Attualità

Lo stile del tempo. Pagine di storia raccontate dall’autrice

{"autoplay":"false","autoplay_speed":"3000","speed":"300","arrows":"true","dots":"true","loop":"true","nav_slide_column":5}
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image
Slider Nav Image

Lo stile del tempo, il cui sottotitolo definisce La storia degli orologi da polso dal 1900 a oggi (Edizioni WhiteStar), è l’ultima preziosa pubblicazione di Mara Cappelletti. L’autrice e giornalista, milanese d’origine, è una firma autorevole del mondo dell’orologeria e dell’ampio settore del lusso, a livello internazionale. Dopo la laurea allo Iulm di Milano – e numerose esperienze in ambito editoriale, anche come analista di mercato ed esperta di storia e cultura del gioiello -, in curriculum vanta un diploma presso il Sotheby’s Institute of Art di Londra. Che ha conseguito a coronamento della sua passione per l’arte e per la storia del costume.

Fra le pubblicazioni da lei curate spiccano Investing in Wristwatches: Rolex, scritto a quattro mani con Osvaldo Patrizi (libro del quale Il Giornale degli Orologi si è già occupato, vedi qui); e la collana illustrata dei “maestri del tempo”, con le monografie dedicate a Patek Philippe, Bulgari, Omega, Rolex, Longines, Swatch. Oggi Mara Cappelletti è titolare di un laboratorio presso l’Università degli Studi della città meneghina, dove insegna Storia del gioiello. È, inoltre, Presidente dell’associazione culturale Stile e Storia, che si occupa della valorizzazione storico-culturale dell’ornamento.

Partendo dall’idea che misurare il tempo non è solo una necessità, ma anche una questione di gusto, Lo stile del tempo mostra l’evoluzione dell’arte orologiera nel corso di un periodo temporale che abbraccia tutto il Ventesimo secolo. Offre così un lungo, affascinante viaggio nella storia e, attraverso la selezione di 60 esemplari rappresentativi, conduce anche alla scoperta di curiosità: dall’esemplare che indossava Charles Lindbergh nella traversata dell’Atlantico a quello dell’alpinista ed esploratore Edmund Hilllary in cima all’Everest. Da collezionare, da sfogliare, perfetto anche come regalo per gli appassionati del mondo delle lancette, Lo stile del tempo presenta 272 pagine ricche di dettagli, informazioni tecniche e immagini fotografiche. Ne ho parlato con l’autrice, in questa intervista che segue. 

Cosa l’ha spinta a realizzare un’opera come Lo stile del tempo?
«La mia idea era di dare una prospettiva storica sull’evoluzione dell’orologio da polso. Quindi del suo passaggio come accessorio dalla tasca al polso, a partire dai primi anni del ‘900. Questo è stato il punto di partenza. Dopo di che mi è sembrato bello raccontarne l’evoluzione, attraverso oggetti iconici e il modo in cui questi si legavano a momenti storici – dalle guerre alle imprese come il primo sbarco dell’uomo sulla Luna – o a personaggi del tempo».    

La narrazione segue un preciso ordine cronologico?
«Ho suddiviso l’opera in decenni. Parto dunque dai primi anni del ‘900, quindi il periodo della Belle Époque. Ogni capitolo ha una parte introduttiva, dove è raccontato il momento storico e dell’arte pertinente al periodo. Il concetto è lo stile, inteso come un insieme di tendenze. Per cui lo stile è quello della moda che, in qualche modo, influenza quello dell’accessorio.

Ma è anche lo stile architettonico e artistico: pensiamo, per esempio, alle forme Déco o alla geometria che in certi momenti definisce certi oggetti… Piuttosto che la Bauhaus, che va a ripulire tutta una serie di esagerazioni del periodo precedente e definisce in maniera molto precisa l’unione di forma e funzione in un oggetto come l’orologio. Segue poi anche lo stile legato a momenti storici e sociali. Durante la due Guerre, ad esempio, nascono orologi con funzioni ben precise. Tornando alla suddivisione dei capitoli del volume, parto con i primi del ‘900, quindi continuo trattando gli anni Dieci, Venti, Trenta, Quaranta e così via, fino ad arrivare al 2000. Oltre alla parte introduttiva relativa a ogni decennio, ci sono le schede degli oggetti selezionati, circa 60».

Come ha scelto gli orologi presenti?
«In base all’interesse e all’importanza che rappresentano all’interno di ogni decennio trattato. Per cui, ad esempio, il Santos di Cartier è uno degli oggetti più importanti d’inizio 900. Facendo ricerche ho poi trovato particolarmente interessante l’orologio di Francesco Baracca, esempio di come alcuni esemplari venissero trattati semplicemente per essere indossati al polso». 

Come si è documentata e quali sono state le fonti da cui ha preso le informazioni?
«Ho fatto tanta ricerca, ovviamente. Ma questo è il mio lavoro, una passione prima di tutto, da sempre. In realtà la storia di questi orologi l’avevo già studiata e ricercata per la collana sui maestri del tempo pubblicata qualche anno fa per il Sole 24 Ore. Ho lavorato tanto con gli archivi delle case orologiere. L’approccio del libro è storico e ci sono degli oggetti che ho ripreso nelle schede perché particolarmente rilevanti, in quanto magari sono stati i primi a proporre un certo tipo di soluzione tecnica, meccanica, estetica».

Quale è stata la difficoltà maggiore che ha incontrato?
«Coordinare il contenuto. Ci vuole rigore. Il materiale è, infatti, così ampio, ricco e appassionante che diventa difficile scegliere cosa sacrificare e cosa lasciare».

Lo stile del tempo ha una vocazione internazionale. In quante lingue è stato tradotto il libro?
«In inglese, francese, tedesco, spagnolo».

“Il tempo è un grande mistero”, scrive nelle prime righe. Ma alla fine cos’è il tempo per Mara Cappelletti?
«Un tiranno, con cui lotto tutti i giorni!».