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Lionel a Marca racconta il Breguet Marine Hora Mundi

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«Possiamo dire che questo orologio rappresenta davvero ciò che vogliamo proporre: complicazioni di alto livello alla portata degli amanti dell’alta orologeria». L’orologio in questione è uno dei pezzi più sorprendenti presentati finora nel 2022, il Breguet Marine Hora Mundi. A definirlo in modo efficace è colui che ne ha seguito da vicino la genesi: il Ceo del marchio Lionel a Marca.

Alla guida di Breguet dall’agosto dello scorso anno, Lionel a Marca è attivo per la Maison già dal 2019, dopo essere entrato in Swatch Group nel 1992. È un manager di lungo corso, con il vantaggio competitivo di avere una formazione tecnica.

In una recente intervista a Monochrome, raccontava così di sé: «Ho una formazione da orologiaio e mi sono diplomato alla scuola di orologeria di Porrentruy. Da lì sono andato a lavorare da Mercier SA a Les Breuleux, dove assemblavamo tutti i tipi di movimenti, e poi da Frédéric Piguet a Le Noirmont. Ho anche lavorato a stretto contatto con ETA, in particolare sullo sviluppo dell’Omega Central Tourbillon, rifinendo e assemblando questo superbo movimento, e poi su diversi progetti di complicazioni». Chi meglio di lui può parlarci del Marine Hora Mundi?

Ci può raccontare il nuovo orologio da un punto di vista strettamente tecnico?
«Il Marine Hora Mundi incorpora una funzione di memoria GMT con doppio fuso orario istantaneo. Il sistema di memoria a cambio istantaneo è stata la nostra vera sfida in questo pezzo. Un’impresa tecnica resa possibile attraverso l’utilizzo del pulsante e della corona. Infatti, dopo aver definito la prima città, l’ora e la data, è sufficiente che chi indossa l’orologio imposti solo la seconda città. Il meccanismo dell’orologio calcola quindi l’ora e la data utilizzando un sistema intelligente di camme, martelli e un differenziale integrato. Il calibro di questo nuovo orologio è il 77F1, il suo pregio sta proprio nei moduli aggiuntivi brevettati: complessi da sviluppare, ma facili da usare per chi possiede l’orologio».

Tre anni di sviluppo, quattro brevetti e un doppio fuso orario a cambio istantaneo che è semplicemente straordinario: nell’Hora Mundi c’è davvero tutto il savoir-faire di Breguet?
«Abraham-Louis Breguet, fondatore di Breguet, è stato un eccezionale tecnico, inventore e designer che ha contribuito con un gran numero di invenzioni allo sviluppo dell’orologeria. Innovazioni ancora rilevanti 200 anni dopo la loro creazione. Il nostro obiettivo è perpetuarne l’eredità mentre costruiamo l’orologeria di domani. Per questo motivo, e dall’acquisizione del marchio da parte di Swatch Group nel 1999, abbiamo investito molto nel reparto Ricerca & Sviluppo e continuiamo ad innovare: penso ad esempio al Pivot Magnétique o all’Alta Frequenza».

E per quanto riguarda l’estetica, che cosa ha guidato la realizzazione dell’orologio?
«Il nostro obiettivo nel nuovo Hora Mundi era quello di creare un effetto 3D, una profondità sul quadrante. Al di là del realismo, volevamo anche essere in grado di offrire una grande leggibilità. Per farlo, abbiamo quindi giocato sulla sovrapposizione di piani diversi. Il primo, in oro, è composto da onde lavorate a mano a guilloché mentre esibisce un quadrante con lavorazione soleil, il cui effetto dà la sensazione del movimento delle onde stesse. Quindi, un’ulteriore platina in zaffiro compone i meridiani. I continenti sono stati lavorati con un trattamento satinato orizzontale e le coste sono sottolineate leggermente con un bordo turchese metallizzato. Infine, il réhaut esterno racchiude tutti i vari elementi presentati sul quadrante. Un risultato le cui dimensioni e superfici sono perfettamente eseguite, grazie a vari trattamenti che hanno richiesto diverse settimane di lavoro. È questo sapiente mix di prospettive e dettagli che rende l’orologio così speciale».

Perché avete scelto di far entrare l’Hora Mundi all’interno della collezione Marine?
«Per noi, l’integrazione di un doppio fuso orario con la memoria istantanea aveva davvero senso all’interno della collezione Marine, che rappresenta il mondo del viaggio e dell’esplorazione. A riprova di ciò, Abraham-Louis Breguet è stato il primo orologiaio a introdurre l’equazione del tempo che scorre sul quadrante di un orologio. Questa complicazione, che permette di orientarsi rispetto al sole, indica l’ora civile e l’ora reale mediante due lancette. Abraham-Louis Breguet condusse ricerche approfondite sull’orientamento in mare. Fu membro del Bureau des Longitudes e fu nominato orologiaio della Marine Royale da re Luigi XVIII».

Crede che il suo background da tecnico orologiaio le faccia avvicinare in modo diverso il processo di sviluppo e creazione dei nuovi prodotti? Penso all’Hora Mundi, ma non solo. 
«Questo “doppio cappello”, per così dire, mi permette di avere una visione globale sia in termini di sviluppo di nuovi prodotti sia delle difficoltà che si possono incontrare nella loro commercializzazione. Dall’inizio della mia carriera ho infatti percorso tutte le fasi del prodotto, dal design del movimento all’organizzazione della produzione, gestendo non solo la coerenza delle collezioni, ma anche i team. Un altro aspetto molto stimolante per me è aver potuto lavorare a fianco di Marc A. Hayek per 20 anni. La sua conoscenza dei prodotti, della tecnica e la sua visione rafforzano giorno dopo giorno le mie conoscenze, per le quali gli sono grato. Oggi, il mio obiettivo è utilizzare tutto questo know-how per perpetuare l’eredità di Abraham-Louis Breguet nell’insieme del suo lavoro».