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A VicenzaOro 2021, in scena l’orologeria indipendente. E il vintage

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Dal 10 al 14 settembre, si è svolta l’edizione estiva di VicenzaOro, tradizionale manifestazione centrata sul comparto della gioielleria italiana con il consueto occhio di riguardo per l’orologeria.

Un evento che ha luogo da oltre mezzo secolo, sebbene lo scorso anno abbia inevitabilmente accusato una battuta d’arresto per l’emergenza sanitaria. Nel complesso, dunque, questa edizione ha fatto notare il convinto gradimento degli operatori in quanto fiera “in presenza” (nonostante gli oggettivi e grandi vantaggi di tutto quello che di “virtuale” si è organizzato e sviluppato in questo periodo).

Tant’è che l’affluenza di visitatori e addetti ai lavori ha quasi raggiunto i livelli precedenti la pandemia. Ha riunito infatti 800 espositori, rappresentativi di un settore che in Italia conta circa 7mila aziende, impiega oltre 30mila addetti e muove un export di circa 8 miliardi di euro. Dati alla mano, quest’anno sono state registrate l’80 per cento delle visite del 2019, di cui il 30 per cento provenienti dall’estero e con una massiccia presenza (praticamente tre/quarti) di europei.

VoVintage a VicenzaOro

Oltre all’oreficeria e ai gioielli, a VicenzaOro ci sono stati anche spazi dedicati ai macchinari, allo sviluppo tecnologico o al design. Si sono tenuti convegni, incontri, tavole rotonde. Per i patiti delle lancette, particolare rilievo ha avuto la sezione Vo’Clock, dedicata all’orologeria contemporanea; che ha riunito 23 marchi indipendenti, tra cui qualche artigiano di alto livello, come Cyrus Watches e alcuni membri dell’Ahci. Dall’11 al 13 settembre si è svolta anche la seconda edizione di VoVintage, manifestazione rivolta ai collezionisti e agli amanti d’orologeria d’epoca curata da Michele Mengoli. Anche in questo caso con fini sia commerciali, con stand di vendita, sia culturali, con eventi dedicati.

Molti i nomi noti ad appassionati e addetti ai lavori che hanno tenuto conferenze e dibattiti su vari argomenti. Con Dody Giussani (direttore de L’Orologio) in veste di moderatrice, e gli interventi – tra gli altri – di Mario Peserico (Amministratore delegato di Eberhard Italia e Presidente di Assorologi); Bruno Bergamaschi (fondatore di Forum Watchouse); Jacopo Corvo (Amministratore delegato di Gmt Italia); Cesare Cerrito (Amministratore delegato di Meccaniche Veloci) e Jacopo Giudici (fondatore di Watchinsanity). 

In generale i temi di maggior interesse, inseriti nell’attualissimo scenario di post-pandemia, si sono focalizzati sulla riscoperta del consumatore locale e la rinascita dei negozi di provincia; il cambiamento dell’esperienza di vendita accompagnata dal vertiginoso aumento dell’online; la nascita di nuove tendenze dominanti (una per tutte, il colore); una maggior richiesta di nomi di nicchia e/o d’alta gamma e la valorizzazione dei marchi indipendenti (per grandi o piccoli che siano, ricchi d’intrinseche qualità).

Particolarmente rilevante e seguita la conferenza di Ugo Pancani, professore d’orologeria e ambasciatore della Fondation de l’Haute Horlogerie. Che ha affrontato con tutta la competente dialettica lo straordinario mercato del vintage, dallo stato di conservazione al restauro degli esemplari d’epoca, passando per la loro cura.

Vincent Calabrese e il sistema Calasys

Dulcis in fundo, la presenza di orologiai-costruttori del calibro di Giulio Papi e Vincent Calabrese. Riguardo a quest’ultimo, per i pochi che non lo conoscessero, ricordiamo in breve la biografia: nato a Napoli nel 1944, autodidatta e apprendista a 13 anni, emigrato in Svizzera nel 1961, è noto per le molte straordinarie creazioni. Una per tutte: il Golden Bridge di Corum.

Il maestro orologiaio ha colto la bella occasione del palcoscenico di VicenzaOro per l’anteprima mondiale della sua ultima invenzione: il sistema Calasys. Si tratta di un’inedita alternativa alla spirale (un componente dell’organo regolatore ideato dall’olandese Huygens e in uso da ben cinque secoli senza sostanziali modifiche); con la conseguente eliminazione dei difetti che questo delicato dispositivo comporta nella marcia di un movimento meccanico.

Calabrese ha modificato l’architettura del consueto organo regolatore, molto sensibile soprattutto alla gravità – tanto inevitabile quanto dannosa per la costanza di marcia degli orologi. E ha ottenuto un nuovo dispositivo “utilizzabile in ogni tipo di scappamento”, di “rendimento superiore” e “facile manutenzione”.

Un annuncio che è passato dalla teoria alla pratica durante la presentazione stessa. Quando Calabrese ha sostituito la spirale di un Eta 2892 con il proprio dispositivo Calasys; collegandolo allo scappamento, mantenendo il resto del meccanismo invariato e dimostrandone seduta stante l’ottima funzionalità.

E, a domanda pertinente, Calabrese ha infine risposto che non venderà l’invenzione al miglior offerente, ma la condividerà con tutta quella parte dell’industria del tempo che si dimostrerà interessata. Ne riparleremo.