air France e per altre società aeronautiche, fra cui proprio la Società aerea di Louis Breguet. Realizza pure siderometri (ossia cronometri che indicano il tempo siderale di Greenwich, con quadranti “ad angolo orario”) per l’aviazione militare. E perfino contatori-tachimetri da cruscotto per le neonate automobili, ad esempio la Royale di Ettore Bugatti – grande amico ed estimatore della marca…

La produzione per l’aeronautica prosegue anche al termine della Seconda guerra mondiale, quando la Maison Breguet ottiene una serie di commesse statali che le danno una boccata d’ossigeno a livello economico, in un periodo di ristrettezze ben poco favorevole ai beni di lusso. E sono proprio gli orologi “militari” destinati all’aeronautica ad aumentare la produzione, che arriva a sfiorare i 1.000 esemplari all’anno. Non male se si pensa che, due decenni prima, la media annua delle vendite si aggirava attorno ai 250 esemplari.

Il Type XX e il Type 20

In particolare, la Maison Breguet realizza il Type XI e Type XII da cruscotto, cioè per i cockpit degli aerei, venduti non solo in patria ma in una quindicina di Paesi nel mondo. Mentre per l’Aviazione navale e l’Aviazione militare francese produce un cronografo da polso dotato di funzione Retour en Vol: il Type XX. Progenitore degli attuali Type XXI, è già fornito della complicazione che consente di rimettere a zero le lancette del cronografo e far ripartire la misurazione con la sola pressione del pulsante inferiore. Il che semplifica notevolmente le operazioni di cronometraggio e permette di prendere i tempi di diversi eventi in successione. Vi ricorda qualcosa? Sì, certo: Retour en Vol è un altro modo di chiamare la funzione Flyback.

Anche se, per essere pignoli, va fatta una precisazione. I cronografi prodotti per il Ministero della Difesa francese, nel contratto siglato nel 1954 che prevedeva l’acquisto di un grande quantitativo di esemplari, sono chiamati Type 20. Quegli orologi fanno parte dell’equipaggiamento degli aviatori, che li ricevono in dotazione; ma sono a tutti gli effetti di proprietà dello Stato, che si prende in carico la loro manutenzione, e li cede ai piloti a titolo personale solo in casi eccezionali. Visto il loro successo e la grande richiesta da parte del pubblico, la Maison Breguet inizia quindi a produrne una versione con le stesse specifiche, ma rivolta ai civili. Che chiamerà con un nome simile ma non uguale: Type XX. Di cui è erede “il nostro” Type XXI 3815.

Il Type XXI 3815

Eccoci, finalmente, all’orologio che ci fa battere il cuore. La discendenza dal Type XX originario è evidente: il quadrante con i due contatori asimmetrici proviene da lì, così come i grandi numeri arabi Breguet, ben leggibili anche al buio. E il gioco dei rimandi prosegue anche in altri dettagli: la fine scanalatura della carrure tipica della Maison, i pulsanti a pompa, le lancette a bastone per ore e minuti… Ok, i due esemplari hanno anche caratteristiche diverse: le proporzioni della cassa, la corona, la lunetta girevole (lì zigrinata, qui graduata), il colore del materiale luminescente…

Anche se la differenza sostanziale sta nella meccanica. Non so cosa ci fosse all’interno del Type XX, ma la tecnologia dell’epoca non era minimamente paragonabile a quella di oggi. Né per precisione né per affidabilità. Comunque, quel che è certo è che il Type XXI 3815 monta il calibro 584Q/A (già presente, anche se in un’altra versione, nel Type XXI 3817 di quattro anni fa). Un movimento a carica automatica di nuova concezione, con spirale in silicio e corni dell’ancora sempre in silicio. Quindi praticamente insensibile ai campi magnetici – come si confà alla tradizione degli orologi da aviatore. Ma oggi come allora fornito della funzione Retour en Vol.

Per ulteriori informazioni tecniche vi rimando alle didascalie. Qui voglio invece sottolineare la riuscita del design vintage reinterpretato col gusto di oggi. Perché il Type XXI 3815 ha rivisitato lo stile, ha aggiornato l’estetica di quell’antenato, ma mantiene immutato lo spirito da aviatore. E dev’essere stato proprio il fascino dell’orologio d’epoca ad avermi colpito, potenziato per assurdo da quei tocchi di arancione e verde sulle lancette e sui numeri arabi, impensabili in passato. A proposito, i diversi colori distinguono le due serie limitate, ciascuna di 250 esemplari numerati. Il prezzo invece è identico: 14.700 euro. Non poco come valore assoluto, ma nemmeno troppo – considerata anche la storia che ci sta dietro.

Nota a margine

*Le informazioni e i dati qui riportati provengono in gran parte dal libro “Breguet. Maestri orologiai dal 1775” di Emmanuel Breguet (pubblicato da Alain de Gourcouff éditeur e Breguet, Parigi, 1997). Una bibbia per gli appassionati della Casa.