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La Rosa Mystica: Parmigiani Fleurier celebra l’abilità artigianale

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Torniamo sul tema Les Roses Carrées. La collezione Grand Feu di pezzi unici realizzata da Parmigiani Fleurier, pochi giorni fa, è stata arricchita con il quinto e ultimo esemplare, La Rosa Mystica. Idealmente derivato dall’omonimo (o quasi) orologio da tasca – come i precedenti –, si distingue per il colore rosso dello smalto, in una particolare sfumatura che la Maison definisce “magistrale”. Che in un’ipotetica tabella cromatica troveremmo fra il mattone e il terracotta.

Rosa d’élite

No, un attimo: qualcosa non torna… Se il primo modello della serie era La Rosa Celeste, mentre La Rosa Mystica è l’ultimo, che ne è degli altri tre? Ce li siamo persi? In effetti Parmigiani Fleurier non ha diffuso informazioni riguardo al secondo, al terzo e al quarto modello della collezione Les Roses Carrées. Forse per non essere ripetitivo nella comunicazione, o forse per rispettare accordi di riservatezza con gli acquirenti. Non dimentichiamo infatti che si tratta di pezzi unici, super-esclusivi e in quanto tali ambìti dai collezionisti. Non stento a credere che siano stati venduti subito, o perfino prenotati ancor prima di essere prodotti, a dispetto del costo non proprio alla portata di tutti: 600mila franchi svizzeri, all’incirca.

Perché possedere certi orologi – per parafrasare un vecchio spot – non ha prezzo. Del resto, le referenze della collezione sono la sintesi di quanto di più elevato ci possa essere in orologeria: sia dal punto di vista meccanico sia dell’habillage, che concentra diverse tecniche di artigianato d’arte. Il calibro scheletrato infatti non solo racchiude la più nobile delle complicazioni – la ripetizione minuti –, ma è anche vestito con i Mestieri d’arte più complessi, come lo smalto Grand Feu e l’incisione. Non solo. Il motivo della Rose Carré, la “rosa quadrata” che decora interamente la cassa, segue una geometria frattale, cioè una progressione logaritmica basata sulla sequenza di Fibonacci. I dettagli cesellati secondo le regole della sezione aurea rispecchiano così la suprema armonia della natura e dell’arte. 

La Rosa Mystica: significato e aspetto

Per entrare nel dettaglio del nuovo esemplare, prima di tutto merita una breve spiegazione il nome: Rosa Mystica. Un appellativo citato nelle Litanie Lauretane come titolo di Maria di Nazaret, che poi è passato a indicare una specifica varietà di rose, i cui petali esterni sono soffusi di un rosso profondo. Un fiore creato per il 150° anniversario del dogma dell’Immacolata Concezione, promulgato nel 1864, secondo il quale la Madonna risulta immune dal peccato originale fin dal concepimento. La rara e pregiata rosa, selezionata dalla Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa, ha colori che rimandano ai misteri della Redenzione: dal bianco dell’Immacolata e dell’infanzia di Gesù, alle striature rosse simbolo della Passione, fino al giallo centrale che rimanda alla luce della Risurrezione.

Un nome certo non scelto a caso dal marketing di Parmigiani Fleurier, che in questo modo sembra voler celebrare una sorta di sacralità, l’aspetto quasi divino dell’orologeria artigianale di cui è frutto la Rosa Mystica. Una creazione che a livello estetico ripropone le stesse caratteristiche del precedente Rosa Celeste. Quindi, cassa officier in oro bianco di 42 mm di diametro, interamente incisa a mano con il motivo della Rose Carré (che si ripete quindi senza soluzione di continuità lungo tutte le parti metalliche esposte alla vista). Quadrante e fondello a cuvette cesellati, e poi rivestiti di smalto Grand Feu: il primo, essenziale, è solo in una tonalità piena, pastosa e uniforme; mentre il secondo riproduce il pattern della Rose Carré.

Intrinseche difficoltà

Certo, detto così non sembra niente di che: invece queste decorazioni comportano molteplici difficoltà. Cominciamo dall’incisione. Lavorare a bulino una successione di elementi tutti uguali non è facile di per sé: l’artigiano deve scavare il metallo con estrema precisione, senza margine d’errore, in modo da riprodurre tratti identici, che poi vanno ripetuti ancora e ancora. Il che richiede pazienza infinita, tempi lunghi e soprattutto mano ferma. In più, a complicare il tutto, qui ci si mettono prima di tutto le dimensioni ridotte (basti pensare alla larghezza delle anse). E poi il fatto che il maestro incisore non lavora su un supporto piano, orizzontale, ma su superfici arrotondate (come la carrure) e perfino oblique (come la lunetta e il profilo del fondello), cosa che obbliga a fare ancora più attenzione. Insomma, bisogna saper padroneggiare il mestiere. Avere esperienza.

E poi c’è lo smalto Grand Feu. Che richiede da parte del maestro smaltatore non solo le conoscenze, la capacità di rispettare passo passo tutti le fasi del processo di lavorazione, compresi i tempi di attesa dell’asciugatura. Ma anche cercare di controllare il più possibile l’applicazione del colore, consapevole che i diversi momenti di cottura possono potenzialmente rappresentare un’incognita. Considerato che, nel caso delle tinte unite, sono necessarie come minimo tre mani di smalto per poter raggiungere l’intensità cromatica desiderata, e altrettanti passaggi in forno a temperature di 800°C, le eventualità che qualcosa possa andare storto si moltiplicano. E anche in questo caso, il virare della tonalità, la formazione di bolle e crepe nello smalto, o anche solo l’assenza di uniformità nel colore si traduce in una sola azione. Buttare via il lavoro e ricominciare tutto daccapo.

La meccanica e l’acustica

Senza dimenticare naturalmente le problematiche insite nel mestiere del maître horloger, che nel caso del calibro PF355 si trova ad affrontare la ripetizione minuti. Da sola – si sa –, la regina delle complicazioni costringe l’orologiaio a montare più di un centinaio di componenti dedicati, con tolleranze ridottissime dovute anche alla miniaturizzazione tipica degli esemplari da polso. A tal punto che per assemblare una ripetizione minuti, un maestro orologiaio impiega dalle duecento alle trecento ore di lavoro. Ed è in grado di farlo solo dopo decenni di esperienza, in cui ha maturato tutta l’abilità necessaria per svolgere un lavoro simile. Non solo. Sebbene la tecnologia al giorno d’oggi gli fornisca validi strumenti di supporto, dev’essere dotato anche di sensibilità musicale – se non proprio di un “orecchio assoluto” -, per poter modulare il suono un po’ come farebbe un accordatore.

Ma non solo. Per non farsi mancare niente, i progettisti di Parmigiani Fleurier hanno scelto per gli esemplari delle Roses Carrées, e quindi anche per la Rosa Mystica, dei timbri cattedrale. Caratterizzati da sonorità ricche e profonde, sono molto più lunghi dei consueti gong – si avvolgono anche due volte attorno al movimento –, ma sono fissati alla cassa in un unico punto, tramite due viti. E richiedono una maggiore difficoltà nel montaggio. Un’ulteriore particolarità riguarda la sequenza sonora: quei pochi istanti di silenzio fra i rintocchi delle ore e dei quarti, e dei quarti con i minuti, non piacevano ai tecnici della Maison. Che quindi hanno pensato bene di creare una successione continua per evitarli il più possibile. E così facendo sono riusciti anche a limitare il rumore di fondo che si sente durante questi tempi morti. Chapeau!