Approfondimenti

PR516 Chronograph, Tissot guarda agli anni Settanta

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I francesi lo chiamano repêchage. L’andare a rovistare nei propri archivi per tirar fuori qualcosa di unico, di esclusivo, e riportarlo a nuova vita. Una cosa buona e giusta da parte di case che hanno un passato cui appellarsi, fonte quasi inesauribile di idee e di esemplari. È quanto fa anche Tissot, che di storia ne ha da vendere, e negli ultimi anni ha ri-messo in produzione una serie di orologi celebri – opportunamente reinterpretati con gusto attuale, ma fedeli agli originali. Così, dopo il Navigator, il Memphis, il PRX, ecco ora il PR516 Chronograph. Per assecondare il gusto neo-vintage che va per la maggiore, sì, ma anche a dimostrazione di quanto un buon design sia in grado di continuare a piacere, perfino a distanza di decenni.

Il PR 516, particolarmente robusto

Sul PR 516 ci si potrebbe scrivere un libro, per quante cose ci sono da dire. Cercherò di essere sintetica e di non annoiare nessuno, ma credo sia necessario ripercorrerne le vicende, almeno per sommi capi. La collezione nasce nel 1956, anche se sarà una campagna pubblicitaria condotta quasi dieci anni dopo a determinarne la fama  presso il grande pubblico. La sigla PR sta per “particolarmente robusto” e allude ad alcune particolari specifiche tecniche adottate nella costruzione.

La cassa in effetti è improntata alla solidità: il fondello ha uno spessore maggiore del 40% e il vetro del 20% rispetto al solito. Il vetro è anche bombato, sebbene l’impermeabilità sia limitata alle consuete 3 atmosfere. Riguardo alla resistenza agli urti, poi, non c’è solo l’Incabloc sul bilanciere, ma anche un anello di incassaggio in materiale sintetico e flessibile (leggi plastica): per questo motivo il movimento è definito floating, galleggiante, o nelle pubblicità italiane “sospeso”.

Tra il 1962/’63, il progettista svizzero Lucien Gurtner mette a punto una cassa arcuata, dalla migliore ergonomia, capace di seguire le linee del polso. I problemi però si pongono quando si procede a fissare l’attacco del bracciale integrato. Tissot si rivolge quindi a un gioielliere che esegue diversi prototipi e inizia una stretta collaborazione con il fabbricante di casse Louis Lang di Porrentry.

Tra cinema e sport

Ed è sempre Lucien Gurtner a occuparsi della campagna pubblicitaria che porterà il PR 516 al successo commerciale. L’ispirazione gli viene dalla visita agli atelier del produttore di bracciali ginevrino Desrobert, dove vede una lamina di metallo traforato; e alla fabbrica di Ebauches Electronic, dove a colpirlo è il volante di un’auto da corsa. Il designer crea così il tipico bracciale a grandi fori, che non solo diventerà una caratteristica della collezione, ma darà vita anche a un cinturino in pelle ugualmente traforato.

La collaborazione con un’agenzia pubblicitaria di Losanna lo porta perciò a concepire una strategia basata sulla coerenza logica fra prodotto e immagine. Il PR516 diventa così protagonista di una campagna diventata celeberrima, in cui lo si vede al polso di un pilota automobilistico. Del resto, il motorsport era parte del mondo Tissot sin dalla fine degli anni Cinquanta, con il driver svizzero Harry Zweifel. Mentre nel ‘68 fu il pilota di rally Henry Bradley a scrivere il nome del PR516 sulla propria Ferrari, pare in modo spontaneo e non perché sponsorizzato…

Non solo. Il PR516 fece la propria apparizione anche sul grande schermo. Siamo nel 1973: il film è 007 – Vivi e lascia morire e Roger Moore veste i panni di James Bond. In realtà gli orologi di scena sono altri due: il Rolex Submariner 5513 e l’Hamilton Pulsar P2 a Led. Ma in un paio di azioni – in aeroporto alla Bleekley Flying School e durante l’inseguimento in motoscafo – il Tissot è più che evidente. Non si sa bene perché sia ripreso dalla cinepresa. Di certo c’è che in molte foto scattate dietro le quinte il PR516 è stabilmente al polso di Moore. Si ipotizza fosse l’orologio personale dell’attore, indossato in sostituzione al Rolex.

L’estetica del PR516 Chronograph

Sta di fatto che all’inizio degli anni Settanta la collezione è una delle più apprezzate dell’intero catalogo Tissot. Ed è declinata in un’ampia gamma di versioni: ci sono il Visodate GL (Grand Luxe) con datario, l’esemplare con funzione day-date, il subacqueo, lo svegliarino e naturalmente il cronografo. Ed è proprio quest’ultimo il modello che fa da base al PR516 Chronograph dei nostri giorni. Ovviamente rielaborato con numerose modifiche, che vogliono dire migliorie, dovute al progredire dei materiali e della tecnologia.

Se li si mette a confronto, comunque, le somiglianze saltano subito all’occhio. Molto simile è la cassa tonneau in acciaio, che però è stata ristudiata nelle dimensioni: ora misura 41 mm di larghezza (lungo l’asse da ore 3 a ore 9), contro i 36 del passato, ed è più affusolata. Praticamente identici i pulsanti a pompa, così come la corona zigrinata e personalizzata dal logo a T. Idem la lunetta a doppia scala: pulsometrica dalle 12 al 3, poi tachimetrica, quasi volesse alludere alle palpitazioni provocate dall’adrenalina della velocità…

Anche il quadrante a tre contatori è lo stesso (sebbene risulti più arioso grazie alla grandezza maggiore), con i minuti crono al 3 e le ore crono al 6, entrambi con lancetta colorata, e i secondi continui al 9. Solo un po’ più spesse le lancette centrali: a bastone quella delle ore e a siringa quella dei minuti, ugualmente colorata quella dei secondi crono, ma sempre luminescenti (più che in passato). Differente invece è il lettering a ore 12, a tutto vantaggio della semplicità. Il vetro zaffiro oggi sostituisce quello acrilico d’antan, ma ne ricrea lo stesso effetto “a lente” tipico del glassbox.

Invece il bracciale è decisamente diverso. È sempre a tre file, ma ora ha la maglia centrale più larga. E non serve metterlo al polso per capire che è molto più saldo, più resistente, e anche ben articolato e flessibile. Oltre a essere migliorato nella chiusura déployante, con pulsanti di sicurezza, è regolabile in lunghezza tramite tre fori appositi. Ed è anche dotato di un sistema di sgancio rapido che ne permette l’immediata sostituzione, con un “classico” cinturino in pelle dai grandi fori, o magari in tessuto, più sportivo.

Un nuovo movimento

La modifica sostanziale sta ovviamente nella meccanica. Il PR516 Chronograph del passato era animato dal calibro 873, presentato nel 1970. Basato su un’ébauche Lemania 1281 (la cui concezione risale al 1955), montato su 17 rubini, contava su un’autonomia di 39 ore e lavorava a una frequenza di 21.600 alternanze/ora – con il cronografo quindi in grado di misurare il 5° di secondo.

Con il nuovo calibro Valjoux A05.291 siamo su un altro pianeta. Sviluppato appositamente da Eta per questo orologio, come dichiara Tissot, è sempre a carica manuale, per fedeltà storica (e per la gioia dei puristi della micromeccanica di precisione). Si tratta di un derivato del Valjoux 7753, cui non solo è stato eliminato il dispositivo per la ricarica automatica, sostituito da un ponte centrale personalizzato, ma è stato completamente modificato nei principali componenti per offrire migliori prestazioni.

Il calibro Valjoux A05.291 è un movimento cronografico a camme, montato su 25 rubini, che funziona con la consueta frequenza di 28.800 alternanze orarie e misura quindi l’8° di secondo. È fornito di spirale Nivachron, insensibile ai campi magnetici di una certa entità e del sistema antichoc Nivachoc A. E soprattutto è dotato di un’autonomia che raggiunge le 68 ore, per rispondere alle mutate esigenze e abitudini del pubblico.

Prezzi e varianti del PR516 Chronograph

Tutto questo chiaramente si riferisce al PR516 Chronograph meccanico. Ma, per onor di cronaca, devo aggiungere che dello stesso orologio esistono tre ulteriori referenze equipaggiate da un movimento al quarzo Swiss made. Sempre in acciaio e identiche nell’impostazione, hanno però una diversa estetica: una ha il quadrante blu con il profilo dei contatori argentati; l’altra il quadrante nero, sempre con i contatori argentati; la terza infine il quadrante interamente nero, ma il bracciale in acciaio con le maglie centrali Pvd oro giallo. Cambiano di conseguenza i prezzi: 545 euro per le versioni al quarzo e 595 euro per quella bicolore. Il PR516 Chronograph Mechanical invece costa 1.975 euro. Un ottimo prezzo, mi sembra, rispetto alla qualità complessiva dell’orologio. Perfino più conveniente di quello del PRX Chrono, cui si affianca per ampliare l’offerta di cronografi meccanici del Marchio.