Approfondimenti

J12 Tourbillon Diamant e il quinto calibro di manifattura di Chanel

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Non è la prima volta che Chanel firma un J12 Tourbillon. È già successo nel 2005, con un esemplare che di fatto ha segnato l’ingresso della Maison in alta orologeria. Poi nel 2013, con il J12 Rétrograde Mystérieuse, progettato da quei geniacci di Renaud et Papi (RPAP, per essere precisi). E ancora nel 2014, con il J12 Tourbillon Volante, sempre frutto della collaborazione con il Dipartimento ricerca e sviluppo di Audemars Piguet, uscito perfino in versione squelette l’anno successivo. Quindi, perché meravigliarsi di fronte al nuovo J12 Tourbillon Diamant? In fondo può essere visto come la logica conseguenza di un percorso iniziato tanto tempo fa…

Questione di calibro

In effetti l’obiezione ha senso. Se guardiamo le caratteristiche degli orologi appena citati (per averne un assaggio, basta leggere qui), l’esemplare presentato all’ultimo Watches and Wonders sembra davvero aver fatto tesoro di tutti quei precedenti. Ma il fatto è che il J12 Tourbillon Diamant se ne distacca totalmente in quanto è animato da un movimento di manifattura: il Calibre 5. Il primo movimento con tourbillon realizzato in casa. E non è cosa da poco.

Perché nel Calibre 5 confluisce tutto il savoir-faire accumulato da Chanel fin dall’esordio in orologeria: la competenza di Châtelain Manufacture a La Chaux-de-Fonds, l’inventiva di Arnaud Chastaingt, le capacità dello Studio de Création Horologère di Parigi, le partecipazioni in Kenissi e in Romain Gauthier… Che si sommano a tutte le altre esperienze capitalizzate da Chanel nei quattro calibri precedenti (il Calibre 5 è appunto il quinto calibro sviluppato in sei anni).

A cominciare dal Calibre 1, che equipaggia il Monsieur de Chanel, da cui l’architettura del Calibre 5 sembra derivare direttamente – o con cui dimostra almeno una decisa parentela. Entrambi a carica manuale, come vuole la tradizione dei tourbillon; entrambi costruiti attorno a un ponte rotondo centrale, entrambi con i rubini oversize… È evidente che questi due movimenti hanno la stessa paternità (Chastaingt e i progettisti del suo Studio), la stessa produzione dei componenti (l’atelier Gauthier), la stessa mano nello sviluppo e nell’assemblaggio (il team Châtelain).

Le sfide tecniche

Tranne che… il Calibre 5 è fornito appunto di dispositivo tourbillon, un tourbillon volante per di più. A differenza di un tourbillon tradizionale, che è imperniato alla base sulla platina e in alto sul ponte, il tourbillon volante (inventato nel 1920 da Alfred Helwing) è fissato solo sulla platina. Il che significa poter mostrare la gabbia in tutta la sua leggerezza e far vedere l’intero tourbillon. Per contro, il tourbillon volante non solo non aggiunge nulla alla funzionalità del dispositivo, ma lo rende molto più difficile da realizzare e potenzialmente più fragile se sottoposto a urti e vibrazioni. Una vera sfida tecnica per il puro piacere estetico.

Come se non bastasse, Arnaud Chastaingt ha avuto la bella pensata di aggiungere un diamante di una certa caratura sopra il tourbillon volante, così da farlo girare sopra la gabbia a ritmo del tourbillon (che compie una rotazione completa su se stesso in un minuto). Il che complica ulteriormente le cose, perché l’incastonatura della pietra contrasta con la leggerezza della gabbia, crea problemi di bilanciamento, comporta calcoli precisi e impone un montaggio pressoché perfetto. Un’altra sfida, quindi.

Del resto l’orologeria Chanel si è sempre distinta per l’abilità di piegare la tecnica al servizio dell’estetica, di sovvertire i canoni convenzionali della tradizione elvetica e osare fin dove possibile.
Ma non è finita qui. Chastaingt e compagni non potevano accontentarsi di un comune taglio rotondo. No: hanno messo a punto un nuovo taglio “su misura” a 65 faccette, contro le tradizionali 58, per fare in modo che il diamante sprigionasse tutto il proprio fuoco, durante la rotazione, nelle diverse angolazioni. Chiamatelo perfezionismo, se volete. Ma è così che lavorano da Chanel.

Le due versioni del J12 Tourbillon Diamant

L’orologio è realizzato in due varianti, con cassa e bracciale interamente in ceramica nera ad alta resistenza (il materiale che ha reso famosa l’orologeria della Maison). Una referenza è in ceramica nera opaca, con la lunetta in acciaio incastonata di 34 baguette di ceramica; l’altra è invece in ceramica nera lucida, con la lunetta in oro bianco incastonata di altrettanti diamanti baguette (per un totale di 3,54 carati). Ciascuna in edizione limitata di 55 esemplari.

Tratti comuni a tutt’e due le versioni sono poi gli altri diamanti disseminati (si fa per dire: perfettamente allineati) sulle lancette e sulla gabbia del tourbillon. Detto così sembra facile, ma in realtà si tratta di un lavoro certosino che deve aver impegnato non poco il maestro incastonatore. Pensiamo alle superfici di lavoro microscopiche, alle dimensioni ancora più ridotte delle pietre, alla precisione necessaria per posizionarle una accanto all’altra con regolarità… Da perderci la pazienza.

Non mi soffermerò oltre sulla descrizione del J12 Tourbillon Diamant, per la quale vi rimando alle didascalie. Concludo invece con i prezzi: 100mila euro per la versione mat, 180mila per quella con i diamanti baguette. Cifre notevoli in senso assoluto, certo, solo per pochi. Ma credo di aver spiegato perché in questo orologio ogni centesimo è ben speso. Chissà se in futuro lo vedremo in nuove versioni…