Approfondimenti

Montecristo Skeleton Pvd, il colore di Locman

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Si chiama Locman Montecristo Skeleton Pvd ed è un orologio del quale ci piace parlare.
Ci piace perché è uno dei rari orologi che si presta ad essere considerato sotto molti diversi punti di vista. Ne abbiamo parlato qui e qui, quando è uscita la prima versione e quando è arrivata quella con trattamento Pvd oro rosa. Tutte baciate da un buon successo. Perché il Montecristo Skeleton Pvd ha molte frecce nel proprio arco. Andiamo con ordine.

La cassa skeleton dello Skeleton

Fateci caso: anche la cassa del Montecristo Skeleton è “scheletrata”. Nel senso che la cassa vera e propria – quella che contiene il movimento – è montata su un telaio traforato. Proprio come il movimento. Il telaio, in questo caso, è colorato di blu o di nero tramite un trattamento Pvd, ossia un trattamento galvanico particolarmente sofisticato che si chiama “deposizione fisica da vapore”, in inglese Physical Vapor Deposition.

In estrema sintesi questa tecnica consente di deporre su una base un film metallico di spessore e colore variabile in base ai materiali utilizzati nella lavorazione, che avviene sottovuoto. La qualità del trattamento dipende molto dallo spessore, che negli orologi deve essere tale da non consumarsi troppo presto, con l’uso. Ma lo spessore è determinato anche dalla durata del trattamento, che quindi ha notevole influenza sul costo. Al di sopra del Pdv si pone soltanto l’ancor più costoso trattamento Dlc (Diamond Like Carbon), che deposita uno strato di carbonio duro, appunto, come il diamante. Ma come tale più sensibile agli urti. Un giorno ne parleremo più diffusamente.

Il trattamento del Montecristo Skeleton Pvd sembra decisamente efficace e crea una colorazione ben costante sia nella tonalità che nella copertura del film metallico colorato. Ma se osservate meglio noterete che all’interno del telaio alcune parti appaiono come “foderate” dal materiale usato per la cassa e quindi anche di un colore diverso. Conoscendo la propensione di Locman a giocare con i cromatismi (se non la prima è stata una delle prime marche ad aprirsi al colore, tanto tempo fa) ci si potrebbero aspettare per il futuro anche versioni ancor più vivaci. Sia chiaro che non è una qualche forma di anticipazione, ma forse soltanto un pio desiderio…

La scheletratura del Montecristo Skeleton Pvd

Il termine “scheletratura” non mi è mai piaciuto, ma tutto sommato è quello più usato, per cui bisogna rassegnarsi. È una traduzione del francese squelette che però suona meno da classe d’anatomia. Fondamentalmente questo lavoro di traforo è di tre tipi. C’è innanzitutto quello artistico, artigianale, da record di bravura. Prendi un movimento, lo smonti pezzo pezzo e sottoponi a traforo ogni elemento, cercando di arrivare al limite fisico della rottura. In questo modo si creano orologi di straordinaria qualità, ma maledettamente delicati. Vere e proprie sfide tecniche eseguite da autentici specialisti. Armin Strom, in questo senso, era un vero e proprio maestro.

Fin quando questo tipo di scheletratura è passato un po’ in secondo piano. Sostituito dalla meno delicata e più pratica scheletratura funzionale. Esempio? Il Santos De Cartier Squelette, nel quale il lavoro di traforo trasforma la platina in grandi numeri che fanno da indici. È stato il primo orologio ad adottare questa tecnica, merito della mai abbastanza lodata Carole Forestier Kasapi. Oggi direttore tecnico di TAG Heuer.

E infine c’è quella che mi piace chiamare scheletratura didascalica, ossia quella scelta da Locman. In questo caso non abbiamo i costi folli della scheletratura artistica, né quelli comunque elevati della scheletratura funzionale. È una tecnica facilmente adattabile a lavorazioni industriali che consentono di abbattere i costi al punto che il Locman Montecristo Skeleton Pvd contiene il prezzo in 1.290 euro.

I dettagli qualificanti

Come sempre Locman (anzi: Locman Italy, come è orgogliosamente scritto) aggiunge dettagli qualificanti che magari non si scoprono a prima vista. Saltano fuori nel tempo, contribuendo la sensazione che hai fatto proprio bene a comprare  un Locman. È una questione di progetto, di buon progetto – seguito poi da una buona esecuzione. E il tutto ti sorprende in relazione al prezzo.

Vedi il fondello in titanio, ad esempio: un gesto di cortesia per chi soffre di allergie. Vedi il sistema a tripla guarnizione che protegge la corona (non a vite) dalle infiltrazioni d’acqua, garantendo fino a 10 atmosfere l’impermeabilità. O ancora il buon progetto di scheletratura del calibro elaborato dal S.I.O. (la Scuola Italiana d’Orologeria fondata da Locman sempre a Marina di Campo, all’Elba), e poi realizzato dalla Depa, fabbrica di movimenti situata nella Svizzera tedesca. Un lavoro progettato, come dicevo, con intento didascalico per farti vedere tutto, ma proprio tutto del movimento e di come funziona.

Un movimento meccanico a carica automatica evidentemente non troppo costoso, visto il prezzo finale, ma che zitto zitto vanta una autonomia funzionale di 60 ore (la massima è di 72) e un rotore di carica in tungsteno. E alla fine ti senti orgoglioso anche tu non solo d’aver fatto un buon acquisto, di aver dato valore ai tuoi preziosi soldi. Ma anche di quell’Italy scritto sul réhaut, accanto al nome della marca. Locman Italy. Perché – senza alcun retropensiero politico – comprare italiano vuol dire comprare un orologio pensato proprio per i tuoi gusti e il tuo desiderio di qualità al giusto prezzo. E mica è poco.