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La storia del Fifty Fathoms, i 70 anni del subacqueo di Blancpain

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Il 2023 sarà un anno di celebrazioni per Blancpain. Il Fifty Fathoms compie 70 anni e la Maison di Le Brassus lo festeggerà con i dovuti onori. Non solo. Sono anche trascorsi 20 anni da quando Marc Hayek riportò in vita l’orologio, dopo un opportuno restyling per adeguarlo alle mutate necessità dei tempi. Contemporaneamente il novello Ceo, appassionato subacqueo, fondò anche il Blancpain Ocean Commitment, un organismo interno alla Marca finalizzato alla salvaguardia degli oceani. E ancora, 10 anni fa, iniziò la collaborazione con il biologo francese (e fotografo sottomarino) Laurent Ballesta, e a finanziare le spedizioni Gombessa da lui organizzate. Per la Maison Blancpain, dunque, un triplo anniversario, che la vedrà impegnata per tutto l’anno prossimo. Già sappiamo, per esempio, che il 3 gennaio sarà svelato il primo Fifty Fathoms 70th Anniversary… Intanto, però, voglio ricordare la storia del Fifty Fathoms, riconosciuto come l’archetipo dell’esemplare subacqueo moderno.

La storia del Fifty Fathoms: le origini

Sia chiaro, si tratta di una storia arci-nota, sulla quale qui non aggiungerò nulla di nuovo. Credo però valga la pena ripercorrerla, per comprendere meglio il valore dell’orologio e raccontarla a quei pochi che ancora non la conoscono.

Nel 1952, il Ministero della Difesa francese diede incarico al capitano Robert Maloubier e al luogotenente Claude Riffaud di creare un’unità di sommozzatori d’élite chiamata Nageurs de Combat (nuotatori da combattimento). Individuati gli uomini, i due ufficiali dovevano provvedere anche all’attrezzatura idonea. Girarono tutta Parigi alla ricerca di orologi adatti, ma non riuscirono a trovare sul mercato nulla in grado di resistere alle condizioni estreme delle missioni subacquee. I test su quanto reperito in commercio furono fallimentari: gli esemplari erano tutti troppo piccoli, illeggibili sott’acqua e soprattutto poco o niente impermeabili.

Si rivolsero così a Blancpain, all’epoca guidato da Betty Fiechter e dal nipote Jean-Jacques. Fu lui a scegliere il nome Fifty Fathoms per l’orologio messo a punto dai tecnici della Manifattura. Amante delle immersioni tanto quanto della letteratura, prese ispirazione da un passo di una celebre opera di Shakespeare, La Tempesta. “Full fathom five thy father lies”, recita infatti l’attacco del brano conosciuto come Ariel’s Song (atto I, scena II). Il nuovo orologio era appunto impermeabile fino a 50 Fathoms (91, 45 metri, per l’esattezza), ovvero fino a 10 atmosfere. Era abbastanza grande, protetto dai campi magnetici dalla gabbia in ferro dolce attorno al movimento, ben leggibile anche nel buio delle profondità grazie al quadrante scuro con le indicazioni luminescenti. E dotato di una robusta corona e di una ghiera girevole con dispositivo di blocco, utile soprattutto nelle fasi di risalita.

Uscito nel 1953, il Fifty Fathoms fu quindi adottato come orologio ufficiale dalla Marina francese e si guadagnò rapidamente una solida reputazione grazie all’affidabilità e alla resistenza all’acqua. Divenne così uno strumento indispensabile per i sommozzatori, militari e civili: si diffuse tra i corpi speciali di numerosi Paesi, come gli americani Navy Seals (ma anche quelli tedeschi e israeliani), e tra gli specialisti dell’esplorazione oceanografica (come il Gers, Groupe d’Etudes et de Recherches Sous-marine d’Oltralpe). Fra l’altro accompagnò anche l’équipe di Jacques Cousteau e Louis Malle durante le riprese del film Il mondo del silenzio, vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes del 1956 e dell’Oscar come miglior documentario nel ’57, rimasto una pietra miliare nella cinematografia subacquea.

L’epoca recente

Tuttavia all’inizio degli anni ‘80, con la crisi del quarzo, il Fifty Fathoms uscì di produzione e fino ai primi anni 2000 praticamente sparì dai radar. L’acquisizione da parte di Jean-Claude Biver e di Jacques Piguet, nell’82, aveva portato il Marchio a realizzare esemplari più classici, più fedeli all’alta orologeria di tradizione, piuttosto che strumenti tecnici come questo. Il Fifty Fathoms tornò brevemente in vita solo nel ’97, quando la proprietà della Maison passò all’attuale Swatch Group. Nacque allora la cosiddetta Blancpain Trilogy, formata da un Gmt, un orologio da aviatore chiamato Air Command e un Fifty Fathoms riaggiornato nell’impermeabilità, che raggiungeva le 30 atmosfere. Ma i tempi non erano ancora maturi per il rilancio del modello subacqueo, che tornò nel dimenticatoio per qualche anno ancora.

Fino al 2002: quando Marc Hayek prese in mano le redini di Blancpain, scoprì nei caveau della Manifattura gli esemplari d’antan e se ne innamorò. Incaricò quindi i tecnici della Maison di sviluppare un moderno Fifty Fathoms. Nel 2003, per i 50 anni dell’esemplare, Blancpain presentò quindi un nuovo modello che coniugava l’aspetto vintage con l’impermeabilità della versione del ’97, e in più aggiunse una lunetta con inserto in vetro zaffiro curvo e antigraffio. Elemento, quest’ultimo, che la dice lunga sulla ricerca di nuovi materiali e di innovazioni portata avanti fin dall’epoca dal Gruppo Swatch. I 150 esemplari dell’edizione limitata andarono subito esauriti: da qui la scelta di riprenderne la produzione.

Nel 2007 fu così lanciata una nuova trilogia di esemplari che pose le basi della collezione tuttora in catalogo. Il primo era il Fifty Fathoms Automatique, simile nell’estetica e nel mood al modello originario, ma con un nuovo movimento di manifattura, il calibro 1315. Derivato dal calibro 13R0 a carica manuale, del 2006, si distingue(va) per la presenza di tre bariletti, in grado di garantire un’autonomia di 5 giorni. Il secondo era il Fifty Fathoms Chronographe Flyback, con i pulsanti a tenuta stagna, cioè studiati per poter attivare il cronografo anche sott’acqua. Infine, il Fifty Fathoms Tourbillon, sicuramente il meno adatto alle immersioni, realizzato con fini celebrativi. Equipaggiato di tourbillon volante e fondello in vetro zaffiro, ma impermeabile comunque fino a 30 atmosfere, era una dimostrazione del savoir-faire della Casa.

Da allora, in questi 15 anni, la storia del Fifty Fathoms è proseguita con un’ampia gamma di variazione sul tema, per materiali, dimensioni, complicazioni, cinturini… Basti pensare alla ripresa del Bathyscaphe, anch’esso creato alla fine degli anni ’50 da Jean-Jacques Fiechter e riproposto nel 2013, in occasione del 60° anniversario, o alle declinazioni al femminile. Una storia che Blancpain sta ancora scrivendo, giorno dopo giorno, come rivela la prossima novità. Restiamo tutti in attesa di vederla, la prima settimana dell’anno nuovo. Stay tuned