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Gombessa VI: Blancpain in missione a Capo Corso

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L’esplorazione della vita sottomarina da sempre ha ispirato letteratura e cinema. E ci ha regalato classici intramontabili (buoni da rispolverare anche sotto l’ombrellone): da “Ventimila leghe sotto i mari” a “James Bond – La spia che mi amava”. Ma crea avventure fantastiche anche nella realtà, come la recente Missione Cap Corse sostenuta da Blancpain. Così s’intitola infatti l’ultima spedizione Gombessa, la sesta, che si è svolta lo scorso luglio in Corsica, appunto, nel Parco naturale marino di Capo Corso e delle Agriate.

Gombessa VI Missione Cap Corse

Un progetto scientifico che, come i precedenti cinque, è stato possibile proprio grazie al contributo della Manifattura di Les Brassus. La cui storia è legata proprio all’esplorazione dei mondi sommersi fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Da quando cioè ha lanciato il Fifty Fathoms, il primo orologio subacqueo moderno. Ma ancora di più da quando Marc A. Hayek ne è diventato Presidente. Diver dilettante ma appassionato, per la tutela dei mari ha fondato il Blancpain Ocean Commitment. Di cui ci siamo già occupati altrove su questo sito.

Come sempre, anche la missione Gombessa VI è stata diretta dal sub, biologo e fotografo sottomarino Laurent Ballesta. Obiettivo dell’esplorazione: svelare il mistero che avvolge l’origine di uno strano fenomeno, localizzato proprio nella zona settentrionale e orientale del “dito” (com’è detta la penisola che svetta a nord della Corsica). Ovvero la presenza di migliaia di atolli coralligeni perfettamente circolari, del diametro di circa 30 metri ciascuno, situati a 140 metri sui fondali marini. Curiosi anelli di corallo, la cui formazione potrebbe dipendere dall’emissione di gas o da affioramenti di acqua dolce.

Durante l’operazione Gombessa VI, quindi, Ballesta e tre acquanauti – tra cui anche l’italiano Roberto Rimini – hanno vissuto per venti giorni nelle profondità del Mediterraneo, all’interno di una cassa pressurizzata di 5 metri quadrati. Installata sulla chiatta dell’Istituto Nazionale di Immersione Professionale (Inpp), la stazione batiale ha offerto ai sub condizioni di vita estreme, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Tuttavia, ha permesso loro di compiere immersioni particolarmente lunghe, in grado di portare a termine i numerosi protocolli scientifici di ricerca.

Le precedenti spedizioni

In attesa dei risultati della spedizione Gombessa VI, vale la pena di ricordare che il nome Gombessa è una delle alternative con cui viene chiamato il celacanto, un pesce preistorico ritenuto un “fossile vivente”. Che è stato oggetto delle ricerche di Laurent Ballesta durante la prima operazione Gombessa, svoltasi nel 2013 nell’Oceano Indiano, alle Comore. Fino ad allora si riteneva infatti che il celacanto si fosse estinto 70 milioni di anni fa; la missione dimostrò invece la sua esistenza. Fu quella la prima di una serie di spedizioni scientifiche, organizzate appunto con il supporto del Blancpain Ocean Commitment, al fine di studiare gli ecosistemi marini più inaccessibili del pianeta.

Gombessa II quindi si è tenuta nel 2014 a Fakarava, nella Polinesia francese, per studiare l’enigmatica aggregazione delle cernie chiazzate. Per la missione successiva, nel 2015, Ballesta si è recato invece nell’Antartico per conoscere lo stato di salute dell’ecosistema, indebolito dal riscaldamento globale. Due anni dopo, la quarta spedizione ha portato di nuovo l’acquanauta a Fakarava per esaminare il comportamento predatorio di 700 squali grigi di barriera. Infine, Gombessa V lo ha condotto nel Mediterraneo davanti alle coste francesi per studiare, fotografare e far conoscere la ricchezza sottomarina di questo mare che nasconde ancora molti misteri, tra cui anche gli anelli di corallo.

Collaborazioni e risultati

Certo non è finita qui. Il progetto Gombessa avrà un seguito, c’è da scommetterci. Ma in più va ricordato che, nel corso degli anni, Blancpain Ocean Commitment ha sostenuto molteplici iniziative oceanografiche, anche a fianco di alte istituzioni. Per esempio le spedizioni Pristine Seas della National Geographic Society, la World Ocean Initiative organizzata da The Economist, e la Giornata Mondiale dell’Oceano, che si svolge ogni anno nella sede delle Nazioni Unite a New York. Mentre sta per iniziare la spedizione Progetto Anacranes, in partnership con l’organizzazione ambientalista Oceana, per proteggere le barriere coralline nel Golfo del Messico (Scorpion Reef e dintorni).


Ma tanti sforzi non sono vani: al di là dei progressi scientifici, le azioni del Blancpain Ocean Commitment hanno risvolti concreti. Finora infatti la somma di tutte le attività ha contribuito a estendere la superficie delle aree marine protette di oltre 4 milioni di chilometri quadrati in tutto il mondo. E non è poco.