Approfondimenti

La Ref 5271/11P & Co.: i nuovi gioielli di Patek Philippe

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Il Cronografo con calendario perpetuo è una delle Grandi Complicazioni tipiche di Patek Philippe. E quest’anno è stato riproposto in tre coloratissime versioni: la Ref. 5270P con quadrante verde sfumato, presentata a Watches and Wonders Ginevra, la scorsa primavera. Seguita, di recente, dalla Ref 5271/11P con quadrante blu e dalla Ref. 5271/12P con quadrante rosso, impreziosite rispettivamente da zaffiri o rubini. Si tratta certo di creazioni esclusive, con il movimento di manifattura e la cassa in platino, come lascia intendere la lettera P inserita nella referenza. Prodotte in piccole serie, sono riservate ai più facoltosi intenditori, ovvio…

Eppure risultano ugualmente interessanti anche per noi comuni mortali. Perché da un lato permettono di apprezzare l’evoluzione estetica di un grande classico, capace di adattarsi allo spirito dei tempi, di interpretare il gusto più attuale. E dall’altro di avvicinarci al mondo dell’alta gioielleria, che sarebbe errato considerare solo appannaggio dei modelli da donna. Gli esemplari maschili incastonati di gemme, in passato realizzati solo su commissione, da parecchi anni ormai sono presenti nelle collezioni “normali” del catalogo Patek Philippe. Del resto implicano tecniche e conoscenze dei mestieri rari, che appartengono alla grande orologeria di tradizione. Qualcosa che tutti gli appassionati dovrebbero conoscere.

Patek Philippe e le pietre preziose

Partiamo proprio dalla Ref 5271/11P con zaffiri e dalla 12P con rubini. E partiamo da una notizia che all’estero ha avuto grande eco, mentre in Italia è stata quasi del tutto ignorata (con pochissime eccezioni, da parte di siti particolarmente attenti all’attualità internazionale). Un paio di mesi fa, Patek Philippe ha acquisito una partecipazione societaria di Salanitro. Ovvero, una delle più prestigiose aziende svizzere specializzate nell’incastonatura delle pietre preziose, al top nel settore.

Fondata nel 1990 a Ginevra da Pierre Salanitro, oggi conta più di 200 impiegati e macchinari d’avanguardia nei laboratori di Les Acacias. Ha una doppia certificazione RJC (ma è anche certificata CoP), tanto per capirci sulla questione della sostenibilità (che non è il caso di affrontare qui). Ed è in grado di offrire un servizio a 360° – dal progetto al prodotto finito – alle case di orologeria, tant’è che lavora per una quarantina di marchi elvetici. Per avere un’idea di ciò che è capace di fare con le pietre, basta dare un’occhiata a due vecchi esemplari di una nota maison di Le Brassus: il Sapphire Orb e il Diamond Outrage. Impressionanti…

Già legate da rapporti di collaborazione, le due imprese ginevrine hanno tra l’altro molto in comune. Entrambe aziende “familiari”, si basano su valori quali eccellenza, indipendenza, artigianalità, rispetto delle tradizioni, servizio verso i clienti… E mi fermo qui, ma potrei continuare. Ora, l’acquisizione di cui sopra porta vantaggi ad ambo le parti. Se Salanitro si garantisce così continuità e futuro, Patek Philippe si assicura una corsia privilegiata nella creazione di esemplari incastonati. Come la ricca serie presentata – non a caso – nell’ultimo periodo: dall’Aquanaut Rainbow al Nautilus Joaillerie, fino alle Grandi Complicazioni come i due Grandmaster Chime Haute Joaillerie e i due esemplari di Cronografo con calendario perpetuo, appunto.

Le Ref 5271/11P e 5271/12P

E torniamo proprio alle nuove versioni del Cronografo con calendario perpetuo. Come dicevo, le Ref 5271/11P e 5271/12P si distinguono per la presenza di zaffiri blu o di rubini, cioè due tipi diversi per colore della stessa pietra preziosa: il corindone. Una gemma composta da ossido di alluminio, estremamente resistente (con durezza 9 nella scala di Mohs, inferiore solo a quella del diamante), qui dal taglio a baguette. Su ciascun cronografo si contano 80 pietre: 58 incastonate sulla lunetta e sulle anse (per le quali le gemme sono state tagliate su misura) e 22 sulla fibbia déployante. Rigorosamente montate a mano, una per una. Ma, come sempre, più del numero delle pietre è importante considerare la caratura totale: che raggiunge i 5.16 ct nella versione con gli zaffiri e i 5.25 ct in quella con i rubini.

Da notare comunque due pecularità. La prima è l’altissima qualità delle gemme, prive di inclusioni (almeno visibili a occhio nudo) e definite da una completa uniformità cromatica. La seconda è il tipo di incastonatura “invisibile”, chiamata dagli addetti ai lavori “a binario”. Tradizionalmente usata con il taglio baguette, è una tecnica che richiede estrema competenza da parte del maître sertisseur. Perché ciascuna pietra è allineata all’interno della sede, in fila l’una accanto all’altra in uno spazio ben definito da pareti di metallo, ma non è bloccata né da griffe né da granette, solo da una leggera battitura finale. Fondamentale quindi è la tensione fra le pietre: che devono essere abbastanza vicine da restare coese, ma non troppo perché rischierebbero di rompersi, e neppure troppo poco per evitare di perderle.

Il calibro CH 29-535 PS Q

Due parole infine sulla meccanica che accomuna tutte le versioni del cronografo con calendario perpetuo oggetto di questa pagina. Si tratta del calibro CH 29-535 PS Q, un movimento a carica manuale apparso per la prima volta nel 2011. Che è composto da un calibro cronografico di base, cui i tecnici della Manifattura hanno aggiunto il modulo del calendario perpetuo. Considerato dagli esperti il “cronografo definitivo”, il calibro CH 29-535 PS ha un’architettura tradizionale con ruota a colonne e innesto orizzontale a ruote dentate, ma concentra anche 6 brevetti che corrispondono ad altrettante innovazioni.

Brevetti che riguardano per esempio il profilo ottimizzato dei denti dei ruotismi, il grande “cappello eccentrico” della ruota a colonne che regola la penetrazione degli ingranaggi, il lavoro di “ajour” sulla ruota del contatore dei minuti. E altro ancora. Caratterizzato da 65 ore di autonomia, nasce proprio con l’intento di accogliere complicazioni supplementari. Come appunto il modulo del calendario perpetuo, che da parte sua risulta particolarmente piatto: soltanto 1,65 mm di spessore. E conferma la maestria raggiunta da Patek Philippe in questo genere di dispositivi.