Continuiamo la rassegna sulla storia degli orologi elettrici. Dopo Junghans, restiamo in ambito tedesco per concentrarci su un nome sconosciuto ai più: Porta-PUW…
Porta-PUW è stata una casa tedesca fondata nel 1932 da Fritz Wagner come Pforzheimer Uhren-Rohwerke GmbH, ovvero Fabbrica di movimenti grezzi per orologi di Pforzheim S.p.A. In particolare, Porta deriva dall’antico nome latino di Pforzheim, Porta Hercyniae, cioè la porta della Foresta Nera. Nel corso del tempo, la società ha attraversato diverse fasi, affrontando sfide e cambiamenti significativi.
La storia di Porta-PUW in sintesi
Il 23 febbraio 1945, durante la Seconda Guerra Mondiale, la sede di Porta-PUW subisce un bombardamento, durante il quale Fritz Wagner perde la vita, insieme alla moglie e al figlio. Nel 1948, la società è riaperta da Rudolf Wehner, un maestro orologiaio che aveva già ricoperto il ruolo di Amministratore delegato. La nuova fabbrica prende il nome di Porta Uhrenfabrik Wehner KG: PUW, appunto. Negli anni ’60, Porta-PUW inizia a esplorare il mondo degli orologi elettrici, attraverso la società Porta Mikromechanik AG.
Nel 1970, Rudolf Wehner si ritira, e passa il testimone al figlio. Nonostante gli sforzi e l’innovazione, però, nel 1990 la società chiude i battenti, questa volta non a causa di agenti esterni, ma per debiti e difficoltà finanziarie. La parte della produzione dei movimenti è acquisita da ETA: e l’acquisizione segna la fine di un’era.
L’Elechron prima e poi il transistor
Nel 1966, quando gli orologi elettronici erano già presenti da alcuni anni sul mercato, Porta-PUW presenta un orologio completamente elettrico chiamato Elechron. Il movimento – calibro PUW1000, concettualmente simile al Timex M67/Laco 861 – è caratterizzato da una bobina posizionata sul bilanciere e un magnete permanente incollato al ponte. Il contatto elettrico è chiuso dal passaggio del bilanciere.
Oltre al calibro PUW 1000, che gestisce solo le funzioni di tempo, arrivano quindi il 1001 che aggiunge il datario e il 1002 che offre anche data e giorno della settimana. Questi movimenti hanno avuto successo nonostante l’arrivo relativamente tardivo e la concezione già considerata obsoleta. Ancora oggi, è possibile trovarli montati su orologi d’epoca prodotti da vari marchi, tra cui Helbros e Breil.
Il passaggio al transistor rappresenta una svolta importante per molte aziende orologiere, compresa Porta-PUW, che lo utilizza per risolvere il problema del contatto elettrico – punto debole di molti calibri elettronici. Sebbene non sia una novità assoluta in orologeria – è utilizzato da Bulova negli Accutron fin dal 1960 -, la diffusione dei transistor diventa sempre più ampia. Il calibro 1000, presentato proprio nel 1966, segna l’inizio di un nuovo capitolo nella storia della Casa tedesca.
Il 2000, il 2500 e il 3000
Ma Porta-PUW non si ferma al successo del calibro 1000, e prosegue con lo sviluppo di nuovi movimenti. Per il calibro 2000, concepisce uno schema elettronico che utilizza tre transistor, tre resistenze, un condensatore e una sola bobina. L’Accutron si serve di un terzo dei componenti (un transistor, un condensatore, una resistenza), ma ha bisogno di tre bobine: considerato che in ogni bobina ci sono 8.100 giri di filo di rame da 0,015 mm, si ottiene un totale di 80 metri…
Nel calibro 2000, che misura 28,1 x 5,9 mm, la bobina è sempre sul bilanciere e sul ponte ci sono tre magneti fissi. Il bilanciere ha una frequenza di oscillazione di 28.800 alternanze orarie. Il movimento è autoavviante e utilizza componenti discreti, ma è prodotto dal 1971 per un breve periodo, per poi lasciare spazio al calibro 2500 (2501 solo data, 2502 funzione day-date) nel 1973. Quest’ultimo segna un’ulteriore evoluzione, perché introduce l’utilizzo di un singolo circuito integrato, il TBA 840 della ITT (Intermetall Gesellschaft für Metallurgie und Elektronik) di Düsseldorf. Il chip racchiude tutti i componenti che precedentemente si trovavano sulla schedina.
Nonostante l’affidabilità, il calibro 2500 resta in produzione soltanto per tre anni, fino al 1976, per un totale di 30mila esemplari. Certo, ha avuto successo ed è stato venduto a diversi produttori, tra cui Elgin, Fleurier, Gruen, Hamilton, Helvetia, Invicta, Pallas-Ormo, Sandoz, Solvil & Titus e Waltham… Ma i costi di produzione elevati limitano i profitti per l’azienda.
Dopo il calibro 2500, nel 1972 Porta-PUW introduce il calibro 3000, un movimento di forma tonneau montato negli esemplari destinati al pubblico femminile. Le dimensioni sono ridotte: 18 x 15,2 x 4,8 mm. Mantiene la stessa tecnologia dei movimenti precedenti, ma in una versione miniaturizzata. Conosciuto anche come Ladychron, questo movimento è utilizzato da varie case di orologeria ed è ancora reperibile oggi a un prezzo accessibile.
Il quarzo di Porta-PUW: i calibri 5000 e 5500
Nel 1971, seguendo la tendenza dell’industria orologiera verso il quarzo, Porta-PUW presenta il calibro 5000. Tuttavia, con il suo approccio conservativo, il movimento è un ibrido tra passato e futuro. Si serve di un circuito al quarzo accoppiato a un movimento con bilanciere a 4 Hz (28.800 a/h), che funge da motore passo-passo. Il quarzo, un Motorola MTQ-65 a 65.536 Hz, è abbinato a un chip di controllo Motorola STD115F con 15 divisori.
Le varianti includono il 5001 con datario mensile e il 5002 con data e giorno della settimana. Nonostante questa soluzione innovativa, Porta-PUW mantiene il contatto elettrico, consentendo un facile recupero e riuso del movimento. Nel caso di un’eventuale scheda bruciata, è possibile rimuoverla o escluderla e chiudere il contatto, trasformando il movimento in un PUW 1000, nel quale la regolarità di marcia è garantita dal bilanciere anziché dal quarzo.
L’ultimo atto nella storia di Porta-PUW è rappresentato dal calibro 5500, prodotto per un breve periodo di tempo. Questo movimento elimina il punto debole del contatto a sfregamento, combinando le caratteristiche dei precedenti 2000 e 5000. La bobina sul bilanciere è alimentata direttamente dalla schedina, eliminando il contatto elettrico. Nonostante la breve produzione e la limitata diffusione, il PUW 5500 testimonia gli sforzi di Porta-PUW nell’innovare e affrontare le sfide tecnologiche del suo tempo. Oggi, trovare un esemplare del PUW 5500 può risultare difficile proprio per il periodo di produzione limitato e lo scarso utilizzo da parte dell’azienda stessa.