Un motivo millenario, una collezione mitica, un gioielliere estroso. Sono i componenti di base della mostra 75 Years of Infinite Tales, organizzata da Bulgari a Milano per celebrare l’anniversario della collezione Serpenti. Aperta dall’11 ottobre al 19 novembre al Dazio di Levante di piazza Sempione, ripercorre appunto la storia dei preziosi esemplari del gioielliere romano, ma va oltre la semplice retrospettiva. Perché da un lato arriva fino alle produzioni contemporanee, e dall’altro trasforma i Serpenti in tema per inedite interpretazioni d’artista.
Antichi rettili
A titolo informativo, va detto che il soggetto del serpente nel mondo della gioielleria non è un’invenzione di Bulgari. Risale invece alle civiltà più antiche – l’Antico Egitto, la Grecia classica, la Roma imperiale –, dov’era visto come simbolo di saggezza, di vita ed eternità, onnipresente sia con funzione ornamentale che apotropaica (capace cioè di scacciare gli influssi negativi e le forze del male).
Abbandonato nel Medioevo, quando assume una valenza satanica, il rettile ritorna solo a metà Ottocento, sotto forma di bracciali e collane dalle maglie flessibili. Ma è soprattutto l’Art Nouveau a riportarlo in auge come elemento decorativo ricorrente, esaltato nei modi più disparati e spesso riprodotto con smalti e gemme di colore. Poi, nella seconda metà del Novecento, il serpente diventerà l’animale feticcio di Bulgari.
I primi Serpenti
Il gioielliere romano infatti lo fa suo a partire dalla fine degli anni Quaranta come sviluppo del Tubogas – quella peculiare lavorazione artigianale composta da sottili fili d’oro, trafilati a U e accoppiati l’uno all’altro capovolti, a formare una fascia tubolare simile a quella delle vecchie condutture del gas. Gli archivi della Maison però non contengono documenti al riguardo, quindi è difficile fornire un’esatta datazione degli esordi.
I primi orologi comunque risultano estremamente stilizzati. Cassa e quadrante a vista su un’estremità a rappresentare la testa, il corpo avviluppato su più giri attorno al polso e il movimento meccanico a carica manuale realizzato dalle grandi manifatture dell’epoca: Jaeger-LeCoultre, Vacheron Constantin, Audemars Piguet… Da sottolineare il senso di continuità fra quei pezzi esposti nelle vetrine di 75 Years of Infinity Tales e i Serpenti Tubogas di oggi.
I favolosi Sixties
Negli anni Sessanta però la forma degli orologi-serpenti di Bulgari si evolve e diventa più realistica. L’intera struttura si riveste di squame ispirate a quelle esistenti in natura, formate da minuscole lastre d’oro prodotte a mano e accostate fra loro con perni anch’essi in oro, saldati o avvitati. All’interno, una molla in oro bianco li rende flessuosi, all’esterno sono rivestiti di smalti policromi e in un secondo tempo anche di gemme preziose.
Si tratta in effetti di montre-à-secret: la testa del serpente cela la cassa con il movimento, mentre il quadrante diventa visibile quando si apre un coperchio incernierato sulla parte superiore. All’inizio del Decennio comunque gli esemplari sono soprattutto in oro giallo, con la testa e la coda tempestate di diamanti. Ne è un esempio l’orologio di Liz Taylor, immortalato al polso dell’attrice sul set del film Cleopatra in una foto del 1962.
Sì, perché fra gli anni Sessanta e Settanta i Serpenti di Bulgari diventano un must per dive e divine dell’epoca, che li sfoggiano nelle occasioni mondane e nella vita privata, sia in versione orologio sia come gioielli. Memorabile rimane per esempio la lunga cintura in oro e smalto bianco e rosa commissionata da Diana Vreelend, indimenticabile direttrice di Vogue America e riconosciuta regina della moda. Indossata come collana, è resa celebre da Benedetta Barzini in uno scatto di Gian Paolo Barbieri per la rivista della Condé Nast nel 1968.
Tempi moderni
Impossibile ripercorrere qui il susseguirsi di stili e di modelli realizzati da Bulgari nel tempo: i Serpenti Tubogas degli anni Ottanta, i pezzi sfoggiati da Sophia Loren e Grace Jones nei Novanta, le rivisitazioni dei primi anni Duemila… Più di tante parole, vale una visita alla mostra milanese: che – come spiega bene il titolo, 75 Years of Infinite Tales – evoca gli infiniti racconti di cui sono protagoniste le creazioni della Maison.
Devo però almeno citare la modernissima rivisitazione che ne dà – a partire dal 2009 – Fabrizio Buonamassa Stigliani, il cui design incisivo accentua la valenza geometrica nelle maglie e nel capo del rettile. E le nuove versioni di Alta Gioielleria svelate per la prima volta proprio in occasione della mostra 75 Years of Infinite Tales. Come la collana Mediterranean Mystic Serpenti, un pezzo unico in oro bianco con smeraldi e ametiste dal taglio buff top, in cui il rettile racchiude uno spettacolare smeraldo colombiano di oltre 10 carati.
Ovviamente non ho ancora avuto modo di vedere la nuova collezione. Ma mi aspetto qualcosa di simile alla collana Hypnotic Emerald indossata da Zendaya (che è ambasciatrice di Bulgari) al Festival di Venezia del 2021. Non nel senso dell’estetica (ogni pezzo unico vive di vita propria), ma in quello dell’importanza della creazione… In questo senso, se siete appassionati di gioielleria e volete rifarvi gli occhi, l’esposizione milanese è un’occasione da non perdere.
75 Years of Infinite Tales, un’esposizione a 360°
C’è da dire però che 75 Years of Infinite Tales non comprende solo l’esposizione di esemplari vintage e pezzi attuali. La mostra è un evento interattivo che offre esperienze multisensoriali. Vi si trovano per esempio l’Experience room e l’Infinity Room, stanze immersive con immagini in 3D in cui si potrà scoprire il mondo dei Serpenti. O il Cinemino in cui sarà proiettato il docu-film Inside the Dream, che racconta la vita di un pezzo di alta gioielleria, dalla nascita con la ricerca delle pietre fino al red carpet.
Concludo infine con un cenno sulla Serpenti Factory. Un’iniziativa in cui Bulgari ha coinvolto sei artisti contemporanei internazionali per interpretare il tema dei Serpenti. Le opere di Quayola, Sougwen Chung, Daniel Rozin, Cate M Mercier, Fabrizio “Bixio” Braghieri e Filippo Salerni creeranno quindi una sorta di galleria monotematica, ciascuna con il proprio mezzo espressivo e la propria personalissima visione.
Al di là della collaborazione contingente, tuttavia, l’excursus artistico di Bulgari avrà un seguito. Darà di sicuro ai creativi della Casa la possibilità di captare nuovi spunti e idee, di prendere ispirazione per gli sviluppi futuri della collezione. Perché è chiaro che i racconti infiniti sui Serpenti non si esauriscono certo in questi primi 75 anni…