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H. Moser & Cie. Heritage Dual Time: (quasi) tutto il resto è noia

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Il doppio fuso orario entra nella collezione Heritage della manifattura di Neuhausen am Rheinfall. Quadrante, cassa, indici e meccanica in puro stile Moser sono un antidoto allo sbadiglio

Un adagio dei nostri nonni dice che “il frutto non cade mai lontano dall’albero”. Vale anche per gli orologi, figli prediletti di artigiani dei quali non di rado rispecchiano l’animo e la visione della vita. Prendiamo il caso di H. Moser & Cie. e del suo nuovo Heritage Dual Time.

Come tutti gli orologi dotati di un secondo fuso orario, l’Heritage Dual Time è concepito per il viaggio e per un viaggiatore coraggioso. Nel senso che non deve aver paura di spostarsi da un continente all’altro con un pezzo di alta orologeria da 20.900 euro al polso… Una vocazione da globetrotter che era propria anche del padre del marchio, Heinrich Moser.

Quell’Heinrich Moser che nel 1827, a 22 anni – età in cui, oggi, buona parte dei ragazzi italiani è ancora saldamente aggrappata alla gonna di mammà -, mollò tutto nella natia Schaffhausen per andare a cercare fortuna in Russia. Fortuna che trovò, ma non è il caso di metterci a raccontare tutta la storia che venne dopo. Magari la prossima volta. Oggi pensiamo a parlare dell’orologio, che già da solo ha bisogno di più di qualche riga.

Heritage Dual Time: che è Moser, si vede…

Detto che la funzione dual time consente a chi è in viaggio di leggere l’ora di casa attraverso una seconda lancetta (che può essere celata sotto a quella delle ore, se non si utilizza la funzione) e che H. Moser & Cie. si è già cimentata con questa complicazione nella collezione Endeavour, per parlare dell’Heritage Dual Time parto “dall’abito”, che è inconfondibilmente Moser.

Il quadrante fumé color bordeaux con lavorazione soleil – che diventa più scura man mano che dal centro si avvicina alla lunetta – è infatti la firma estetica del marchio di Neuhausen am Rheinfall (già presente nelle collezioni Pioneer ed Endeavour), che è stata poi ripresa da altre case altrettanto blasonate. Una lavorazione che in Moser definiscono orgogliosamente artigianale, che rende ogni orologio quasi un pezzo unico e lo associa immediatamente al brand.

Del resto, il quadrante dell’Heritage Dual Time è il vero argomento di marketing di un marchio che il marketing lo detesta e che tende a scomparire dietro all’orologio, il quale deve sembrare come se si creasse da sé. Così come scompare il logo “segreto”, a ore 12, ottenuto attraverso la deposizione di uno strato quasi invisibile di smalto trasparente che ha l’effetto dell’inchiostro simpatico, facendo comparire e scomparire la scritta a seconda delle condizioni di luce. Ma il quadrante riserva altre sorprese.

E luce fu

Mi riferisco agli indici. Intanto, la loro presenza è massiccia, maschia, e il carattere tipografico richiama alla mente (alla mia, almeno) certi indici tipici degli orologi da aviatore, vocazione che Moser certamente non ha. E poi hanno una luminosità eccezionale su cui il marchio ha lavorato utilizzando un particolare materiale fotosensibile.

Detto che tra Super-LumiNova, Chromalight, Lumibrite e via discorrendo, i brand hanno a disposizione tanti di quei materiali da illuminare di notte le piste di Malpensa, Moser ha scelto di impiegare il Globolight. Non è un’esclusiva del brand, ma un materiale elaborato dall’azienda svizzera Xeno Print; a base di ceramica e contenente Super-LumiNova, Globolight è resistente fino a 150°, può essere lavorato meccanicamente in tutte le forme, colorato con qualsiasi cromia e l’intensità della sua luminescenza può essere scelta a piacere. E, al buio, l’Heritage Dual Time di Moser fa un figurone con il Globolight che accende, letteralmente, gli indici sovradimensionati.

Dettagli in stile Moser

Abbinata a essi c’è una classica minuteria chemin de fer bianca, la cui corsa è interrotta a ore 6 dal datario. Funzione non particolarmente amata dal sottoscritto ma necessaria in un Gmt, è sincronizzata con la lancetta del secondo fuso orario e può essere impostata avanti e indietro. Dettaglio interessante: il disco della data ha lo sfondo nero e la finestrella è stata posizionata dove il quadrante fumé si fa più scuro, per non rompere del tutto l’armonia di quest’ultimo. Non male.

Le lancette di ore e minuti, a gladio, sono belle presenti, anch’esse ben farcite di Globolight. Minimalista, invece, quella del secondo fuso orario, che quasi annega nel color vinaccia del quadrante, forse perché scheletrata e visibile quasi più di notte che di giorno, grazie alla punta fotoluminescente. Una presenza più evidente, a mio parere, non avrebbe guastato.

Cassa e movimento dell’Heritage Dual Time

Dal quadrante, passo ora alla cassa in acciaio, anch’essa tutt’altro che banale. L’ispirazione è quella degli antichi modelli da tasca che tanta fortuna hanno portato a herr Moser alla corte dello zar; la bella sorpresa è la dimensione, 42 mm, che però alla vista e al polso sembra quasi un 40. Merito forse dell’effetto scenico che ha il combinato disposto lunetta-quadrante; ma anche dello spessore della cassa stessa: 11,6 mm, che insieme ai 47 scarsi da ansa ad ansa e alla lavorazione delle anse stesse – corte, a filo e curvate verso il basso – rendono l’orologio vestibile anche da polsi piccoli.

Dal fondello in vetro zaffiro è possibile vedere il nuovo calibro HMC 809 automatico di manifattura, che utilizza un modulo dual time sviluppato da Moser sulla base del movimento HMC 200. Nonostante il marchio non sia mai particolarmente prodigo di dettagli sui suoi calibri, questo è abbastanza semplice; è decorato con il classico motivo “Côtes de Moser” a doppia cresta e ha un rotore traforato in tungsteno. Con un sistema di avvolgimento a cricchetto bidirezionale, l’HMC 809 ha una frequenza di 21.600 alternanze/ora e un’autonomia di 72 ore, ossia tre giorni.

Per altre informazioni tecniche vi rimando alle didascalie e chiudo con una considerazione generale. Dagli orologi con la cassa di formaggio o foderati di erbe svizzere, il marchio ne ha fatta di strada. Credo che, dopo l’Heritage, sarà inevitabile ritrovare un dual time anche nella collezione Streamliner e magari anche nella Pioneer. Lo spero. Perché in un mondo dell’orologeria fatto di tanti sbadigli, gli orologi di H. Moser & Cie. sono capaci di svegliarti di botto, come una tazzina di ottimo caffè. Napoletano però, non svizzero…