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Il tourbillon centrale, parte 1. Cinque esemplari sul mercato

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Il primo è stato quello di Omega. Lanciato nel 1994, è stato più volte rivisitato nel tempo ed è tuttora in catalogo. Nel 2004, per esempio, è uscito in versione scheletrata, con movimento automatico certificato cronometro. Nel 2007 invece ha acquisito lo scappamento Co-Axial. Mentre l’esemplare più recente, del 2020, è il De Ville Central Tourbillon, a carica manuale, con cassa in oro Sedna™/oro Canopus™ e la certificazione Master Chronometer. Ma non è l’unico orologio del genere presente sul mercato: parecchie maison negli ultimi anni hanno sviluppato questa stessa complicazione a modo proprio. A tal punto che il tourbillon centrale sembra essere diventato una vera e propria tendenza nel segmento dell’alta orologeria, diffusa soprattutto in questo 2024.

Sia chiaro, il tourbillon centrale non è cosa da poco. Si tratta di ristudiare l’intera architettura del calibro, per collocare il bilanciere e la relativa gabbia al centro dell’impianto e trovare la posizione più opportuna per gli altri componenti. Il che vuol dire sviluppare un movimento del tutto nuovo, con i conseguenti investimenti (e sbattimenti) che ne derivano. Senza pensare alle oggettive difficoltà tecniche imposte da una simile costruzione: dove diavolo si vanno a imperniare le lancette? Non si può nemmeno fare un quadrante decentrato… La soluzione più immediata (e utilizzata) è trasformarle in indici posti su dischi rotanti, anche se c’è chi preferisce la configurazione ore saltanti e minuti retrogradi. Ma lo vedremo poi…

Ciascuna casa ha infatti messo a punto il proprio movimento e la propria estetica, e ha dato vita a un esemplare con tourbillon centrale personalizzato, unico e facilmente riconoscibile. Senza voler essere esaustivi, ne abbiamo riuniti una decina fra quelli attualmente in produzione. Ve li raccontiamo in modo sintetico qui e nella prossima puntata. Poi, se siete interessati a qualche pezzo in particolare, beh, sta a voi documentarvi. Guardate sul sito del produttore, chiedete al vostro orologiaio di fiducia, andate dai concessionari… Perché ogni orologio qui accennato meriterebbe un approfondimento – fosse anche solo per comprendere il motivo per cui costa così tanto.

I nuovissimi tourbillon centrali

A cominciare dall’ultimo arrivato – in ordine di tempo, s’intende: l’Hublot MP-15 Takashi Murakami Tourbillon Sapphire Rainbow. Presentato proprio ieri, è l’erede dell’esemplare lanciato lo scorso anno, con la “cassa” (se ancora si può chiamare così la struttura a forma di fiore tipica di Murakami) interamente in vetro zaffiro, mentre questo ha i petali in titanio completamente tempestati di zaffiri multicolor. Il tourbillon centrale è mostrato sotto la famosa faccina sorridente, che è in realtà una semi-sfera in vetro zaffiro. Giocoso, divertente come gli altri orologi nati dalla collaborazione della Casa di Nyon con l’artista giapponese, dietro l’aspetto ludico nasconde un’avanzata ingegneria meccanica. Ed è realizzato in un’edizione limitata di 20 pezzi.

È stato invece presentato il mese scorso il Purity Central Tourbillon di ArtyA. Un orologio caratterizzato da un imponente tourbillon volante (la gabbia ha un diametro di 20 mm), che lavora a 4 Hz (28.800 alternanze orarie). Frequenza abbastanza insolita per un bilanciere di grandi dimensioni. Il tourbillon centrale è poi messo ulteriormente in evidenza da un anello circostante fisso, in vetro zaffiro colorato, su cui sono impresse le indicazioni di ore e minuti. A ruotare sono come sempre gli indici triangolari, posti su un disco perimetrale. I tre pezzi unici – uno per colore: verde, blu o rosso – hanno la cassa sempre in vetro zaffiro, materiale amato da Yvan Arpa e ricorrente in molte sue creazioni.

Il tourbillon centrale a Watches & Wonders

È stata esposta invece a Watches & Wonders Shanghai, un paio di mesi fa, la versione più preziosa dell’Orbis in Machina di Roger Dubuis,in 8 esemplari. La cassa in oro rosso, incastonata di diamanti e rubini baguette, pone al centro del display il tourbillon volante. E riporta l’indicazione di ore e minuti su dischi sempre in oro, governati da un sistema in attesa di brevetto. I secondi invece sono indicati da una lancetta montata sulla gabbia del tourbillon, fatta per metà di titanio e per metà di una lega como-cobalto. In realtà l’orologio è una variazione sul tema del modello presentato alla stessa manifestazione di Ginevra, la scorsa primavera, sempre con la cassa in oro rosa ma senza gemme. Replicato in 28 esemplari, è in vendita solo nelle boutique monomarca.

In effetti, al Salone organizzato sul Lemano dalla FHH, si è visto anche un altro orologio a tema. L’Arceau Duc Attelé di Hermès: un super-complicato che unisce al tourbillon centrale anche la ripetizione minuti. Sviluppato in collaborazione con i tecnici di Le Cercle des Horlogers, è un tourbillon centrale a triplo asse dotato di bilanciere ad alta frequenza (36.000 alternanze/ora, 5 Hz), quindi risulta ancora più suggestivo del solito. Il movimento meccanico a carica manuale rende omaggio al logo attuale di Hermès – una carrozza trainata da due cavalli – in vari componenti: i ruotismi ricordano le ruote della carrozza, l’ingranaggio della cremagliera e i martelletti sono a forma di cavallo. L’orologio è prodotto in 24 esemplari con con cassa in titanio grado 5 e quadrante guilloché e altrettanti in oro rosa con quadrante in avventurina.

Ne mancano all’appello tanti altri, fra quelli presentati sempre a Ginevra, la scorsa primavera, ma nei vari Fuorisalone – e gli altri, precedenti, usciti l’anno scorso o ancora prima. Nomi non da poco: Bulgari, Frank Muller, Cyrus, Gucci… Ne riparleremo presto.

continua…