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Classique 5177 e Classique 7787 Moonphase, così Breguet

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Ci sono orologi che si riconoscono subito, fin dalla prima occhiata. Quelli che, appena li guardi, sai benissimo chi li ha fatti e a quale collezione appartengono. Perché presentano una combinazione di caratteristiche che ne dichiarano apertamente l’identità. Ancora più facili da identificare, poi, quando presentano stilemi codificati da secoli. Come nel caso degli ultimi Classique 5177 e Classique 7787 Moonphase, inconfondibilmente Breguet. Non cloni o repliche di pezzi già esistenti o esistiti, appena ritoccati nelle proporzioni o in dettagli infinitesimali – piuttosto evoluzioni, variazioni sul tema sviluppate in una rinnovata estetica, filtrate con il gusto più attuale. E per questo ben riusciti. Quasi come in un cocktail, in cui ingredienti noti ma dosati in diverse proporzioni sono mixati fino a ottenere un sapore del tutto nuovo.

Un po’ è merito della collezione Classique, che per impostazione riflette con fedeltà le regole tecniche, i canoni artistici e i valori tipici della Maison Breguet. “Una sublimazione della storia e delle peculiarità di Breguet”, la definiva giustamente un vecchio catalogo. Così, in questi e in altri modelli, si incontrano i materiali pregiati usati anche in passato con i segni distintivi caratteristici della Casa. Ma un po’ di merito va anche alle stesse referenze 5177 e 7787, in produzione almeno dagli anni Dieci del nuovo Millennio (se non ancor prima), e diventati punti di riferimento per i collezionisti e i fan della Marca.

Tratti inconfondibili

Ecco allora che i nuovi Classique 5177 e Classique 7787 Moonphase presentano elementi costruttivi comuni, molto significativi. A cominciare dalla cassa in platino, metallo nobile per eccellenza adottato per la prima volta dai due esemplari. Ricco di qualità, è lucente e prezioso, molto duttile e malleabile, resistente alla corrosione, inattaccabile dall’ossidazione e perfettamente biocompatibile… La anse dritte e saldate, la carrure scanalata sono invece ricorrenti nella collezione. Poi il quadrante in smalto Grand Feu, dalla bellezza incorruttibile in grado di attraversare i secoli. Tecnica ancestrale, autentica sfida densa di incognite, si serve di pigmenti minerali e temperature elevate (fra gli 800 e i 1200 °C) per ottenere una profondita cromatica senza eguali.

Celeberrime le lancette à pomme evidée, qui in acciaio rodiato per questioni di leggibilità (di solito sono invece azzurrate alla fiamma, come vuole la tradizione) e le cifre Breguet, color argento cipriato, che appaiono in rilievo grazie al delicato décalque in polvere finissima. Quindi la firma segreta, del tutto invisibile a meno che non si guardi il quadrante con luce radente, in determinate inclinazioni. Un sistema anticontraffazione utilizzato da Abraham-Louis Breguet a partire dal 1795 circa – i falsi erano una iattura anche all’epoca – e realizzato con un pantografo a punta secca. Nel Classique 5177 la si riscontra tra il centro e le ore 6, mentre nel Classique 7787 Moonphase fra il centro e le ore 3. Il carattere tipografico, corsivo, riprende la stessa calligrafia voluta dal fondatore dela Casa.

Il Classique 5177

Più nel dettaglio, si tratta di un orologio sottile (se non proprio extra-piatto), elegantissimo. Da sera, anzi da gran sera, sarebbe perfetto anche con uno smoking e perfino con un tight. La cassa misura 38 mm di diametro ed è sottile solo 8,8 mm. Il total look nero ben interpreta lo stile essenziale – verrebbe da dire neoclassico – e la purezza delle linee derivata direttamente dagli esemplari da tasca di Abraham-Louis Breguet. Se mi guardo indietro nel tempo, ne ricordo almeno due precedenti, sempre con il quadrante in smalto Grand Feu: bianco, uscito nel 2012, e blu, nel 2019. Senza contare quelli degli anni 2012/13 con il quadrante guilloché – che sembrano provenire da un’altra famiglia, tanto sono diversi.

Dal punto di vista meccanico, è animato dal calibro 777Q. A carica automatica, fornito di funzioni semplici come i secondi al centro e il datario a ore 3, coniuga tecnologia e tradizione. È dotato infatti di 55 ore di autonomia e di componenti in silicio (spirale piatta, àncora e ruota di scappamento), che ne aumentano l’affidabilità cronometrica. Ma vanta anche elementi estetici d’antan: come il profilo di alcune ruote, ripreso da certi Breguet della fine del XVIII secolo, o la massa oscillante in oro guilloché, con un motivo definito dalla Maison “a mosaico stellato”. Voglio ricordare infatti che la rabescatura effettuata rigorosamente a mano con gli antichi torni, è una specialità della Manifattura Breguet.

Concludo con un’osservazione: le finiture di tutti i componenti (Côtes de Genève, perlage, anglage) creano un bel contrasto con la sobria semplicità del quadrante… Infine il prezzo al pubblico: 43.800 euro. E passo all’altro esemplare.

Il Classique 7787 Moonphase

Altrettanto elegante, ma più complicato, il Classique 7787 Moonphase presenta appunto le fasi e l’età della Luna a ore 12, e l’indicazione dell’autonomia residua a ore 6. Prende ispirazione da un celebre “tasca” di Abraham-Louis Breguet, il N°5: un perpetuelle venduto – secondo gli archivi della Casa – a Monsieur Journiac Saint-Méard nel 1794. Le funzioni in effetti sono le stesse, anche se nell’esemplare moderno hanno una diversa collocazione – e quello antico aveva pure una ripetizione quarti “à toc”. Nella collezione contemporanea, il Classique 7787 Moonphase ha esordito nel 2011 in due formati di cassa: da 39 e da 36 mm di diametro (quest’ultimo con diamanti), entrambi con quadrante guilloché a Clous de Genève. L’anno successivo è uscito anche con quadrante bianco in smalto Grand Feu e cassa in oro rosa – declinato poi, nel 2019, con cassa in oro bianco.

Ad accomunare tutte le referenze (anche quelle non più in produzione) è il movimento, meccanico a carica automatica: il calibro 591 DRL. Anch’esso con componenti in silicio (gli stessi del precedente: spirale piatta, ancora e ruota di scappamento), ha un’autonomia di 38 ore, come riporta appunto sul quadrante. Il che è oggettivamente un po’ poco per gli standard attuali. In compenso però possiede fasi lunari astronomiche, che devono essere corrette di un giorno ogni 348,7 anni. Grazie all’aggiunta di un pignone sul disco delle fasi di luna, calcola un mese sinodico di 29,5303498 giorni invece dei consueti 29,5 giorni proposti di solito. Con un’approssimazione migliore rispetto ai 29,53058888 giorni effettivi della rivoluzione lunare attorno alla Terra.

Anche in questo caso, il movimento presenta le lavorazioni tipiche dell’alta orologeria: massa oscillante decorata a chicchi d’orzo, ponti a Côtes de Genève, perlage altrove e anglage dove necessario. Mentre il prezzo al pubblico raggiunge i 52.100 euro. Non poco in assoluto, ma coerente con gli altri esemplari complicati in catalogo.