Approfondimenti

Classique Répétition Minutes 7637, la quintessenza di Breguet

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Di fronte a certi orologi faccio fatica a essere oggettiva. E il Breguet Classique Répétition Minutes 7637 è uno di quelli che mi fanno letteralmente perdere la testa: per l’estetica pura, per il quadrante in smalto, per la complicazione dal suono cristallino. Ah, se solo fossi ricca… Ma cercherò di placare l’entusiasmo – non vorrei essere accusata di piaggeria – e di raccontare le cose come stanno. Del resto non è che se piace a me deve per forza piacere anche agli altri. E poi non devo convincere nessuno ad acquistarlo, hai voglia di star lì a tentare di persuadere: costa quasi 270mila euro, chiaro che è destinato solo a pochi fortunati intenditori. Ma ci sarà un motivo, anzi più d’uno, se ha un prezzo simile. Ecco, cercherò di spiegare questi perché. Che poi vuol dire puntare all’essenza, a ciò che distingue l’Alta orologeria.

Un aspetto semplice, anzi no: ricco

Forme purissime, stile pulito ed essenziale, il Classique Répétition Minutes 7637 allo stesso tempo è prezioso, molto prezioso. Cassa in oro rosa oppure bianco, con finiture eseguite a mano e tutti i segni identificativi della Maison – che da parte loro meriterebbero un approfondimento in quanto a storia e savoir-faire. Qui però mi limito ad accennare a un unico impercettibile dettaglio: la firma segreta. Visibile soltanto a luce radente, è incisa con un pantografo a punta secca: ad adottarla per primo fu lo stesso Abraham-Louis Breguet attorno al 1795. Falsi e falsari esistevano anche allora.

Indiscutibilmente Breguet, fin dal primo sguardo, il Classique Répétition Minutes 7637 ricorda tanto certi esemplari da tasca del passato che celavano, dietro un’apparente semplicità formale, il massimo della complessità meccanica. Proprio come in questo caso, ma ci arriveremo… Esattamente come quei precedenti, soprattutto, l’orologio ha il quadrante in smalto Grand Feu. Un’alchimia di colori e materiali che richiede settimane di lavoro da parte di un tecnico specializzato, il maestro smaltatore. E i cui procedimenti – li trovate qui – sono ancora oggi eseguiti rigorosamente a mano.

Certo la tecnologia aiuta, il controllo elettronico della temperatura del forno è utile, ma non supplisce né all’intervento né all’esperienza dell’artigiano, e tanto meno evita rischi e imprevisti del mestiere. Basta poco per buttare via tutto. Di contro, il risultato finale non è paragonabile a niente altro per bellezza, inalterabilità, resistenza al trascorrere del tempo. Un quadrante in smalto è per sempre, come un diamante. Il che rimanda alla vocazione dell’alta orologeria: costruire macchine in grado di sfidare i secoli, l’avvicendarsi delle generazioni, per mirare all’eterno. Sembra retorica, ma è la verità.

La ripetizione minuti

E poi c’è la meccanica. Poche marche possono vantare diritti sulla ripetizione minuti come Breguet. Fu proprio il fondatore della Casa, sempre lui, a inventare la molla sonora, nel 1783: quel filo metallico che negli orologi a ripetizione subisce la percussione di uno o più martelletti per emettere i rintocchi. La molla andava a sostituire la tradizionale campanella e permetteva non solo di ridurre notevolmente lo spazio necessario, e quindi lo spessore della cassa degli esemplari a suoneria, ma anche di fornire suoni diversi. Concepita in un primo momento di forma rettilinea e montata sulla platina in modo trasversale, in seguito è avvolta a spirale attorno al movimento, così da migliorare il suono. Fu una vera svolta nella storia dell’orologeria.

Ma devo ancora affrontare il discorso sulla ripetizione minuti. La chiamano la regina delle complicazioni e non a caso: è quanto di più complesso si possa immaginare, un autentico capolavoro di microingegneria. In genere conta più di un centinaio di minuscoli componenti – un intricato sistema di rastrelli, chiocciole, leve, camme, ruote e viti – ognuno dei quali è inserito con tolleranze minime all’interno del movimento. Tanto per capirci, l’assemblaggio di una ripetizione arriva a richiedere 200/300 ore di lavoro da parte di un maître horloger fatto e finito, che cioè vanti una solida preparazione e decenni di esperienza alle spalle.

Perché ci vuole orecchio

Ma non si tratta solo di abilità manuale. Una volta sistemati tutti i componenti nella giusta collocazione, il sistema deve essere accordato, quasi fosse uno strumento musicale. E lì è questione di orecchio fine, esercitato a cogliere ogni minimo scarto di altezza (acustica). Nel caso i timbri – o gong anulari, chiamateli come volete: sono gli eredi delle molle sonore di Breguet – non emettano un suono pressoché perfetto, vengono smontati, ritoccati con la lima o leggermente incurvati con ritocchi infinitesimali, rimontati e di nuovo riprovati.

Ma devono essere perfettamente regolate anche le molle che controllano i martelletti, per far sì che la forza d’urto della percussione sia dosata al punto giusto. E ancora, si deve considerare il ritmo dei rintocchi: la loro sequenza, dettata dalla velocità con cui i martelletti colpiscono i timbri. La precisa e costante successione è affidata a un regolatore centrifugo, che dev’essere anche silenzioso per non provocare il fastidioso fruscio di fondo fra un ritocco e l’altro. Insomma, tutto il sistema deve essere calibrato alla perfezione. E le operazioni di messa a punto possono ripetersi più e più volte, per giorni interi e perfino settimane.

Il calibro del Classique Répétition Minutes 7637

Tutto questo si riscontra anche nel movimento del Classique Répétition Minutes 7637, il calibro 567.2 a carica manuale. Che rispetto al solito, però, vanta una peculiarità costruttiva, anzi due. I timbri sono modellati in oro, che di per sé e una lega facile da lavorare e armoniosa, ricca di sfumature sonore. In più, anziché essere montati come di consueto sulla platina di base, sono fissati direttamente sulla carrure. La continuità materica fra la cassa e i timbri migliora la qualità e la trasmissione del suono.

Il risultato si può ascoltare nella pagina dedicata all’interno del sito ufficiale – almeno in attesa che l’orologio arrivi fisicamente nei negozi. Ma che la cosa funzioni è un fatto, suffragato dalla richiesta di brevetto depositata dalla Maison. Per le caratteristiche tecniche del movimento vi rimando alle didascalie.

Qui concludo con un’ultima osservazione. Tanto per non farsi mancare nulla, i componenti portanti del movimento sono interamente cesellati a mano. E il contrasto fra l’aspetto sobrio e discreto del quadrante e l’opulenza lato fondello a me ha colpito molto. La decorazione è un’ennesima prova di savoir-faire dei maestri incisori della Casa, certo, ma non solo. È anche un ulteriore modo per sottolineare l’importanza della creazione, se mai ce ne fosse bisogno…