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Nuovo Longines Legend Diver, la forma e la coerenza

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Se Buddha sosteneva che «l’unica costante della vita è il cambiamento», il Longines Legend Diver ha dato della massima un’interpretazione tutta sua. Perché questo orologio è un esempio di come cambiare senza cambiare. Di come mantenere un’estetica riconoscibile lavorando sulla meccanica. In poche parole, di come essere se stessi senza tradire le proprie origini.

Oggettivamente non è cosa facile, specialmente se si ha alle spalle una storia ultradecennale. Perché il Longines Legend Diver non è uno di quegli orologi subacquei fatti un tanto al chilo di recente, per accalappiare una fascia di appassionati alla buona. È un pezzo che ha radici profonde nella storia dell’orologeria, che arrivano fino agli anni in cui gli oceani erano la nuova frontiera da esplorare. Con al polso, naturalmente, un orologio affidabile.

Ora come allora

Tutto ebbe inizio alla fine degli anni ‘50 con il Longines Nautilus Skin Diver. Il nome dice abbastanza e dimostra che il Marchio stava affrontando il mercato in rapida espansione degli orologi subacquei. All’inizio degli anni ‘60 il Brand svoltò, grazie al lancio di un orologio più grande: la referenza 7042.

Come il coevo Universal Geneve Polerouter Sub, la referenza 7042 fu costruita secondo il principio del Super Compressor, un brevetto detenuto dal fabbricante di casse Ervin Piquerez. In sostanza, la cassa faceva affidamento sulla maggiore pressione sott’acqua per sigillare ulteriormente il fondello e garantirne l’impermeabilità. In pratica, più l’orologio scendeva, più diventava a tenuta stagna. 

Diverse aziende si affidarono a questa soluzione intelligente, il che spiega perché è possibile trovare le corone con la testa zigrinata, tipiche delle casse dei Super Compressor, su molti pezzi vintage. Quella cassa in due parti con fondello a vite misurava 42 mm di diametro, vantava 12 bar di impermeabilità e, come quella del Nautilus Skin Diver, ospitava il calibro automatico 19AS.

La sua caratteristica più evidente, che l’ha resa riconoscibile ora come allora, era la lunetta girevole interna bidirezionale graduata 60 minuti, regolabile attraverso la corona a ore 2. Soluzione a doppia corona che ne caratterizza tuttora l’estetica.

L’origine del Legend Diver è dunque chiara: la referenza 7042 è essenzialmente la sua ispirazione, ad eccezione delle lancette, che vengono dalla referenza 7594 della fine degli anni ’60. La cassa da 42 mm del Legend Diver, l’incisione sul fondello e le due corone con la testa zigrinata ricordano, più che l’antenato, le referenze 7042, 7150, 7494 e 7594. 

La nascita del Longines Legend Diver

Il Longines Legend Diver è entrato stabilmente nelle collezioni del marchio con questo nome dal 2007, con la ref. L3.674.4.56.2. Cassa sempre da 42 mm di diametro ma impermeabilità portata fino a 30 bar. Il calibro automatico era il nuovo L633, con il richiamo del nome al 633.1 del 1971, progettato per i sub della Royal Australian Navy.

In sedici anni l’orologio non ha subito stravolgimenti pazzeschi ed è uscito con alcune referenze interessanti. Penso in particolar modo ai pezzi con quadrante sabbia o bordeaux e cassa da 36 mm, misura non da diver ma super portabile. O, soprattutto, alla ref. L3.774.1.50.2. del 2017 con la cassa in bronzo, la cui estetica abbinava il quadrante verde (senza datario) con il calore della lega, materiale insolito per Longines.

Via il superfluo

Ebbene, nel 2023 il Longines Legend Diver riprende nuovamente l’insegnamento di Buddha e, come ho scritto all’inizio, lo fa a modo suo. Perché il cambiamento questa volta c’è, è visibile ma alla fin fine l’orologio rimane sempre lui. Ed è un cambiamento, anzi due, che per quanto riguarda i miei gusti personali ne farebbero volentieri un regalo di Natale.

Perché si tratta di due modifiche che, per quello che può valere per voi che leggete, trovano il mio appoggio incondizionato: cassa più piccola (39 mm) e assenza del datario. Vero, la prima delle due può far storcere il naso ai puristi dell’orologeria: «Ma un diver sotto i 42 mm non è un vero diver» è sicuramente un’obiezione facile da muovere all’orologio. Eppure, per chi è attento, questa non è una modifica casuale.

Quella della riduzione dei diametri, come i più svegli di voi sanno, è una tendenza già in atto da tempo. Un ridimensionamento delle misure che ha come obiettivo quello rendere gli orologi sia portabili tanto su polsi maschili quanto femminili, sia più vestibili in senso generale. Oriente compreso.

La scelta di non mettere il datario, invece, va probabilmente nella direzione di una maggiore pulizia complessiva del nuovo Longines Legend Diver. Una pulizia che lo avvicina ai suoi antenati, le referenze 7042 e 7594, per le quali la lettura della data sott’acqua era oggettivamente poco utile.

L’estetica del Longines Legend Diver

Per il resto, i tratti estetici sono quelli che ben conosciamo. La cassa in acciaio del nuovo orologio è stata ridisegnata per adeguarne le proporzioni alle misure attuali, mantenendo un alto livello di lavorazione nelle finiture. Longines ha conservato anche il vetro box, ossia con quel design risalente agli anni ’60 che favorisce una lettura piena e completa delle informazioni sul quadrante.

Rimane anche la tipica lunetta girevole interna bidirezionale per misurare i tempi di immersione. La sua posizione all’interno della cassa è da sempre un carattere distintivo. Sebbene sia stata ideata per motivi funzionali – lì è al sicuro da manipolazioni e da urti accidentali che potrebbero modificarne le impostazioni -, è diventata soprattutto un dettaglio di design. Così come la corona a vite a ore 2 che serve per azionarla.

Il quadrante del Longines Legend Diver torna al classico nero, affiancato questa volta da un blu navy che trovo molto bello. In entrambe le versioni, la laccatura fa risaltare ancora di più il colore, che nella versione nera è molto profondo.

Un po’ di sigle

Per chi ama i dettagli tecnici, segnalo che il Legend Diver soddisfa i criteri della certificazione Iso 6425 riferiti agli orologi subacquei. Sono tantissimi, se siete interessati li potete leggere qui.  Quello che è certo è che averne affinato l’estetica e averlo portato più vicino ai gusti contemporanei non ha comportato un calo delle prestazioni.

Il calibro Longines L888.6, invece, è certificato antimagnetico secondo lo standard Iso 764, che stabilisce parametri e caratteristiche cui un movimento deve sottostare per essere considerato al sicuro dai campi magnetici. Questo grazie alla presenza della spirale in silicio e di altri componenti che Longines non specifica, ma che contribuiscono a mantenere il calibro efficiente e preciso anche in presenza di magnetismo.

Poteva poi mancare la certificazione di cronometro da parte del Cosc? Naturalmente no. Anche se il Longines Legend Diver non se ne fregia sul quadrante, come alcuni dei suoi colleghi fanno. Understatement o semplicemente volontà di non “sporcare” il design? Forse entrambe le cose. Di certo, come ricorda la Casa madre, questa certificazione l’orologio se l’è sudata: durante la procedura, la sua testa, con il movimento incassato e funzionante, è provata per quindici giorni e quindici notti consecutivamente, in diverse posizioni e a tre livelli di temperatura, per garantire la precisione del calibro.  

Una collezione coerente

Bello, infine, il lavoro fatto da Longines sul bracciale dell’orologio. È in acciaio, a sette file (le cinque interne lucide, le due esterne satinate) con fibbia pieghevole ed è disponibile sia per la versione con quadrante nero sia per quella blu. Quest’ultima può essere scelta con un cinturino Nato in tessuto tono su tono, quella nera con un cinturino in pelle. La quale, per inciso, costa come quella con il bracciale: 3.600 euro, contro i 3.350 della versione con cinturino Nato.

Al di là delle mie preferenze per i diametri contenuti e per i quadranti senza data, puramente personali, il giudizio d’insieme per il nuovo Longines Legend Diver è positivo. Sempre aspettando l’opportunità di metterlo al polso, prova che, come insegna Alessandro Borghese, potrà confermare o ribaltare il giudizio iniziale. 

Positivo perché l’orologio, come scritto fino allo sfinimento, è rimasto se stesso. Anzi si è migliorato nell’equilibrio estetico senza diventare semplicemente il “fratello minore” del 42 mm. Per quel ruolo ci sono ancora a catalogo le referenze da 36 mm. E questo è il secondo aspetto che influenza il mio giudizio positivo. L’ingresso in collezione di queste referenze meno “homage” e più contemporanee non ha infatti discontinuato la collezione corrente.

Longines ha mantenuto un assortimento di misure e materiali destinato a diverse tipologie di appassionato, che possono così guardare alla tradizione del Marchio senza perdere di vista la modernità. Il tutto inserendo gli orologi in un segmento di prezzo corretto rispetto all’offerta complessiva del Brand, senza cercare picchi verso l’alto che possono renderne disarmonico il portafoglio. Anche in orologeria, l’equilibrio e la coerenza dovrebbero essere la stella polare di ogni marchio: capirlo e metterlo in pratica, non è da tutti.