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Nomos Glashütte, tra il Bauhaus e la Sassonia

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Nomos Glashütte è forse la più recente fra le marche tedesche d’orologeria. E anche la più fresca, la più attuale, la più giovane.

Nasce nel 1990 dalla mente di Roland Schwertner, fotografo e informatico di Düsseldorf. E si vede, a giudicare dalla qualità del design. Che parte dal Bauhaus (scuola fondata dall’architetto Walter Gropius all’inizio del secolo scorso) ed è alla base del Movimento Moderno. Razionalismo estetico che oggi può apparire un po’ schematico, ma senza il quale il mondo sarebbe molto più brutto. Nomos Glashütte, con i suoi orologi va oltre. Ma perché, parlando di orologi tedeschi, ci si riferisce sempre a Glashütte?

La Sassonia e gli orologi

È un argomento sul quale occorre fare un po’ di chiarezza, perché sepolto da una stratificazione di racconti spesso “aggiustati” dal marketing. E quindi parto da qualche domanda e qualche risposta.

Corrisponde al vero che Glashütte è la patria dell’orologeria tedesca?
Sì, ma se parliamo di orologeria moderna. Glashütte, 7.000 abitanti circa, in Sassonia, è sede di una importante scuola di orologeria già all’inizio dell’Ottocento. Non a caso è lì che andrà a studiare il diciottenne Alfred Elwig che, contrariamente a quanto si lascia intendere, non è affatto tedesco, ma polacco. Si traferì a Glashütte a 18 anni per studiare – appunto – orologeria e vi rimarrà fino alla morte, nel 1975. Ma l’orologeria tedesca ha una storia molto più lunga.

L’orologeria di Glashütte era già famosa in tempi “antichi”?
No. O almeno non se ha notizia certa. Tutto comincia con Ferdinand Adolf Lange, nato a Dresda, che apre la propria fabbrica a Glashütte, dove nel 1845 aveva già 15 apprendisti. Dopo la sua morte (1875) a Glashütte si continuano a fabbricare buoni orologi, comunque “secondari” rispetto a quelli svizzeri anche per il ritardo nell’occuparsi di orologeria da polso. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la zona di Dresda cade sotto il controllo sovietico (dal 1949 al 1990) e a Glashütte si produrranno solo orologi di qualità piuttosto scarsa, sebbene il patrimonio tecnico sia ottimo. Tant’è che, dopo la riunificazione della Germania, il marchio A. Lange & Söhne rinascerà per opera di Günther Blümlein. Un vero e proprio genio dell’imprenditoria orologiera. Ne parlerò un’altra volta.

Sta di fatto che Blümlein farà diventare Glashütte il centro dell’orologeria tedesca (ci riuscirà con un marketing non sempre sincero, ma sicuramente efficace). Al punto che oggi, per poter utilizzare il marchio “Glashütte”, un produttore deve realizzare almeno il 50 per cento delle parti che compongono il movimento proprio nella cittadina dei Monti Metalliferi Orientali. Il fantasioso marketing di Blümlein, quindi, nulla ha tolto alla qualità degli orologi “made in Glashütte”. Al contrario, ne ha valorizzato la produzione in un lasso di tempo brevissimo. Una ventina d’anni soltanto.

Nomos Glashütte e la Sassonia

Beh, in realtà Nomos Glashütte arriva a realizzare circa il 95 per cento dei propri movimenti a Glashütte, quasi raddoppiando il minimo richiesto. Nelle foto si nota l’antiurto sulla pietra di controperno del bilanciere, ma è probabile che altre parti dell’organo regolatore provengano dalla Svizzera. Il che non è un male: tutt’altro. Non lo scappamento, comunque, che è progettato e realizzato “in casa”.

L’unico problema di questa scelta sta nel fatto che rende difficile, molto difficile, fare economie di scala. I prezzi comunque non ne risentono più di tanto, e non si avvicinano in alcun modo a quelli di marchi svizzeri che montano calibri di manifattura. Diciamo che c’è margine per miglioramenti tecnici (non sarebbe male un bilanciere ad inerzia variabile che evitasse sistemi di regolazione invadenti), ma a questi prezzi sarebbe forse pretendere un po’ troppo. Eppure sono convinto che ci si potrebbe arrivare presto.

Nomos Glashütte e il Bauhaus che sorride

Dirò una bestialità, ma il Bauhaus mi ha stancato. Più che altro quando ancor oggi viene ripreso con una freddezza filosofica che rasenta il gelo. Nomos Glashütte (come del resto hanno fatto i grandi dell’architettura) riesce ad usare il Bauhaus come trampolino per il futuro. Due collezioni, in particolare, si sono distinte negli ultimi tempi per freschezza giovanile: Club (nata nel 2007) e Tangente (nome purtroppo infelice, e non solo per il nostro Paese; meglio forse pronunciarlo alla tedesca: Tanghént). Entrambe con caratteristiche davvero diverse dalla solita orologeria “made in Saxonia”.

La prima (che monta un movimento meccanico a carica manuale) è una sorta di entry level, economicamente parlando: i modelli in foto costano 1.100 euro per la versione con 36 millimetri di diametro e 1.200 per quella da 38,5. Da notare che entrambe vantano l’impermeabilità a 10 atmosfere e 42 ore d’autonomia. Bello il vetro bombato che copre un quadrante allegro anche nella più timida opzione grigio chiaro. Gli indici, bianchi, si accendono di blu al buio. Sul fondello, nel caso venisse comprato dal sito, è possibile far scrivere una dedica con un piccolo sovrapprezzo.

Stessa cosa è possibile fare con il Tangente Update con quadrante blu. Il diametro della cassa sale a 40,5 millimetri, il movimento è meccanico a carica automatica e l’autonomia è sempre di 42 ore. Interessante il datario, di nuova e personale concezione, brevettato. Un disco scorre sotto al quadrante accendendo di verde (anche al buio) i due lati della data periferica. La regolazione può avvenire nei due sensi, il che dovrebbe implicare la possibilità di correggere la data anche nelle ore “proibite”, fra le 10 della sera e le prime ore dopo la mezzanotte. L’impermeabilità scende a 5 atmosfere, direi anche perché alla Nomos Glashütte hanno preferito contenere molto lo spessore: 7,8 millimetri sono davvero pochi per un orologio con movimento meccanico a carica automatica. Ottimo il cinturino, in morbida (ma molto, molto resistente) pelle cordovan.

Un’ultima considerazione. Sui social trovo spesso commenti più o meno acidi a proposito degli orologi. Nel 90 per cento dei casi arrivano da persone che si riferiscono solo all’estetica: sembra quello, sembra quell’altro, starebbe bene al mio polso, mi fa schifo e così via. Per queste persone può andare bene anche una cassa vuota senza movimento, come la loro testa. Per chi invece pensa che un buon orologio debba essere in equilibrio fra tecnica ed estetica, indipendentemente dal prezzo, allora Nomos Glashütte è un orologio da considerare con interesse. Valori estetici ce ne sono, valori tecnici anche e pure ben equilibrati. Chi ha un buon movimento nel cranio non sbaglierebbe affatto ad approfondire presso un negoziante. 😈