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“The persistence of memory”: l’orologeria indipendente in mostra. Online

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Pittori che hanno sostituito i colori con l’acciaio e le tele con l’oro. Esperti di micromeccanica. Al tempo stesso custodi della tradizione artigianale e pionieri nelle innovazioni tecnologiche. Gli orologiai indipendenti sono protagonisti assoluti della mostra virtuale The persistence of memory. Un titolo che evoca “gli orologi molli” di Salvador Dalí (protagonisti del dipinto The persistence of memory, appunto), che ci ricordano la relatività della percezione temporale e il potere creativo dei sogni. Una rappresentazione tangibile del sogno rincorso dagli orologiai indipendenti.

Fino all’ultimo quarto del XX secolo, quegli artigiani tecnici hanno dedicato la loro intera carriera alle migliori case di orologeria, perseguendo la perfezione. Poi si sono messi in gioco personalmente, agendo in maniera del tutto indipendente, realizzando marchi propri e mettendo a punto le proprie creazioni e il proprio stile. The Hour Glass, rivenditore specializzato di orologi con sede a Singapore e 45 boutique nell’area del Pacifico asiatico, ha voluto dedicare a loro uno spazio virtuale, per sua natura privo di limiti temporali.

Mezzo secolo di storia in mostra

La persistenza della memoria ripercorre gli ultimi cinquant’anni di orologeria artigianale, a partire dal 1970. Un racconto che comincia esattamente nel 1969 quando, agli albori della crisi degli orologi al quarzo, George Daniels firmò il suo primo esemplare da tasca. E, da allora, è stato consacrato come il padre dell’orologeria artigianale contemporanea, che ha ispirato generazioni di altri orologiai.

Infatti, la prima stanza virtuale che si incontra scorrendo racconti e immagini nel sito internet della mostra è dedicata proprio a George Daniels. E ricorda che, come molti colleghi prima e dopo di lui, il Maestro è stato ispirato (nell’estetica e nella sostanza) da Abraham-Louis Breguet, forse il più grande orologiaio di tutti i tempi. Ad esempio, il suo scappamento Co-Axial, poi venduto a Omega, era ispirato all’echappement naturale di Breguet. Non solo. ll suo capolavoro, lo Space Traveller (cui Daniels lavorò dal 1979 al 1982), aveva un design basato su quello di tre orologi da tasca Breguet del XIX secolo (N° 2807, 3862 e 3863), dal layout simile: simmetrico, a doppio display.

Oltre 150 orologi (dai pezzi storici a quelli contemporanei) sono visibili fin nei minimi dettagli nelle stanze virtuali, ciascuna dedicata appunto a un orologiaio. E sono 21 gli “artisti”, veri protagonisti della mostra. «Prima di un marchio, c’è una persona», ha detto durante una videointervista al New York Times Michael Tay, Amministratore delegato del gruppo The Hour Glass e curatore di The persistence of memory. «In effetti non sono soltanto orologiai, ma anche imprenditori, esperti di marketing, direttori delle vendite», ha aggiunto Tay. Che ha voluto così creare online un archivio “vivente” dei membri chiave dell’orologeria artigianale contemporanea.

“The Persistence of Memory” in 21 stanze

Ogni stanza virtuale include la biografia del creatore, una cronologia del suo lavoro e collegamenti a saggi di altre pubblicazioni. Alcune includono anche video (da vedere un film degli anni ’70 sul maestro britannico George Daniels). E comprendono curiosità divertenti, citazioni memorabili e perfino i segni astrologici di ogni artigiano (tra cui abbondano gli Ariete e i Pesci). Ciascuna ha un proprio titolo che ben riassume la personalità dell’artista / artigiano. Per esempio: “Il Gran Maestro” Philippe Dufour, “Il finlandese senza pretese” Kari Voutilainen o “L’hotshot degli anni Ottanta” Franck Muller. E, soffermandosi su immagini, racconti e didascalie, si scopre quanto questi titoli siano davvero allusivi.

Questa mostra, insomma, ci consente di recuperare il tempo perduto ogni qualvolta non abbiamo potuto visitare una galleria d’arte. E ci permette di entrare in un vero e proprio museo dell’orologeria, completo di libro degli ospiti e negozio di articoli da regalo. Con la possibilità di scrutare ogni singolo pezzo da tutte le angolazioni, grazie alle immagini ad alta risoluzione che possono essere scaricate e ingrandite. «Quante volte per le persone è stato possibile esaminare i dettagli di orologi come quelli? Valutare la qualità della finitura, la qualità dell’incisione sui quadranti o la smussatura sui ponti del movimento?», ha detto Mister Tay.

L’idea di una mostra sugli orologiai artigianali era nata nel 2018. «Quando abbiamo iniziato a renderci conto che qualcosa di molto serio stava accadendo nel mondo e stava per influenzare il modo in cui vivevamo, abbiamo immaginato di sviluppare questa sala di visualizzazione online», ha raccontato Tay. Che aggiunge: «Fin dall’inizio, abbiamo scelto di non esporre nulla che non potessimo fotografare fisicamente a Singapore. È stato uno sforzo enorme, ci è voluto molto coordinamento con la spedizione e l’assicurazione. Ma era importante avere una coerenza con le immagini».

Una raccolta inestimabile di immagini

Lo staff ha stimato che il progetto ha richiesto 3.000 ore, 500 delle quali spese solo per la fotografia. Dieci persone hanno scritto la maggior parte dei saggi e delle didascalie, oltre ad avere aiutato a selezionare gli orologi. Esemplari provenienti per lo più da collezionisti; solo alcuni – come l’orologio di laurea di Rexhep Rexhepi e il primissimo orologio che Voutilainen abbia mai realizzato – provenivano dagli stessi orologiai. Che, in un arco temporale lungo 50 anni, vanno da George Daniels e dall’amico Derek Pratt, fino a Rexhep Rexhepi, Denis Flageollet e Maximilian Büsser. Un percorso che, non a caso, si chiude con un sognatore.

Il sogno realizzato con The persistence of memory è stato quello di esaminare le creazioni degli artigiani indipendenti come oggetti storici e culturali, mostrando evoluzioni e influenze nell’arco di cinque decenni. «L’orologeria artigianale è ancora quello che è sempre stata: tecnologia e artigianato si intrecciano in un modo difficile da trovare altrove. Inoltre, un orologio è qualcosa che puoi indossare», sottolinea Tay. Aggiungendo che, come accadde durante la crisi del quarzo degli anni ’70, e poi in tempi molto più recenti, con la prima diffusione degli smartwatch, siamo davanti a una nuova vita dell’orologio da polso meccanico.

Se volete conoscere la storia dei creatori indipendenti “viaggiate” sul sito dedicato. The Persistence of Memory è aperta dalla primavera scorsa, ma conserva immutata la propria rilevanza. E merita davvero. Anche perché Michael Tay ha annunciato che alla mostra virtuale non seguirà alcuna versione cartacea. Non sarebbe coerente con il progetto. Grazie, Mister Tay.