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Aquanaut Travel Time Ref. 5164G & Co. Il viaggio sport-chic di Patek

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Li abbiamo visti a Watches and Wonders Geneva, la scorsa primavera. Tre nuove versioni dell’Aquanaut, tre variazioni sul tema con cui Patek Philippe va ad arricchire la collezione. In primis l’Aquanaut Travel Time Ref. 5164G in oro bianco, poi l’Aquanaut Travel Time Ref. 5269R al quarzo, infine un esemplare di alta gioielleria, l’Aquanaut Luce Ref. 5268. Ma prima di entrare nel dettaglio, concedetemi una breve parentesi.

Amarcord…

Il Giornale degli Orologi si è già occupato più volte dell’Aquanaut. Lo scorso anno vi abbiamo raccontato del Calendario Annuale, e prima ancora delle estensioni di linea al femminile e crono. Perché qui in redazione ci teniamo a tenervi informati sulle novità – certo. E perché Patek rappresenta l’emblema dell’industria orologiera elvetica, da cui non si può prescindere – vero. Ma è anche una collezione cui mi sento personalmente legata, dato che l’ho vista nascere.

Sono passati quasi 30 anni, ma ricordo bene il lancio dell’Aquanaut. Era il 1997: molti di voi non erano ancora nati o erano solo bambini, mentre io ero già a Baselworld – una delle mie prime fiere, a essere sincera. Da Patek Philippe vidi questo nuovo orologio, la Ref. 5060A (35,6 mm di diametro), che mi colpì subito. Ma non era lo stile sport-chic che lo caratterizzava, così nitido e definito, c’era qualcos’altro. Era la prima volta che lo vedevo, eppure era così familiare…

Capii poi che quella sensazione di déjà vu proveniva dalla forma della lunetta ottagonale, a oblò, ripresa dal Nautilus, da cui l’orologio prendeva chiaramente ispirazione. Però l’Aquanaut era molto meno “classico”, più lineare, più contemporaneo: in una parola, più giovane. Forse per il cinturino Tropical, in materiale composito, la prima gomma nel catalogo della Manifattura, in perfetto accordo con l’esclusivo pattern del quadrante. E poi costava nettamente meno del Nautilus, ma aveva la stessa allure Patek.

Fin da subito, nel ‘98, l’Aquanaut conobbe i primi sviluppi: due versioni più piccole (29,5 e 34 mm) e una più grande (38,8 mm), poi l’adozione del bracciale e, nel ‘99, dell’oro giallo. Tranquilli, non ho intenzione di ripercorrere l’intera storia della collezione. Cito solo qualche data, giusto per darvi un’idea di come si è evoluta. Avanti veloce: 2004, Aquanaut Luce, con diamanti. 2007, restyling. 2011, Travel Time. 2017, versione Jumbo (42,2 mm) e Advanced Research. 2018, cronografo. 2023, calendario annuale.

Il sistema Travel Time di Patek Philippe

Alt, un passo indietro. 2011, Travel Time, dicevo: ovvero la Ref. 5164A, con cassa in acciaio (40,8 mm) e un total look nero. Seguito, nel 2016, dalla Ref. 5164R, con cassa in oro rosa e una monocromia cioccolato. Ecco, sono questi i precedenti del nuovo Aquanaut Travel Time Ref. 5164G, che per la prima volta presenta la cassa in oro bianco, mentre il quadrante e il cinturino sono grigio-blu – colore ricorrente in collezione, negli ultimi tempi. Ad accomunarli, oltre al consueto stile sport-chic che ormai è un marchio di fabbrica, la meccanica.

Prima il calibro 324 S C Fus, poi il diretto discendente, il più evoluto calibro 26-330 S C Fus, entrambi ovviamente costruiti “in casa” ed entrambi a carica automatica. Basati su un brevetto Patek Philippe del 1959, presentano la medesima funzione: l’indicazione simultanea di due fusi orari. Che è riportata per mezzo di due lancette centrali dal diverso design: lancetta piena per l’ora locale, traforata per l’ora “di casa”. Quando si viaggia, basta azionare uno dei due pulsanti correttori posti sulla carrure per far avanzare o indietreggiare con scatti di un’ora la lancetta dell’ora locale.

In più, le due lancette sono collegate a una doppia funzione giorno/notte, visualizzata in finestrelle separate che mostrano se l’ora cui ci si riferisce è antimeridiana o pomeridiana. E poi c’è il datario a lancetta, settato sull’ora locale. Ah, dimenticavo. Durante le operazioni di settaggio, la lancetta dell’ora locale è disinnescata dal movimento, che mantiene l’indicazione precisa di minuti e secondi. Mentre, quando non si è in viaggio, le due lancette dell’ora sono sovrapposte e hanno un moto perfettamente sincronizzato, quindi quella “di casa” rimane del tutto invisibile.

L’Aquanaut Travel Time Ref. 5164G

Detto questo, è chiaro che dal punto di vista meccanico l’Aquanaut Travel Time (quale che sia) risponde a una notevole complessità costruttiva. Eppure, nel rispetto della filosofia Patek, risulta estremamente semplice da usare. Alla tecnologia user-friendly poi corrisponde un’estetica equilibrata: sia dal punto di vista delle informazioni sul quadrante, sia nell’aspetto complessivo dell’orologio. Lo si riscontra anche nell’ultima versione, la Ref. 5164G, che ha appunto la cassa in oro bianco di 40,8 mm di diametro e appena 10,2 mm di spessore. Davvero limitato, vista la presenza del modulo della complicazione.

Sontuose le finiture, com’è tipico da Patek, con le superfici della lunetta e della carrure spazzolate, i profili, gli smussi e i pulsanti lucidi. Ottima la leggibilità del quadrante, con le lancette e i numeri arabi in oro bianco, applicati e luminescenti, e la luminescenza in rilievo agli indici. Lo sfondo è decorato con le caratteristiche incisioni della collezione, che riprendono il motivo del cinturino in materiale composito – come da copione. Un cenno infine riguardo al colore, quell’inconfondibile grigio-blu che sta diventando un segno distintivo di Patek Philippe. Insolito quanto basta per distinguersi nel panorama cromatico dell’orologeria, ma allo stesso tempo non eccessivo, anzi discreto. E trasversale ai generi, adatto tanto ai polsi maschili che a quelli delle signore.

L’Aquanaut Travel Time Ref. 5269R

Tant’è: lo si ritrova anche nell’altro nuovo Aquanaut Travel Time di quest’anno, la Ref. 5269R, dichiaratamente femminile. Che il nome però non tragga in inganno: in questo caso, come scrivevo prima, il doppio fuso orario è una funzione del movimento al quarzo, e si regola semplicemente per mezzo della corona. Non liquidatelo troppo in fretta con scarso interesse, perché c’è quarzo e quarzo: questo è il calibro E 23‑250 S FUS 24H, prodotto in casa con la stessa cura e le stesse attenzioni che la Manifattura dedica ai calibri meccanici.

Per passare all’habillage, la cassa dell’Aquanaut Travel Time Ref. 5269R è in oro rosa – con un abbinamento ben riuscito, già apprezzato anche nel Calendario annuale cui accennavo prima. Misura 38,8 mm di diametro e non è propriamente mignon (il che sarà apprezzato da più uomini di quanto pensiate). Sul quadrante, accanto alle cifre in oro rosa, spicca a ore 6 la scritta “home”, che fa riferimento alla funzione giorno/notte visualizzata a ore 6 ma ben mimetizzata fra le applique dai profili dorati. Quando si dice attenzione al dettaglio…

L’Aquanaut Luce Ref. 5268

Concludo la rassegna sulle novità della collezione 2024 con due parole sull’Aquanaut Luce Ref. 5268. Uno chic-chissimo orologio-gioiello di quelli che sempre più spesso appaiono nel catalogo Patek, da quando la Manifattura è diventata azionista di Salanitro. Anche questo giocato nei toni del bianco e del blu, ha la cassa di 38,8 mm in oro bianco che racchiude un movimento automatico, il calibro 26-330 con secondi centrali. E soprattutto una spettacolare incastonatura di gemme tagliate su misura, che fanno pendant con il motivo del cinturino in materiale composito.

Il quadrante infatti è completamente tempestato di grandi diamanti e zaffiri baguette, alternati a creare una specie di scacchiera. Il giro delle ore è impreziosito da un pavé di diamanti taglio brillante in cui spiccano agli indici 12 zaffiri baguette (di forma diversa dai precedenti). La lunetta è anch’essa rivestita di zaffiri baguette (più quadrati), sfumati dai toni più chiari a quelli più scuri con una successione ripetuta. Perfino le anse sono incastonate di gemme, diamanti baguette (dalla forma irregolare). In totale l’orologio assomma una caratura impressionante, il che lo rende irraggiungibile per noi comuni mortali. Un sogno, ancor più dei due precedenti Aquanaut Travel Time. A proposito, se volete conoscere i prezzi, li trovate in didascalia.